La 34enne trovata morta carbonizzata due anni fa. Per la prima volta, in tribunale, parla l’imputato
In corte d’Assise in Tribunale a Modena mercoledì è stato il giorno di Mohamed Gaaloul, l’uomo accusato dell’omicidio di Alice Neri, la 34enne trovata morta nelle campagne di Fossa di Concordia nel novembre di due anni fa. Entra nel vivo il dibattimento sul terribile femminicidio, e mercoledì il tunisino è stato ascoltato a lungo, quasi sette ore, dopo che la presidente della corte Ester Russo all’inizio dell’interrogatorio si era rivolta direttamente a lui, chiedendogli di dire la verità e di inginocchiarsi di fronte ai famigliari di Alice e a una bambina di 4 anni rimasta senza madre se non lo avesse fatto. Parole dure e precise rivolte all’uomo, con la speranza che le sue dichiarazioni potessero chiarire quanto accaduto quella notte.
E’ stata la prima volta che l’imputato ha raccontato la sua versione dei fatti, sostenendo di aver incontrato Alice per la prima volta la sera del 17 novembre allo Smart Cafè di Concordia. «Fu lei ad avvicinarmi – ha detto – mi ha chiesto come mi chiamavo e di dov’ero». Poi Gaaloul ha ribadito di averle chiesto un passaggio a casa e di avere avuto con lei un rapporto intimo. «Le ho detto che abitavo a Vallalta, lei mi ha chiesto se volevo passare del tempo con lei perché non voleva ritornare a casa. Dopo essere stati insieme in auto, vicino all’argine, abbiamo incrociato un’altra auto e lei ha cambiato subito umore. Quell’auto sembrava volesse venirci addosso. Erano circa le 5 del mattino, mi ha fatto scendere in malo modo, era agitata, e dopo averla salutata mi sono fermato a dormire vicino ad un garage per poi raggiungere a piedi dopo qualche ore la casa di mio cugino».
Poi il racconto dei giorni successivi, durante il quale è emersa la sua vita sbandata, tra spaccio di cocaina e debiti. Il viaggio tra Francia, Svizzera e Germania, paese quest’ultimo con cui aveva un conto in sospeso con la giustizia di 50mila euro, viaggio che secondo la difesa non era un fuga. «Credo che le sue risposte al fuoco di domande alle quali è stato sottoposto siano state adeguate – ha detto l’avvocato difensore di Gaaloul Roberto Ghini-. Ha ribadito di non essere fuggito, di essere andato all’estero per lavoro, dettagliando i suoi spostamenti. A mio parere gli indizi su di lui sono sempre meno forti. Parliamo di una persona piena di debiti, che magari fuggiva per quello». Poi un nuovo intervento della presidente Russo. «Si è mai chiesto perché la donna che aveva conosciuto quella notte sia stata trovata poche ore dopo senza vita in quel luogo remoto che lei conosceva così bene; si è mai spiegato questa coincidenza?» «Non me la sono mai spiegata» ha risposto il 34enne tunisino.
«E’ stato un monologo piuttosto articolato di Gaaloul, pieno di contraddizioni. Rimaniamo assolutamente convinti dell’ipotesi accusatoria» – ha detto Marco Pellegrini, difensore della famiglia di Alice Neri. Presente anche l’avvocato Antonio Ingroia, legale difensore di Nicolas Negrini, marito della vittima. «Credo ci siano luci e ombre in queste dichiarazioni. Su alcune cose ha detto le sue verità, su altre è rimasto molto generico. Questa vicenda continua ancora a non essere chiara». Il processo riprende il prossimo18 dicembre con il contro esame dell’imputato da parte della procura.
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