Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, lei oggi sarà a Caserta per incontrare – insieme con il presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione Paola Severino – gli allievi del IX corso concorso per dirigenti pubblici. Qual è l’identikit di un dirigente moderno della Pa?
«Uno dei nostri obiettivi più ambiziosi è quello di modificare l’immagine della Pa rispetto a quella stantia basata sul posto fisso e su livelli di efficienza non sempre elevati. Il modello di Pa moderna cui noi vogliamo tendere è invece incentrato su una forte attrattività e sulla capacità di interpretare i cambiamenti in atto formando dirigenti non solo competenti dal punto di vista tecnico ma in grado di generare valore aggiunto mediante capacità di leadership e abilità professionali. Oggi nella Pa italiana lavorano 3,2 milioni di persone che dobbiamo coinvolgere non solo sul versante del know how ma anche sotto il profilo delle opportunità di carriera, di crescita professionale, di affermazione di competenze e valori. Il Dipartimento della Funzione pubblica ha messo in campo diversi progetti sulla formazione, stanziando 20 milioni di euro direttamente alle amministrazioni: questa è la grande innovazione. Per esempio, sul fronte della cyber-sicurezza, in questo momento sono oltre 400mila i dipendenti pubblici assegnati al nuovo corso sulla piattaforma Syllabus».
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Come è cambiato il sistema di reclutamento e quali risultati sta determinando?
«Siamo partiti, nel 2023, con la necessità di migliorare la capacità di reclutamento dopo i ritardi accumulati per il blocco del turnover che ha determinato un decremento di 300mila unità e un aumento dell’età media fino a 51 anni. Il nostro intervento è avvenuto in termini qualitativi e quantitativi grazie anche al forte impulso proveniente dalla digitalizzazione: 170mila nuove assunzioni nel 2023 e altrettante nel 2024 per un totale di 340mila nuovi ingressi. Quest’anno sono stati banditi 18mila concorsi per 330mila posizioni, molte al Sud, e 2,3 milioni di candidature. E sotto il profilo della semplificazione siamo passati dai 780 giorni come tempo medio di espletamento di una procedura concorsuale nel 2021 ai 5 mesi attuali riuscendo anche a riportare l’abbassamento dell’età media a 49 anni».
Qual è il livello del sostegno-affiancamento alle imprese nell’ambito dei progetti finanziati dal Pnrr o inquadrati in ambito Zes?
«Abbiamo accelerato le procedure di inserimento di personale ben formato, competente e aggiornato in grado di rispondere alle necessità tecniche degli enti locali. Ricordo anche che le norme attuali prevedono, a fronte di un impegno continuativo di 36 mesi, la possibilità che le figure legate al Pnrr possano essere assorbite a tempo indeterminato. Del resto, proprio sul fronte Pnrr, tra gli obiettivi da raggiungere sul piano della semplificazione siamo ben oltre le 200 procedure da realizzare entro il 2024. Semplificazione, ricordo, non determinata nel chiuso di un ufficio, ma partecipata e condivisa grazie al progetto del Dipartimento della Funzione pubblica “Facciamo semplice l’Italia” che ci ha portato a confrontarci sul campo con le realtà locali. Siamo stati in 15 Regioni, proseguiremo questo affascinante viaggio anche nel 2025».
Cambia anche il sistema di valutazione delle performance: come?
«Abbiamo elaborato un Ddl che nelle prossime settimane approderà in Cdm mediante il quale i dirigenti saranno investiti di un ruolo fondamentale nella valutazione delle performance dei dipendenti privilegiando fattori di merito e comportamento all’interno di un modello organizzativo ispirato a criteri di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa».
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Non c’è il rischio di eccessivi spazi lasciati alla discrezionalità?
«No, perché il provvedimento prevede specifiche griglie operative nelle modalità di valutazione e inoltre offre un canale aggiuntivo per le progressioni di carriera che non saranno soltanto basate sulle procedure concorsuali».
Saranno sufficienti le risorse in bilancio per realizzare tutto questo?
«Ci muoviamo in un contesto assai complesso nel quale la manovra di bilancio 2025 è incentrata sulla salvaguardia di risorse destinate alle fasce di popolazione maggiormente in difficoltà. Come Pa avremo un taglio del 25% sulle disponibilità per il turnover esclusi i settori sanità e gli enti con meno di 20 dipendenti. È un sacrificio limitato al solo 2025 ma che responsabilmente riteniamo sostenibile nell’ottica degli impegni di mantenimento della spesa pubblica».
Come la Pa sta affrontando il nodo dell’intelligenza artificiale?
«Attualmente l’IA è già in uso nella Pa con un’applicazione di supporto relativa ai concorsi Formez grazie a un Avatar che in pochi secondi, in qualità di assistente virtuale, riesce a fornire indicazioni all’utenza sulle modalità delle procedure. Questa attività prima veniva svolta dalla risorsa umana: oggi queste unità di personale vengono liberate da tale incombenza e destinate a svolgere altre mansioni più qualificanti e a maggiore valore aggiunto. Dunque, non è vero che l’IA sottrae lavoro agli umani, anzi…».
Sul modello Caivano il ministero della Pa si è speso molto: qual è la situazione attuale?
«Da un anno, era novembre 2023, abbiamo avviato un sensibile aumento della capacità amministrativa dell’ente inserendo 50 nuove figure professionali ben formate e in grado di portare un tangibile contributo all’efficienza amministrativa. Il Dipartimento della Funzione pubblica ha espletato le procedure concorsuali in meno di 3 mesi e l’ultima, in particolare, è durata appena 60 giorni. Continueremo su questa strada e a gennaio tornerò a Caivano per inaugurare la seconda annualità del progetto educativo basato sulla partecipazione delle nuove generazioni al Consiglio comunale dei bambini. Un’esperienza bellissima».
Pensa che dopo la pronuncia della Consulta la riforma dell’Autonomia differenziata sarà un progetto abortito?
«La riforma è nel programma di governo ed è stata condivisa dalla coalizione. La Consulta ha indicato una serie di correttivi da apportare nell’interesse del conseguimento del principio principe della riforma: rendere più efficiente la macchina dello Stato. Su alcune questioni, come Forza Italia, abbiano anche noi segnalato alcune criticità e, per esempio, ha ragione il ministro Tajani nel ritenere che sul commercio estero, la competenza non possa essere demandata alle singole Regioni. Siamo il quarto Paese al mondo per esportazioni, il settore deve restare di competenza dello Stato. In ogni caso continueremo a lavorare per migliorare il testo della riforma».
Forza Italia chiederà un riequilibrio all’interno della squadra di governo?
«A Forza Italia non interessa la battaglia sulle poltrone, il maggior peso all’interno della maggioranza eventualmente saranno i cittadini a conferircelo. Noi siamo la componente moderata della coalizione e continuiamo a lavorare perché questo sia un governo di legislatura: sappiamo tutti l’importanza del compito che ci aspetta e posso assicurarle che la maggioranza nel suo insieme è determinata e coesa. Certo, su alcuni aspetti esistono delle differenze ma discutiamo e troviamo la sintesi».
Un’ultima domanda: chi sarà il candidato del centrodestra alle Regionali in Campania?
«La Campania è una Regione fondamentale per il Sud e per il Paese e la candidatura dovrà essere all’altezza del ruolo e del compito. Come Forza Italia abbiamo senz’altro nomi di livello da proporre, credo che anche i nostri alleati possano mettere sul tavolo ipotesi di candidature altrettanto autorevoli. Questa capacità il centrodestra nel suo complesso è in grado di esprimerla: il nome migliore da mettere in campo lo decideremo insieme».
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