Sennonché, dopo l’arrivo – per l’appunto – della cinese DeepSeek c’è chi ha messo in dubbio la necessità di tutta questa potenza. Finora Nvidia ha dominato il mercato grazie a GPU di fascia altissima (ad esempio proprio le citate unità Blackwell GB200 NVL72). Soluzioni che trovano la loro giustificazione nella necessità di gestire enormi capacità di calcolo a sostegno dei modelli di IA. Ciò detto, però, se modelli quali quelli proposti dalla società dell’ex Regno di Mezzo possono essere addestrati ed eseguiti con molti meno chip – e meno performanti – ecco allora che i clienti potrebbero non aver più bisogno di acquistare tante GPU “top di gamma”.
La risposta
Il gruppo californiano, rispetto al tema in oggetto, non condivide il dubbio. Il ceo Jenseng Huang ha detto che: «DeepSeek alimenterà l’interesse per un nuovo approccio all’Intelligenza Artificiale», espandendo la domanda di prodotti Nvidia. Il modello cinese, anziché un unico grande sforzo di calcolo iniziale (cosiddetto one-shot training), si basa su una tecnica di fine-tuning. Cioè: il sistema viene migliorato e adattato continuamente con nuovi dati. Il che richiede un uso continuo e ripetuto dei computer, per mantenersi aggiornato. In altre parole: «ci sarà bisogno – ha concluso Huang – di moltissima capacità di calcolo» e la domanda per le soluzioni di Nvidia salirà. Sennonché le parole del “mago” dell’AI non paiono (almeno nell’immediato) avere convinto la Borsa. Vero! L’Intelligenza Artificiale è sempre più pervasiva ed entrerà non solo nelle case ma, soprattutto, nelle industrie. Con il che i chip della società californiana serviranno. Inoltre – atout molto importante – il gruppo non offre solo prodotti, bensì un vero e proprio ecosistema. Un tecno habitat – con hardware, soluzioni software e servizi – dove soggetti terzi, o partner aziendali, possono, ad esempio, sviluppare le soluzioni tecnologiche. Testarle, in un ambiente protetto. Tutti elementi che – inevitabilmente – contribuiscono a costruire un bel fossato socio-tecnologico contro gli attacchi della concorrenza.
Ciò detto, tuttavia, rimane il fatto che Nvidia – attraverso gli ultimi prodotti – ha puntato molto sulla efficienza e potenza di calcolo. Di conseguenza, da un lato, il timore che i clienti possano ridurre le richieste non è fanta-finanza; e, dall’altro, non stupisce che Morgan Stanley abbia rivisto, per il 2025, al ribasso le stime di spedizione riguardanti il GB200 NVL72: da 30–35.000 unità a 20–25.000. Insomma: bisognerà vedere concretamente cosa accadrà nel 2025- 2026. Un esercizio in cui – unitamente all’arrivo del successore di Blackwell (il chip Blackwell Ultra) – il Gross Margin per larga parte del tempo sarà sotto pressione.
Lo spauracchio dei dazi
Ma non è solamente questione di tecnologia e concorrenza. Un altro tema che mette in subbuglio il listino sono i dazi. A ben vedere, giovedì scorso le azioni di Nvidia sono crollate anche in scia all’annuncio di Donald Trump sulle tariffe. Il presidente Usa ha indicato che, il 4 marzo prossimo, entreranno in vigore quelle contro Canada e Messico, insieme ad un ulteriore giro di vite sulla Cina. In un simile scenario -vista la rilevanza dell’ex regno di Mezzo per la produzione di Nvidia – potrebbe esserci un impatto sul business aziendale. Lo stesso direttore finanziario del gruppo, Colette Kress, ha dovuto riconoscere che la politica doganale del governo rimane sconosciuta nei tempi e nella portata. Un contesto che -nonostante la retorica trumpiana potrebbe andare oltre il concreto agire governativo – dà fastidio agli investitori, i quali vendono.
La questione di Taiwan
Quegli operatori che, poi, non dimenticano la spada di Damocle di Taiwan. Il gruppo, va ricordato, è “fabless”. Cioè: si appoggia a terzi per la produzione dei processori. Tra questi c’è Tsmc . Com’è noto la società – nonostante la spinta sulla diversificazione geografica (nuovi impianti, ad esempio, negli Usa) è essenzialmente attiva a Formosa. Cioè: l’isola al centro della dura contesa tra tati Uniti e Cina. In un simile contesto esiste il rischio che possano crearsi problemi sul fronte della filiera produttiva (circa il 15,8% dei ricavi di Nvidia, nel 2024-25, è generato a Taiwan). Vero! Tsmc è comunque un fornitore di molte altre grandi società tecnologiche. Quindi, la spada di Damocle pende un po’ sull’intero settore. Ciò detto, però, il problema di fondo rimane anche per l’azienda californiana.
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