Aveva senza dubbio fatto ben sperare, la decisione della presidente Ursula Von der Leyen di affidare a un commissario europeo, il socialdemocratico danese Dan Jørgensen, la delega all’edilizia abitativa, con un incarico senza precedenti: costruire un piano europeo per gli alloggi a prezzi accessibili.
Dal 2010 a oggi infatti, i prezzi delle case in tutta l’Unione Europea sono aumentati del 52% e gli affitti del 25%. La Federazione europea delle organizzazioni nazionali che lavorano con i senzatetto (Feantsa) nel 2020 ha stimato che almeno 700.000 persone senza fissa dimora dormissero per strada o in alloggi di emergenza o temporanei in tutta l’Unione Europea. Con un aumento, rispetto ai censimenti di dieci anni prima, del 70%. Sempre nel 2020, l’Ocse ha stimato invece un totale di circa 900.000 persone senza fissa dimora in 21 Stati membri in cui è riuscita ad avere accesso ai dati.
La crisi abitativa che attraversa l’Europa sembrava un tema centrale, eppure è completamente sparito dal programma di lavoro di quest’anno. Nel frattempo altre priorità sono balzate in cima all’agenda politica, in particolare le politiche agricole comunitarie e il tema della sicurezza e della difesa a causa dei nuovi equilibri geopolitici dettati da Washington.
I PASSI AVANTI
Nonostante il rinvio del piano UE per gli alloggi al 2026, la Commissione europea ha istituito a inizio febbraio un nuovo gruppo di lavoro dedicato agli alloggi e alla crisi abitativa che colpisce in Europa milioni di persone tra famiglie e giovani. Il gruppo di lavoro si adopererà per definire politiche efficaci al fine di affrontare i fattori strutturali della crisi abitativa e in particolare per sbloccare gli investimenti pubblici e privati a favore di alloggi sostenibili e a prezzi accessibili.
Per affrontare la crisi abitativa, il Parlamento europeo ha recentemente istituito una commissione preposta, con l’obiettivo di analizzare la condizione abitativa nei Paesi aderenti e definire di conseguenza un piano casa europeo. In particolare, la commissione speciale dovrà mappare le attuali esigenze abitative in tutti i territori, con un focus sui gruppi a basso e medio reddito, e valutare l’impatto della scarsità di alloggi su disuguaglianze, accessibilità economica, povertà ed esclusione sociale.
Ma anche analizzare le politiche esistenti a tutti i livelli – comunitario, nazionale, regionale e locale – in materia di alloggi, verificando la disponibilità di alloggi sociali, sostenibili e a prezzi accessibili nelle città. Non ultimo, si occuperà di valutare se l’andamento dei prezzi delle abitazioni e degli affitti sia preso in considerazione negli indicatori del costo della vita e di contribuire allo sviluppo e alla futura attuazione del piano europeo per gli alloggi a prezzi accessibili e della strategia europea per la costruzione di alloggi che saranno presentati dalla Commissione.
LE PROTESTE A BRUXELLES DI DODICI CITTÀ EUROPEE
In occasione della sessione plenaria del Comitato delle Regioni, lo scorso 20 febbraio, i sindaci di alcune delle principali città europee tra cui Amsterdam, Atene, Barcellona, Budapest, Parigi, Roma, Varsavia, Lisbona, Lione, Bologna, Gent e Lipsia – dodici città che rappresentano quasi 15 milioni di cittadini – hanno annunciato al Parlamento europeo la futura presentazione di un piano di emergenza per gli alloggi. Insieme hanno incontrato il commissario europeo con delega alle politiche abitative Dan Jørgensen e la presidente della commissione speciale per la Crisi abitativa dell’Eurocamera Irene Tinagli.
Nel nostro paese c’è molta più consapevolezza della crisi abitativa in atto rispetto a qualche anno fa
In particolare, i sindaci di alcune delle città maggiormente colpite dalla crisi abitativa hanno denunciato la gravità della decisione della Commissione europea di non includere il piano europeo per alloggi a prezzi accessibili nel Programma di lavoro annuale, nonostante all’inizio del proprio mandato la presidente Ursula von der Leyen l’avesse messo tra le priorità. In risposta Jørgensen ha chiarito di voler attendere le raccomandazioni della commissione speciale guidata da Tinagli prima di redigere il piano, annunciando l’intenzione di raddoppiare le risorse dei fondi di Coesione destinate alle politiche abitative, da 7,5 a 15 miliardi di euro.
IN ATTESA DEL PIANO CASA
Il rinvio del piano alloggi desta non poche preoccupazioni, vista l’urgenza in tutta Europa di trovare delle soluzioni valide e tempestive. «Il cohousing e le forme di abitare collaborativo offrono risposte concrete alle sfide poste dalla crisi abitativa in atto, promuovendo comunità sostenibili e inclusive», commenta Lucio Massardo di MeWe, un’impresa sociale che opera come promotore immobiliare specializzato in progetti di abitare condiviso. «Insieme possiamo costruire comunità che rispondono alle reali necessità delle persone».
«In attesa del piano casa, si potrebbe attingere ai fondi della politica di coesione. Siamo quasi al termine del periodo di programmazione ma c’è ancora un non speso da poter utilizzare», prosegue. La politica di coesione 2021-2027 si concentra sul miglioramento dell’efficienza energetica, la lotta al problema dei senzatetto e l’accesso agli alloggi per le popolazioni vulnerabili. La Commissione promuove comunità inclusive e sostenibili, integrando gli alloggi nello sviluppo urbano.
Attraverso quattro fondi, il sostegno dell’UE agli alloggi per il periodo 2021-2027 è pari a 7,5 miliardi di euro per il periodo di riferimento e insieme alle assegnazioni nazionali, il sostegno totale agli alloggi è di 10,4 miliardi euro. Rispetto all’assegnazione di ogni Stato membro all’edilizia abitativa, la Polonia è in testa con un ampio margine con la sua assegnazione nazionale di fondi UE all’edilizia abitativa di 2,5 miliardi di euro.
In Europa ci sono già diversi esempi positivi a cui ispirarsi, come il caso di Madrid. Nella capitale spagnola infatti, l’ERDF (Fondo Europeo di Sviluppo regionale) ha supportato l’Agenzia per l’edilizia sociale nel periodo 2014-2020 con programmi di reinsediamento e supporto per le famiglie di comunità rom. Grazie a questi fondi sono state acquistate 422 nuove unità abitative sociali disperse territorialmente nelle aree principali.
L’agenzia per l’edilizia sociale ha reso disponibili queste case in affitto per trasferire le famiglie emarginate che vivevano in aree segregate e ha fornito un supporto a queste famiglie prima, durante e dopo il trasferimento, anche con l’accesso all’istruzione, all’occupazione e ai servizi sociali. Non a caso il piano alloggi in Spagna è uno dei più avanzati in Europa. Per l’Italia invece c’è ancora molta strada da fare.
«Nel nostro paese c’è molta più consapevolezza della crisi abitativa in atto rispetto a qualche anno fa, ma non possiamo dire che il problema sia realmente esploso», conclude Lucio Massardo. «Molte fasce della popolazione ne sono gravemente colpite, ma solo alcune, ad esempio gli studenti, hanno elevato il proprio disagio a un livello conflittuale. In altri paesi europei il livello di conflittualità raggiunto rispetto a questo problema è molto più elevato. Purtroppo finché non c’è conflitto le istituzioni si disinteressano».
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