FIUME\ aise\ – A colloquio con l’ambasciatore d’Italia in Slovenia, Giuseppe Cavagna, La Voce del Popolo di Fiume ha raccolto valutazioni “molto positive” sia nelle relazioni tra i due Stati sia tra le rispettive minoranze, con la presenza della comunità autoctona italiana definita dall’ambasciatore “veramente preziosa”. Riportiamo di seguito il testo integrale dell’intervista pubblicata sul portale del quotidiano italiano dell’Istria e del Quarnero a firma di Luka Kik.
“È trascorso quasi un anno dall’insediamento di Giuseppe Cavagna, l’attuale ambasciatore d’Italia a Lubiana. Slovenia e Italia oggi navigano sulla stessa rotta, in un contesto politico comune e la presenza della CNI è un fattore che valorizza e aiuta a mantenere molto calorosi i rapporti tra i due Stati. Il mandato di Cavagna ha visto di recente, tra l’altro, l’inaugurazione di Nova Gorica e Gorizia a Capitale europea della Cultura. Nell’intervista concessa al nostro quotidiano l’ambasciatore ha parlato anche dei rapporti tra Roma e Lubiana, dell’importanza della CNI in Slovenia e di questioni più generali nell’ambito europeo. Grazie alla sua esperienza precedente in alcuni Paesi dell’Europa orientale, come l’Ucraina e la Polonia, e al suo ruolo successivo come capo dell’Unità per l’Adriatico e i Balcani, Cavagna ha potuto conoscere in prima persona i vari processi che agiscono in questa parte del Vecchio continente che un tempo si trovava in un contesto diplomatico, economico e sociale assai diverso da quello italiano.
Accolti molto bene
Quali sono, dunque, le impressioni dell’ambasciatore sulla Slovenia, sulla situazione che ha riscontrato? Come vede le relazioni economiche tra Slovenia e Italia alla luce anche delle iniziative transfrontaliere, come la Valle dell’idrogeno e altre?
”Sono arrivato in Slovenia da circa dieci mesi ormai e devo dire che, sia io che mia moglie, ci troviamo estremamente bene. Siamo stati accolti molto bene qui a Lubiana, nell’Ambasciata, dalle istituzioni slovene e anche da tutti gli esponenti della Comunità Nazionale Italiana nel Litorale e in Istria”, ha introdotto l’ambasciatore. Per quanto riguarda le impressioni sulla Slovenia, ha valutato che “da un lato è un Paese molto bello, dall’altro è un Paese serio. Un Paese che sa curare i propri interessi in maniera approfondita e anche in modo da renderli compatibili con quelli altrui, in un mondo sicuramente complesso”, ha proseguito. Nell’ambito della diplomazia, Cavagna ha ricordato che la Slovenia è attualmente membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite (per l’intero 2025) e “sta utilizzando con buona capacità quest’occasione per ampliare la sua rete di contatti a livello internazionale e per essere presente su scenari anche in aree lontane. In quest’occasione faccio i complimenti alle istituzioni, alle autorità slovene per come stanno conducendo questo loro periodo nel Consiglio di Sicurezza in generale e per come stanno affrontando i loro impegni di politica estera”.
Su Lubiana ha detto poi che “è una città con un’ottima qualità della vita. È una città sicura pulita, ben organizzata, ha una buona offerta culturale e dei buoni servizi. È una città in cui si può condurre una vita quotidiana veramente di buon livello”.
L’ambasciatore ha sottolineato che i rapporti bilaterali con l’Italia sono a un livello eccellente, ulteriormente rafforzati dalla recente inaugurazione di Nova Gorica e Gorizia a Capitale europea della Cultura. “Veniamo da una visita e da un colloquio bilaterale tra i due Presidenti della Repubblica connotato da vera e profonda amicizia. Inoltre veniamo da un momento, quello di Gorizia e Nova Gorica, unico a livello europeo. Si tratta di un messaggio meraviglioso”.
Parlando di iniziative in ambito economico come il piano della Valle dell’idrogeno, Cavagna ha sottolineato: “In realtà il tessuto economico, imprenditoriale, culturale e il tessuto umano tra Italia e Slovenia sono incredibilmente intrecciati e resistenti. Ci sono miriadi di iniziative di grande rilievo o magari anche molto piccole che però vanno avanti bene, sulla base di una grande volontà reciproca di collaborare. Vedo la situazione tra Italia e Slovenia in maniera molto positiva. Tutto è migliorabile e sicuramente questa Ambasciata lavorerà per aggiungere valore. Partiamo però da una condizione veramente eccellente”.
A cavallo di aree diverse
Vista la sua precedente esperienza come Capo dell’Unità per l’Adriatico e i Balcani, Giuseppe Cavagna ha avuto sicuramente modo di conoscere i Paesi dell’ex Jugoslavia, Slovenia e Croazia compresi. Come valuta, quindi, le esperienze che ha avuto in quell’ambito e quanto hanno contribuito al suo operato attuale?
“Sono molto contento di aver potuto dedicare una parte della mia carriera agli Stati dell’ex Jugoslavia, ai Paesi, come diciamo noi, dell’Adriatico e dei Balcani. Un Paese come la Slovenia non è qualificabile come appartenente ai Balcani, è più un Paese dell’area adriatica. Mi è piaciuta molto la definizione di un libro sulla storia della Slovenia che sto leggendo e che la definisce in inglese “the land between”, quindi un po’ un Paese a cavallo, sia storico che geografico. A cavallo di Stati diversi, di aree geografiche e politiche diverse nella sua storia. Mi pare abbia tratto elementi fondanti del suo carattere un po’ da tutte le varie influenze che ha avuto. Tornando all’area dell’ex Jugoslavia, ovviamente è un’area molto sfaccettata, molto ricca di differenze. Purtroppo, dal mio punto di vista, sono differenze che sono state esacerbate negli anni ‘90 dalle tremende guerre che ci sono state in questo territorio. I Paesi che ne sono nati sono diversi tra loro; però hanno avuto un passato comune. Ma la cosa più importante per noi è che possano avere un futuro comune”.
Parlando del futuro della regione balcanica ed adriatica, l’ambasciatore ha voluto esprimere il suo supporto a quei Paesi che non fanno parte dell’Unione europea: “Tra Italia e Slovenia le posizioni di politica estera su questo punto sono perfettamente allineate: sosteniamo pienamente l’adesione, l’integrazione dei Paesi dei Balcani occidentali nell’Unione europea. Essi sono Europa a tutti gli effetti perché sono già interni all’Unione europea che li circonda da tutte le parti e perché è nell’interesse stesso dell’UE di avere questi Paesi al proprio interno. Non sarà qualcosa di immediato, non avverrà domani, ma vogliamo che avvenga il prima possibile”. Si cerca una soluzione insieme a Bruxelles e attraverso contatti assidui con tutte le capitali della regione. In questo contesto l’ambasciatore ha spiegato: “L’Italia cerca di portare avanti un messaggio di pieno sostegno a un’adesione il più possibile rapida di tutti i Paesi dei Balcani occidentali”. La Slovenia, in questo aspetto, può fare da apripista: “La Slovenia, secondo me, è un grande esempio. È stata il primo Paese proveniente dalla dissoluzione dell’ex Jugoslavia capace di entrare nell’Unione europea, il primo a conoscere uno sviluppo economico molto forte che l’ha resa attualmente pienamente integrata nel mercato dell’Unione europea con indici assolutamente in linea con la media di tutti i Paesi europei”.
Europa e semplificazioni
Restando sul tema dei rapporti europei, in ambito generale è molto diffusa l’idea del cosiddetto “Est Europa”, o “nuova Europa”. Vista la sua esperienza in diverse delle capitali di Paesi, da Kiev a Varsavia e attualmente a Lubiana, l’ambasciatore ha messo i puntini sulle “i”. “Data la complessità del mondo in generale, l’opinione pubblica vive di, diciamo, semplificazioni che probabilmente sono necessarie perché ognuno di noi ha il suo lavoro nella giornata, la sua specializzazione, e non riesce a tenere sempre presente la complessità del tutto. Per potersi informare, per poter avere un’idea, ha bisogno di grandi categorie. Ma le grandi categorie necessariamente contengono in sé semplificazioni, contengono in sé raggruppamenti di cose, di questioni e di problematiche che sono diverse fra loro. Il concetto di Europa dell’est è una semplificazione, così come il concetto di Europa meridionale. Nella mia esperienza, ho sicuramente visto diversità. Noi abbiamo questa semplificazione dell’Europa dell’est, e questa è nata dopo il 1945 a seguito della Cortina di ferro di cui parlava Churchill. Da una parte o dall’altra, bianco o nero, non c’era neanche una volontà o una possibilità di considerare le sfumature. Dopodiché il Muro di Berlino fortunatamente è crollato. Ci sono stati molti cambiamenti, però questo trend del continuare a pensare in termini di Occidente e Oriente si è trascinato. Penso stia cominciando a diminuire. Credo che le nuove generazioni non pensino più necessariamente in questi termini. La mia esperienza è che poi dipende molto dal punto di vista di chi vive in quei posti. La Polonia che ho conosciuto era popolata di persone nella politica, nella cultura che non si definivano certo membri dell’Europa orientale. Mi ricordo un famoso regista polacco che mi disse ‘guardate che state sbagliando tutto, la divisione non è tra Europa orientale e occidentale, ma tra Europa cattolica e ortodossa’. Dal suo punto di vista è così. Voglio dire, si possono creare tante semplificazioni, si possono creare tante suddivisioni o tanti insiemi per rendere più semplice la comprensione del nostro continente. Quello che io trovo è che vi è un “essere europei” di fondo. Tutto sommato, penso che se un italiano, uno sloveno e un polacco si trovassero insieme nella sala d’aspetto dell’aeroporto di Pechino, probabilmente agli occhi di un cinese non sarebbero molto distinguibili; mentre tra loro trovano tante differenze. Noi siamo molto abituati a sottolineare le differenze che ci distinguono da quello che ci sta di fianco. Siamo meno abituati a considerare che, in realtà, queste distinzioni sono piuttosto inferiori rispetto a ciò che ci accomuna”, ha valutato l’ambasciatore. Giuseppe Cavagna si è detto d’accordo che probabilmente la stessa considerazione varrebbe all’opposto, per la quale noi da europei non notiamo le differenze, per esempio, tra le popolazioni dei Paesi asiatici.
Radici e madrelingua
Ritornando al nostro ambito locale, la Slovenia e l’Italia sono Paesi vicini, legati da secoli, se non millenni, da rapporti culturali molto stretti. In Slovenia, come ben sa, sono presenti l’Unione italiana, le CAN e le Comunità degli Italiani.
“La presenza in Slovenia, come pure in Croazia, di una Comunità autoctona italiana è una cosa veramente preziosa. Ho avuto l’onore di conoscere e frequentare in questi mesi le Comunità autoctone italiane. Ho incontrato nei loro rappresentanti persone di alto livello, umano e culturale. Persone che in generale dedicano gran parte del loro tempo libero, su base volontaria e spesso non retribuita, a mantenere e tenere vive queste radici che sono un arricchimento sensazionale per la Slovenia. Vorrei sottolineare che noi parliamo di cittadini sloveni di radici italiane, di lingua madre italiana. Giustamente la Slovenia riconosce loro delle garanzie nel poter vivere utilizzando la loro lingua, studiare nella loro lingua, potersi organizzare per portare avanti la loro cultura e poi tramite le CAN poter avere delle proprie istituzioni elettive incaricate di mantenere rapporti con le amministrazioni locali e le amministrazioni centrali slovene. È una situazione positiva secondo me, anche questa migliorabile, e cerchiamo come Ambasciata di assistere la Comunità autoctona italiana in ogni punto del suo programma. Ma è anche una situazione riconosciuta come positiva dalle amministrazioni slovene”.
Cavagna ha ricordato la visita della Presidente slovena Nataša Pirc Musar alla CAN di Capodistria del 27 novembre scorso. È stata la prima volta che un Presidente della Repubblica sloveno ha visitato il palazzo che ospita la Comunità Nazionale Italiana di Capodistria. L’ambasciatore ha poi menzionato l’incontro dei Presidenti d’Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Nataša Pirc Musar, a Gorizia e Nova Gorica. In quest’occasione entrambi hanno riconosciuto che la minoranza slovena in Italia e quella italiana in Slovenia rappresentano “un prezioso unico ponte umano tra i due Paesi”. Mattarella ha significativamente parlato, come ha ricordato Cavagna, di “avamposti di amicizia”.
“Io come ambasciatore – ha proseguito – sono molto fortunato ad essere qui e ad avere quest’attivissima Comunità autoctona italiana che mi aiuta molto nel mio lavoro e che garantisce il mantenersi di questa cultura, di questa lingua, che sono anche parte della ricchezza culturale slovena. Sono un radicamento storico che fa parte di queste terre così come nella nostra penisola abbiamo radicamenti storici di vario tipo. Abbiamo avuto influssi da culture diversissime le une dalle altre nei millenni di storia della penisola italiana. Questo influsso prima veneziano poi italiano su una parte del territorio sloveno è esistito ed esiste ancora ed è riconosciuto come prezioso arricchimento anche dalle autorità slovene”.
Cura per le minoranze
Negli ultimi mesi si discute della possibilità di richiamarsi al Memorandum trilaterale tra Croazia, Italia e Slovenia del 1992, ovvero di arrivare magari alla firma di un trattato bilaterale tra Italia e Slovenia, un traguardo ben visto dalle rispettive Comunità nazionali, quella italiana in Slovenia e quella slovena in Italia. “Entrambi i Paesi, Italia e Slovenia, hanno una grande attenzione per le proprie minoranze. Quindi, l’Italia cura per quanto possibile, tramite le attenzioni delle nostre Ambasciate qui e a Zagabria, ma anche tramite i fondi pubblici che vengono destinati per sostenere i programmi e progetti dell’Unione italiana, le nostre Comunità italiane. Così la Slovenia ha una notevole attenzione per le minoranze, per la minoranza slovena in generale e per la minoranza slovena in Italia, che è anche la più grande che hanno all’estero. In questo ambito ci sono sicuramente possibilità di progredire, da un lato e dall’altro. Entrambe le minoranze, a mio avviso, godono comunque già di una base di partenza positiva e di grandi riconoscimenti anche sotto il profilo legislativo e amministrativo. È tutto migliorabile. Quindi, sicuramente ci sono aspetti che potrebbero essere affrontati e ci sono le basi per arrivare eventualmente ad accordi che migliorino ancora di più la situazione. Diciamo che le disponibilità da un lato e dall’altro a concordare miglioramenti ci sono. Si vedrà come procedere partendo, un’ultima sottolineatura, da una situazione che vede le due Comunità inserite bene nei propri territori, ma anche in proficuo contatto tra loro. Questa è una cosa bellissima, che rafforza ancora di più quello che è il loro ruolo di ponti naturali tra i due Paesi”.
Simbolo di fratellanza
Infine come non ricordare la recente, importante inaugurazione di Nova Gorica – Gorizia, Capitale congiunta europea della Cultura. “Gorizia e Nova Gorica sono realtà di ridotte dimensioni e quindi hanno possibilità finanziarie e amministrative limitate. Nonostante ciò, sono riuscite a fare un lavoro incredibile”, ha apprezzato Cavagna. Chi ha avuto modo di vedere l’inaugurazione “porta dentro questo enorme simbolismo di fratellanza. Un messaggio proiettato verso il futuro, molto potente. È, secondo me, un messaggio che rimarrà”. Secondo l’ambasciatore, “queste due città hanno imparato in questi mesi, in questi anni di preparazione dell’evento, a lavorare insieme. Due amministrazioni di due Paesi diversi, dunque con due basi amministrative diverse, hanno imparato a vivere, programmare e progettare insieme. Questo rimarrà anche quando si spegneranno le luci. Secondo me la grande eredità sarà proprio questo, cioè consentire a queste due città una programmazione congiunta del loro futuro. La grande idea, la grande scommessa è creare le basi perché due città diventino una – in un certo senso facendo in modo che il confine diventi sempre più irrilevante”.
Cavagna ha anche ricordato che le due città erano divise per decenni da un muro e costruite in contrapposizione l’una all’altra. “Queste due città, attraverso gli sforzi di tanti negli ultimi decenni, sono arrivate a questa giornata in cui si dimostra che un confine può essere sopravanzato, che può essere quantomeno parzialmente dissolto, divenendo in realtà un prezioso punto d’incontro e di condivisione”, ha proseguito, notando che non c’è mai stata in precedenza una Capitale europea della Cultura transfrontaliera e che tutti coloro che hanno partecipato alle celebrazioni hanno lanciato un messaggio potente a livello bilaterale, dedicato all’amicizia e alla condivisione del futuro di Italia e Slovenia all’interno della casa comune europea. Il messaggio vero dell’Unione europea, secondo Cavagna, è l’essere uniti nella diversità e creare le condizioni per raccogliere tutte le differenze di cui è costituita, facendone una ricchezza condivisa e una forza comune.
Bisogna accettare che possano esserci memorie diverse
L’ambasciatore ha richiamato anche la celebrazione del Giorno del Ricordo, la cui ricorrenza è caduta nel giorno dell’intervista. “Oggi è il Giorno del Ricordo. Su questo tanti si pronunceranno oggi con capacità oratorie e conoscenze molto più approfondite delle mie. Io penso che sia necessario preservare il ricordo del passato, preservare la memoria di ciò che è stato, dei drammi che hanno contraddistinto da un lato e dall’altro questo confine. Le memorie vanno preservate sia perché dobbiamo il ricordo alle vittime, ai loro parenti, a chi ha sofferto, sia perché dal passato occorre imparare, per evitare di ripetere gli errori. Bisogna accettare la difficoltà di giungere ad una memoria condivisa, perché le memorie sono personali”. È tuttavia importante, secondo Cavagna, arrivare a riconoscere la memoria altrui, “accettare che possano esserci memorie diverse”.
Giuseppe Cavagna ha citato una frase del discorso del presidente Sergio Mattarella: “ Nulla può far tornare indietro la storia che Slovenia e Italia hanno costruito e costruiscono insieme”. Ha detto poi: “In altre parole,su questo passato di dolore, di divisione, di drammi, questi due Paesi, con lo sforzo di generazioni di persone, sono riusciti a costruire un percorso comune. Sabato ci ha portato questo messaggio molto forte di proiezione verso il futuro. Ci portiamo dietro il nostro passato, lo teniamo ben presente, ben saldo, riconosciamo le memorie, ma viviamo proiettati verso il futuro”, ha concluso”. (aise)
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