Ecco come evitare il calvario a militari e carabinieri indagati

Mentre assistevo all’inaugurazione dell’anno giudiziario militare ed ascoltavo la lettura delle relative statistiche, pensavo ai due carabinieri di cui mi ero occupato solo dieci giorni prima che, incaricati di un controllo in un esercizio commerciale nel lontano 2009, erano stati accusati di peculato e concussione davanti al giudice ordinario e poi assolti, dopo aver rinunciato alla prescrizione, solo nel 2025: 16 anni di processo e svariati anni di sospensione dal servizio e a metà stipendio, trascorsi in attesa della sentenza di appello.

In un sistema giudiziario spesso segnato da inevitabili lentezze, la giustizia penale militare italiana emerge invece come un modello di efficienza e di rapidità. I tribunali militari, competenti per taluni, ma non tutti i reati commessi dai membri delle Forze Armate, riescono a definire i procedimenti in tempi significativamente più brevi rispetto alla giustizia ordinaria. Tuttavia, questa risorsa non è sfruttata a pieno perché, attualmente, la giurisdizione militare è limitata ad una ridotta percentuale dei reati.

Una soluzione efficace e a costo zero per alleggerire il carico della giustizia ordinaria e per garantire ai militari un processo più rapido e specializzato sarebbe quindi l’estensione della giurisdizione militare a tutti i reati che coinvolgono i militari e non solo ad alcuni, come accade ora. Questo obiettivo potrebbe essere facilmente raggiunto con la modifica dell’art. 13, comma 2, c.p.p. o dell’art. 37 c.p.m.p., consentendo ai tribunali militari di occuparsi di tutte le violazioni penali commesse da appartenenti alle Forze Armate.

Tempi medi di definizione: il primato della giustizia militare

I numeri parlano chiaro: i procedimenti penali militari si concludono mediamente in una frazione del tempo richiesto dai processi ordinari. Nel 2024, presso la Corte d’Appello Militare, la durata media di un procedimento è stata di circa 140 giorni (cinque mesi scarsi). In primo grado, i tempi medi di definizione dei procedimenti penali militari sono stati pari a otto mesi e 29 giorni, per i procedimenti definiti con le richieste di rinvio a giudizio, e due mesi e 27 giorni per quelli definiti con decreto di archiviazione. Nel sistema ordinario, per arrivare a una sentenza definitiva in tre gradi di giudizio occorrono in media quasi 1.600 giorni (circa quattro anni e quattro mesi). In alcuni distretti particolarmente congestionati, come Roma o Napoli, i processi penali hanno toccato punte di oltre sei anni di durata media.

Uno degli aspetti più significativi della giustizia militare è la grossa percentuale di giudizi definiti dai GIP e dai GUP. Questo dato è la presumibile conseguenza della quasi impossibilità di raggiungere la prescrizione in un sistema così rapido ed efficiente. La certezza della conclusione del processo in tempi brevi riduce drasticamente le strategie dilatorie, garantendo un’esecuzione della giustizia più concreta ed efficace.

Un modello di efficienza senza sacrificare l’approfondimento

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la velocità dei processi militari non è realizzata a scapito dell’approfondimento del caso concreto, anzi tutt’altro. Nei procedimenti militari, infatti, gli imputati e i loro difensori hanno la possibilità di sviscerare nel dettaglio ogni aspetto dell’accusa, garantendo il massimo livello di tutela dei diritti della difesa. L’organizzazione efficiente del sistema e il minor sovraccarico di fascicoli permettono di dedicare il tempo necessario all’esame delle prove e alle argomentazioni delle parti, senza “risparmiare” sull’approfondimento.

Una riforma semplice ed efficace per un sistema più equilibrato

L’estensione della giurisdizione militare a tutti i reati contestati ai militari non solo garantirebbe tempi di definizione più rapidi, ma rappresenterebbe una riforma a costo zero, realizzabile semplicemente modificando poche semplici norme. Questo intervento normativo, di semplice attuazione, permetterebbe di alleggerire il carico della giustizia ordinaria, trasferendo un numero consistente di procedimenti ai tribunali militari; assicurare ai militari un giudizio più celere e mirato, con magistrati specializzati nel contesto delle Forze Armate; e mantenere elevati standard di approfondimento nelle indagini e nei processi, senza rischio di superficialità.

Non solo: per l’ennesima volta, i magistrati militari hanno ieri esortato la politica ad assegnare loro una giurisdizione più larga, cioè più lavoro, dichiarandosi esplicitamente sottoimpiegati rispetto alle loro potenzialità, il che non è esattamente la regola, almeno nel pubblico impiego.

Un’opportunità da non perdere

L’esperienza della magistratura penale militare dimostra che processi più rapidi e efficienti sono possibili. Tempi di definizione contenuti, gestione snella dei procedimenti e ridotto contenzioso pendente sono risultati concreti che la giustizia militare ha saputo raggiungere e consolidare nel tempo. Si tratta di un patrimonio di best practice dal quale l’intero ordinamento potrebbe trarre beneficio ed esempio.

Un ampliamento della giurisdizione militare, calibrata e ponderata, potrebbe rappresentare un passo positivo verso un sistema più equilibrato ed efficiente: valorizzare il ruolo complementare della giustizia militare e prevedere un suo maggiore coinvolgimento nel trattare reati riguardanti i militari potrebbe contribuire a ridurre la mole di lavoro dei tribunali ordinari.

L’obbiettivo è quello di un sistema di giustizia sempre più equilibrato e collaborativo, in cui la tempestività non rimanga un’eccezione circoscritta, ma diventi la regola per ogni cittadino in uniforme in attesa di verità e giustizia.

Giorgio Carta, 1 marzo 2025

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