Roma – Il governo incassa la fiducia alla Camera sul decreto fiscale con 192 sì. Ma il Fisco divide ancora la maggioranza. Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, in quota FdI, si oppone a una nuova rottamazione, ma la Lega risponde con una maxi sanatoria delle cartelle di 120 rate. E si finisce sulla black list solo dopo otto pagamenti saltati.
Concordato preventivo biennale
Il governo sfrutta il decreto fiscale per riaprire i termini del concordato preventivo biennale, il patto tra le partite Iva e l’Agenzia delle Entrate che congela le tasse e i controlli per due anni. Il nuovo termine è fissato al 12 dicembre: i contribuenti Isa, soggetti alle pagelle fiscali, che non avevano aderito entro il 31 ottobre potranno usufruire di una nuova finestra. Alla prima tornata hanno aderito 522 mila partite Iva su una platea di 4,4 milioni. L’incasso stimato da Leo è pari a 1,3 miliardi. Le risorse del concordato saranno destinate al taglio dell’Irpef, ma non nella legge di Bilancio.
Bonus Natale
Con il decreto fiscale arriva anche il bonus da 100 euro che andrà a rafforzare la tredicesima dei lavoratori dipendenti con redditi fino a 28 mila euro e almeno un figlio a carico (riconosciuto, adottivo o affidato). L’una tantum andrà a oltre 4,5 milioni di lavoratori: la platea iniziale, pari a 1,1 milioni, è stata allargata eliminando il requisito del coniuge a carico. Il bonus andrà quindi anche alle famiglie monogenitoriali.
Per ricevere il bonus è necessaria una richiesta del lavoratore al proprio datore di lavoro. I dipendenti pubblici avevano tempo fino al 22 novembre per presentare la domanda sul portale NoiPA.
Partite Iva
Addio al maxi-acconto di novembre per i titolari delle partite Iva con ricavi o compensi fino a 170 mila euro. Potranno rinviare il versamento delle imposte (Irpef, Ires e Irap) dal 2 dicembre (il 30 novembre è sabato) al 16 gennaio scegliendo di pagare in un’unica soluzione o in cinque rate, da gennaio a maggio. La modifica introdotta durante il passaggio del decreto al Senato è stata presentata dalla Lega e poi riformulata dal governo. La proposta iniziale, messa a punto dal presidente della commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, puntava a includere anche i contributi previdenziali e assistenziali.
Canone Rai
Il Carroccio puntava a prorogare, per il 2025, il taglio del contributo in bolletta per la tv pubblica, da 90 a 70 euro compensando la Rai con 430 milioni di fondi pubblici. Ma la maggioranza si è ritrovata senza numeri quando l’emendamento della Lega è stato messo in votazione in commissione Bilancio, al Senato. Forza Italia ha votato contro, insieme alle opposizioni. Maggioranza battuta. È andato sotto anche il governo che, complice un errore della sottosegretaria al Mef Lucia Albano, aveva espresso parere favorevole alla proposta invece di rimettersi alla decisione della commissione, come indicato da Palazzo Chigi.
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