Torna a parlare Walter Sabatini e lo fa alla Gazzetta dello Sport. Ecco le dichiarazioni dell’ex dirigente, tra le altre, anche dell’Inter.
Che campionato sta vedendo?
“Meraviglioso: tante squadre competitive e sorprese finali assicurate. L’Atalanta può vincere il titolo, squadra forte e consapevole. Deve solo evitare di diventare prigioniera della scaramanzia: la parola scudetto si può nominare e ci si deve credere”.
Atalanta favorita, dunque?
“No, la più competitiva resta l’Inter, per qualità e rosa. Ma poi succedono cose inaspettate, come la resurrezione del Milan prima della caduta di Bergamo. Il Napoli anche è forte: non condanno la scelta di Conte di cambiare tutto in coppa, i gruppi si tengono anche così. La Juve? Un paradosso: mi piace, è un po’ farraginosa, fa fatica a trovare la porta, ma la partita la fa sempre, presto comincerà a rosicchiare punti. Koopmeiners finora è stato una comparsa, Douglas Luiz non lo considererei neanche più. Il miglior giocatore è Cambiaso: fortissimo, ma è preoccupante che sia lui l’uomo squadra. E poi mi piace molto anche ciò che stanno facendo Fiorentina, Lazio e Bologna”.
Il Mondiale per club le piace come idea?
“I calendari sono quasi insopportabili, ma finché si gioca è sempre bello. Casomai mi lamentato per le nazionali, che restituiscono giocatori rotti. Ma non è colpa delle tante partite ma della incapacità dei giocatori a saper sopportare la fatica. In altri sport ci si allena ore e ore: atletica, ginnastica, nuoto. I calciatori invece se fanno una doppia seduta piangono. Non digeriscono la cultura della fatica e del lavoro, il doppio allenamento dovrebbe essere la regola”.
Errori e gioia della sua carriera?
“Errori tanti, come quando ho lasciato l’Inter, accettando condizioni che non avrei mai dovuto accettare. La salvezza della Salernitana mi ha reso fiero, perché ho reso felice una città. Certo, poi quando rivedo la Roma di Nainggolan, Salah, Dzeko, Totti, De Rossi, Strootman e Pjanic resto imbabolato e un po’ frustrato. Era una squadra pazzesca, con un professore come Keita”.
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