Trump Zelensky, ora stop alle armi. E salta anche l’intesa sulle terre rare. Gli scenari

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Da ieri l’Ucraina è ancora più dipendente dal sostegno dell’Europa, mentre gli Stati Uniti hanno offuscato il loro ruolo di punto di riferimento per l’Occidente. Scrive, a caldo, il primo ministro polacco Donald Tusk, subito dopo l’incredibile scontro nello Studio Ovale tra Zelensky e il duo Trump-Vance: «Caro Zelensky e cari amici ucraini, non siete soli».

La Polonia è uno dei Paesi emergenti dell’Unione europea e mentre il presidente ucraino lascia Washington senza avere firmato l’accordo sullo sfruttamento delle risorse minerarie, la frase di Tusk introduce all’orizzonte una domanda: vero, l’Ucraina senza gli Usa non potrà resistere a lungo contro i russi, ma non sarà che da ieri sera a essere davvero isolati e meno amati dal resto dell’Occidente (ma non solo) saranno proprio gli americani?

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Trump Zelensky, scontro di 20 minuti nello Studio Ovale: le urla, la rabbia di Vance, la “cacciata” dalla Casa Bianca. Cosa è successo

LONTANANZA

L’Unione europea e la Cina stanno già preparando una risposta ai dazi di Trump; in Canada, nazione che il presidente Usa vorrebbe annettere, cresce l’ostilità nei confronti dei vicini; perfino il Regno Unito ha riallacciato i contatti con l’Unione europea e a Londra si svolgerà un vertice sul sostegno all’Ucraina. A restare soli, o in cattiva compagnia vista la rinnovata amicizia con Putin che ieri Trump ha messo sullo stesso piano di Zelensky, sono gli Usa, certo. Ma va anche detto che questa rottura con Trump può, oggettivamente, costare cara al presidente ucraino e al suo Paese. Al Cremlino stanno brindando, la Russia sarà ancora più spregiudicata negli attacchi contro l’Ucraina, ma anche in operazioni sporche, sapendo che a Washington il duo Trump-Vance non ha intenzione di aiutare Kiev. Ieri un giornalista ha chiesto al presidente americano: continuerete a inviare armi all’Ucraina? La risposta è stata sfuggente, come spesso succede con la retorica istrionica di Donald Trump: «Invieremo altre armi in Ucraina. Ma non molte perché speriamo che la guerra finisca presto». Ecco, il punto è capire se la guerra finirà presto proprio perché all’Ucraina saranno inviate poche armi per difendersi. Zelensky chiedeva garanzie sulla difesa della sicurezza del Paese, prima di firmare un accordo capestro con gli americani per lo sfruttamento delle risorse minerarie.

Trump non è disponibile a trattare; d’altra parte è il presidente che ha definito Zelensky «un dittatore», ben prima dello show in diretta dallo Studio Ovale di ieri, mentre ha avuto parole benevole per Putin («ho sempre avuto un buon rapporto con lui»). A questo punto, c’è il rischio che i negoziati Russia-Stati Uniti portino a un accordo sull’Ucraina senza l’Ucraina o addirittura senza Zelensky. Ciò che Washington concederà a Putin, probabilmente gran parte dei territori occupati sia nel 2014 sia dal 24 febbraio 2022, potrebbe rappresentare un prezzo troppo alto da pagare per gli ucraini. Mosca e Washington hanno ripetuto in coro che in Ucraina bisogna andare a votare: al di là della reale volontà della popolazione (che secondo i sondaggi in maggioranza sta con Zelensky), c’è il sospetto che si possa trovare il modo di insediare a Kiev un nuovo presidente più affine al nuovo corso della Casa Bianca (e al vecchio del Cremlino). In gioco c’è anche la ricostruzione, il cui valore supera i 500 miliardi di dollari. «Ma non è detta l’ultima parola, l’accordo sulle risorse minerarie potrebbe essere siglato nelle prossime ore» dicono fonti ucraine.

E la professoressa Victoria Vdovychenko (Responsabile del programma congiunto, Programma Futuro dell’Ucraina) osserva: «Ciò che è accaduto alla Casa Bianca evidenzia diversi punti chiave: lo stile comunicativo di Trump e Vance è un chiaro esempio di un nuovo duro discorso diplomatico mirato a destabilizzare emotivamente “l’altra parte”, lo sentiremo sicuramente molto spesso. Zelensky è frustrato perché Trump sta presentando narrazioni chiaramente espresse dal Cremlino. Detto questo, data l’imprevedibilità di Trump, tutto potrebbe cambiare drasticamente in poche ore». L’incontro di domani a Londra diviene perfino più importante di quello di Parigi. Organizzato da Starmer, ci sarà anche Zelensky. Parteciperanno inoltre Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Paesi Bassi, Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Repubblica Ceca, Romania e Turchia, oltre ai vertici di Nato e Ue. Sul tavolo l’ipotesi di inviare forze europee di peacekeeping. Ma prima dei peacekeeping, serve la peace. E da ieri forse a Mosca c’è meno fretta di siglare un accordo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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