Sassari La stragrande maggioranza dei driver non lavorano direttamente per Amazon. Quelli sono una parte marginale. I corrieri sono assunti dai fornitori di servizi di consegna al livello G1 del Ccnl Trasporti e Logistica con una retribuzione d’ingresso pari a 1.771 euro lordi al mese per i dipendenti a tempo pieno, oltre a un’indennità giornaliera di 400 euro netti mensili. «In Sardegna parliamo di circa 500 addetti – spiega Arnaldo Boeddu, segretario generale Filt Cgil Sardegna – buona parte dei quali stanno finalmente cominciando a frequentare il sindacato. Non si lamentano della retribuzione, che obiettivamente è buona. Parliamo di circa 1800 o 2000 euro mensili. Il vero problema è la qualità di vita e i livelli di produttività pretesi dalle aziende: parliamo a tutti gli effetti di un lavoro usurante». Proprio giovedì notte, verso le 3, è stato siglato il nuovo contratto. «Non abbiamo raggiunto esattamente l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ma è un buon primo passo per migliorare le condizioni lavorative. Il primo risultato importante raggiunto è stato di portare le 44 ore settimanali a 42. Il secondo traguardo importantissimo è la modifica della regolamentazione dei danni a carico dei corrieri in caso di incidente. Questa è una voce che pesava moltissimo, sia a livello economico e sia per quando riguarda lo stress. Infatti in caso di danni al furgone, ne rispondevano direttamente i driver. Le ditte infatti, se avevano stipulato un’assicurazione casco, applicavano una franchigia anche di 1500 euro, e in caso di incidente per il conducente del mezzo era un salasso. Ecco, il nuovo contratto prevede invece che il primo danno sia a carico dell’azienda, e non debba risponderne il corriere. Per quanto riguarda invece l’ammontare della franchigia, cercheremo di ridurre gli importi, ma questo sarà un tema della prossima contrattazione sindacale».
Resta aperto invece il grande problema della precarietà contrattuale e soprattutto dei ritmi insostenibili delle consegne dei pacchi. Si parla anche di 150-200 articoli da portare a destinazione prima di ritornare alla sede e fare il bilancio quotidiano della produttività personale. Amazon propone all’impresa appaltatrice un contratto ingente, a patto che venga raggiunto un determinato risultato in numero di consegne in un arco temporale prefissato. Le cifre possono essere davvero appetibili per un’azienda medio-piccola, che a quel punto farà di tutto per non perdere l’affare, e in seconda battuta per rispettare le clausole. Le pressioni per ottenere il risultato vengono inevitabilmente indirizzate verso i lavoratori: «I driver sono monitorati costantemente da un algoritmo, che segue ogni spostamento e detta i ritmi della giornata. E tiene conto anche della produttività di ciascuno e fa una statistica della produttività generale. I dipendenti rischiano di diventare una sorta di numeri. In più sono perennemente in ostaggio di assunzioni a tempo determinate, con il rinnovo vincolato ai risultati ottenuti. E questo genera un meccanismo perverso. Da un lato i dipendenti cercano di dare il massimo per essere richiamati dall’azienda, dall’altro l’algoritmo registra la possibilità per il dipendente di realizzare anche 150 consegne giornaliere, e con questo aumento di produttività viene sollevata l’asticella anche per il resto del personale. Alla fine il risultato spesso è che la ditta non assume il dipendente e lo lascia nel limbo, ma per il prossimo che entra l’obiettivo quotidiano diventa la consegna di 150 pacchi».
Ha fatto clamore nei giorni scorsi la storia di Valter De Cillis, 30 anni, corriere per Levante Logistica – che opera tra le province di Pisa e Lucca in subappalto per Amazon – e sindacalista Usb. Doveva consegnare 150 pacchi al giorno in circa sei ore e alla fine è stato licenziato, dopo una serie di richiami, per non essere spesso riuscito a completare il suo lavoro. Ha raccontato di aver ricevuto più di 30 contestazioni disciplinari e, prima di essere licenziato, gli sono stati applicati più di 40 giorni di sospensione dal lavoro.
L’accordo stipulato nei giorni scorsi tra sigle sindacali e Amazon, però inserisce ulteriori miglioramenti: l’incremento dei permessi per nascita, affido, adozione dei figlio, e in caso di lutto. Aumento delle coperture economiche per le malattie gravi, e coperture contrattuali anche per gli infortuni e le malattie. Aumento della trasferta minima contrattuale. «Un caso a sé sono i biker di Deliveroo – conclude Arnaldo Boeddu – costretti a fare le consegne sia che piova, che nevichi o che ci siano 40 gradi. La pizza che noi ordiniamo deve comunque essere recapitata. Per questi lavoratori abbiamo chiesto che venisse creato almeno un riparo da pioggia e vento, e un posto dove poter ricaricare il telefonino».
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