Brescia. Sono state chiuse le indagini per presunta corruzione ed accesso abusivo a sistemi informatici nell’assegnazione di bandi pubblici nel settore dell’energia. Le contestazioni a carico dei quattro indagati sono: corruzione aggravata, turbativa d’asta, truffa aggravata ai danni dello Stato.
I reati contestati dalla Procura di Novara, a cui sono stati trasmessi gli atti dai colleghi di Brescia, sul presunto giro di tangenti, sono a carico del bresciano Sergio Bava, 54 anni, titolare della Valcart, azienda di Rogno (Bergamo), attualmente sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e all’obbligo di dimora, di Antonio Marcone, funzionario Enel, responsabile dell’Unità Centrale Gestione Materiale di E-distribuzione, di Roberto Albertinelli, bresciano 53enne, amministratore della Valcart e di Sabrina Facchinetti, bergamasca, responsabile dell’ufficio amministrativo dell’azienda.
Secondo la ricostruzione, il dipendente “infedele” di Enel avrebbe ricevuto 70mila euro dalla Valcart, che si occupa di gestione rifiuti, per “agevolare” la vincita della gara d’appalto indetta dalla partecipata di Stato. Attraverso questo sistema, secondo gli inquirenti, la ditta orobica si sarebbe aggiudicata, per oltre 12 milioni di euro, varie gare.
La società bergamasca era già finita sotto inchiesta, nel 2019 per un incendio doloso, vicenda di cui si era occupata l’Antimafia di Brescia.
Per gli inquirenti si tratterebbe di una “sistema” che andava avanti da anni. Il dipendente della società elettrica (estranea ai fatti) avrebbe ricevuto una sorta di “stipendio” mensile, pari a 5mila euro dalla ditta bergamasca, in cambio di segnalazioni riservate ed agevolazioni sugli appalti.
Non solo, secondo quanto emerso dalle indagini, quest’ultimo si sarebbe anche introdotto nel sistema informatico di E-distribuzione per modificare i coefficienti volti al calcolo del corrispettivo della merce recuperata, e così facendo «induceva in errore E-distribuzione che – scrivono i magistrati – richiedeva a Valcart corrispettivi inferiori al dovuto per il materiale ritirato, con danno pari ad almeno 698.873 euro».
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