Servono ammortizzatori in deroga o crolla il sistema della metalmeccanica artigiana. La crisi dell’automotive e più in generale della metalmeccanica sta avendo un impatto devastante nella nostra provincia e in particolare nel settore dell’artigianato, con il rischio della chiusura di decine di aziende e la perdita di centinaia di posti di lavoro, maestranze altamente specializzate.
La situazione è così drammatica che per la prima volta le associazioni di categoria imprenditoriali Cna e Lampam-Confartigianato ed i sindacati delle tute blu Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, si sono uniti per lanciare un Sos al Governo, chiedendo l’apertura di un Tavolo nazionale in cui si approntino ulteriori risorse per finanziare strumenti in deroga alle leggi che regolano gli ammortizzatori sociali del comparto (Fsba), che mostrano oggi limiti molto evidenti.
Dall’inizio dell’anno sono oltre 1500 i lavoratori reggiani dell’artigianato che hanno utilizzato il Fsba. Le imprese artigiane che attualmente ricorrono al Fondo sono 127, con oltre mille addetti; dall’inizio dell’anno sono state oltre 200, circa l’80% del totale. E in questo momento 31 aziende – pari a circa 180 addetti – sono arrivate all’ultimo mese di ammortizzatori sociali. Dati agghiaccianti, tanto più che “dopo l’Epifania saranno il doppio”.
“Da gennaio questi rischiano di chiudere, licenziare, lasciare a casa tutti. Ma sono i primi: attualmente la Fsba per l’artigianato copre per 130 giornate, circa 6 mesi, quando invece la cassa integrazione ordinaria e straordinaria per l’industria si estende a tre anni – sottolinea il segretario Fiom Simone Vecchi –. La crisi generale della manifattura, in Italia come in Europa, è iniziata ad inizio 2023, s’è aggravata nel 2024, ed oggi abbiamo già aziende alla canna del gas. Gennaio per molte potrebbe essere l’ultimo miglio… E potrebbero essere la palla di neve che origina una valanga con gravi ricadute sociali”.
Una congiuntura così negativa non si vedeva dal 2009-2010: “Associazioni e sindacati oggi siedono dalla stessa parte insieme per il bene comune – aggiunge Azio Sezzi, direttore Cna –. Oggi non si vedono prospettive di uscita dalla crisi. Chiediamo al Governo di replicare il modello degli strumenti in deroga che è stato applicato al settore Tac (tessile abbigliamento e calzature), che ha funzionato”.
Pesanti le cifre snocciolate anche da Matteo Vezzani, dirigente Confartigianato: “Dal 2023 al 2024 le richieste di Fsba sono quadruplicate: +319%. L’artigianato emiliano-romagnolo ha un ente bilaterale paritetico imprese-sindacato, Eber, che eroga prestazioni in forma mista con l’Inps, anche il Fsba È uno strumento virtuoso che esiste da oltre 20 anni. Ma ora il Fsba sta terminando la sua naturale possibilità di sostegno alle aziende e ai lavoratori”.
La crisi della Germania ricade sull’export reggiano dell’industria metalmeccanica, uno dei pilastri dell’economia locale, e cascata sui suoi fornitori e conto-terzisti. I segnali di controtendenza non ce ne sono. Urge dunque, come ha rimarcato Jacopo Scialla, segretario provinciale Uilm, con il Alessandro Bonfatti, suo corrispettivo in Fim, che sia ampliata la finestra temporale che il Fondo copre e siano introdotte delle snellezze burocratiche: “Per il settore dell’artigianato la copertura è di circa 130 giorni, pari a circa 6 mesi – spiega Scialla –. Nell’industria c’è una copertura di 3 anni… Non si creano nuovi posti di lavoro, ma almeno si preserva l’integrità dell’azienda e si consolida la presenza delle maestranze. Se parte dei lavoratori lasciano un’azienda che vacilla, quando la crisi sarà superata essa potrebbe non avere abbastanza professionalità interne e non riuscire a rimettersi in piedi”.
Un altro aspetto degli ammortizzatori sociali che viene chiesto di modificare (come già previsto in passato) è il meccanismo di erogazione e il modello di rapporto Stato-impresa: attualmente l’azienda anticipa il salario per i giorni, che poi va a conguaglio con i futuri contributi; si domanda la possibilità di non compensare.
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