Pnrr: gli alloggi universitari sono 23mila sui 60mila previsti

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Poco più di 23 mila posti letto a fronte dei 60 mila previsti dal Pnrr. Questo è lo stato attuale dell’avanzamento per la costruzione di residenze universitarie in Italia. La cifra emerge dal sopralluogo della commissaria straordinaria sull’housing per gli studenti Manuela Manenti, effettuato lo scorso 19 febbraio: sono 23.064 i nuovi posti letto in tutto il Paese.

Il bando del Pnrr

Il bando del Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede che entro il 30 giugno 2026 vengano realizzati 60 mila posti, per un totale di 1,2 miliardi di euro ricevuti dal ministero dell’Istruzione a febbraio 2024. A oggi, però, solo il 38% è stato fatto. La cifra non è sufficiente, soprattutto considerando che in Italia gli studenti fuorisede sono oltre 900 mila.

Il bando è aperto anche alle strutture già esistenti, che vogliono “convertirsi” a residenze universitarie. In questo caso i criteri sono più stringenti, poiché: «Gli immobili, di almeno 20 posti letto ciascuno, – specifica il Mur – dovranno trovarsi nelle immediate prossimità delle sedi universitarie o comunque in zone ben collegate tramite il trasporto pubblico». A chi accederà al progetto verrà erogato un contributo economico in un’unica soluzione e sarà pari a circa 20mila euro a posto letto. E non meno del 30 per cento dei posti letto dovrà essere destinato agli studenti meritevoli e provenienti da famiglie a basso reddito.

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I dati per regione

La questione dei nuovi posti letto Pnrr varia regione per regione. Se da un lato in Lombardia ne sono stati realizzati 5.704, in Sicilia 3.356, in Piemonte 2.516. e nel Veneto 2.371. Dall’altro ci sono dati di Basilicata (34), Liguria (27) e Valle D’Aosta che preoccupano. In quest’ultima regione non è ancora stato realizzato nessun posto letto.

Per quanto riguarda gli altri la classifica è la seguente: Lazio (2.305), Emilia-Romagna (2.261), Campania (1.047), Puglia (1.017), Friuli-Venezia Giulia (526), Abruzzo (810), Toscana (278), Calabria (244), Marche (179), Molise (176), Sardegna (114), Umbria (56) e Trentino-Alto Adige (43).

Aumentano i costi degli affitti

Se da un lato faticano ad aumentare le residenze universitarie, dall’altro il costo degli affitti sale in tutto il Paese. Secondo il report annuale di Idealista, nel 2024 l’Italia ha visto una forte crescita dei prezzi, con un rialzo medio del 10,6% rispetto all’anno precedente. Questo trend ha fatto sì che il costo medio nazionale si attestasse a 13,8 euro al metro quadro, influenzando ampie zone del paese. Ben 19 regioni su 20 hanno registrato aumenti, evidenziando le variazioni più marcate a Roma, Napoli e Torino, mentre a Milano il progresso è stato meno evidente.

Lo scontro Bernini-Foti

Sul tema però c’è il rischio che, causa ritardi e questioni politiche, l’asticella dei 60 mila posti possa essere abbassata. Infatti il ministro per il Pnrr Tommaso Foti potrebbe decidere di rivedere il piano. Scelta su cui Anna Maria Bernini, titolare dell’Università, si è fortemente opposta.

A dicembre aveva affermato che avrebbe difeso i fondi «fino alla fine». Il piano revisionato dovrà essere inviato dal Governo alla Commissione Europea. Solo lì sarà possibile capire le mosse dell’esecutivo. Anche se negli scorsi giorni ha affermato che «Ad oggi non è stata inviata al ministero che rappresento alcuna proposta di rimodulazione», passando la palla anche alle Regioni: «Aggiungo che, come noto, vi è l’articolo 2 del decreto legge del 2024 che prevede la responsabilità per gli enti locali e per le amministrazioni centrali di rispettare gli obiettivi con le relative sanzioni».

Hallissey, Radicali: «Ritardi evidenti minano il diritto allo studio»

Uno dei primi a raccontare la situazione e a far emergere i numeri è stato Matteo Hallissey, presidente di Più Europa e Radicali Italiani: «I dati sono terribili perché in un contesto in cui le nuove generazioni sono poco considerate dalla politica, è incredibile come i giovani che decidono di restare in Italia affrontino anche una difficoltà spaventosa a un affitto dignitoso – sottolinea –. L’Italia ha sempre poco considerato gli studenti, il Pnrr poteva essere un’occasione di svolta, ma non è stata sfruttata. Il ritardo è veramente evidente e mina il diritto allo studio dei giovani».



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