Transizione energetica è opportunità ma serve chiara strategia

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Le relazioni tra le politiche di decarbonizzazione e la competitività del sistema industriale europeo e italiano sono al centro dello studio che Althesys ha presentato il 5 marzo a Key – The Energy Transition Expo. L’analisi individua rischi e opportunità per le filiere industriali italiane green, quali energie rinnovabili, efficienza, idrogeno, infrastrutture per reti e accumuli. La maggiore evidenza che scaturisce dalla survey è che la manifattura italiana delle rinnovabili e della transizione energetica è assai solida, coinvolge 980 imprese con alto grado di specializzazione per 32 miliardi di fatturato e 86.000 addetti. Il saldo commerciale con l’estero è positivo in diversi settori, come quello dei cavi con un attivo di 1,9 miliardi di euro.

transizione energetica
Foto di Clayton Cardinalli su Unsplash.

La fotografia che emerge “smentisce dunque la principale critica rivolta al settore delle rinnovabili” si legge a commento nella nota stampa, “secondo la quale l’industria green non avvantaggerebbe il nostro Paese ma solo le tecnologie di importazione, con la Cina in testa”.

Transizione energetica, imprese valgono 1,5% del Pil

Per rafforzare il percorso verso la decarbonizzazione, l’Italia può dunque fare leva su una solida base di competenze tecnologiche e industriali, “ma per mantenere e rafforzare la competitività globale è necessario un impegno deciso in ricerca e sviluppo, così come un supporto strategico alle filiere industriali emergenti” chiarisce la ricerca.

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Più nel dettaglio, le imprese specializzate valgono l’1,5% del Pil. In un quinquennio (2018-2023) il fatturato è cresciuto del 70%, gli investimenti del 50% e gli addetti del 16%. Il comparto rinnovabili, tra specializzati e multi-business, è costituito da un totale di 526 aziende, di queste il 36% svolge attività manifatturiera tra produzione di componenti e infrastrutture di rete, “ambiti in cui ha una solida capacità produttiva che permette di servire il mercato domestico e realizzare esportazioni significative”.

Nel settore eolico, il segmento delle torri mostra un saldo positivo con l’estero per 60 milioni di euro. Nell’idroelettrico, nonostante alcune difficoltà, crescono le esportazioni di turbine ad alta potenza. Il saldo commerciale complessivo del settore nel 2023 è stato positivo per 37 milioni di euro. Ma il Paese si distingue anche in settori come le pompe di calore, il solare termico, la componentistica elettrica, i cavi, i servizi O&M ed Epc.

Gap nel fotovoltaico e nelle batterie: quadro più complesso

L’analisi evidenza tuttavia il gap nel fotovoltaico e nelle batterie dove il quadro è più complesso. La produzione nazionale di moduli solari è ancora limitata rispetto alla domanda interna, e nel settore degli accumuli elettrochimici siamo principalmente un importatore. Tornando ai numeri, le aziende che producono componenti solo per le fonti rinnovabili sono 55 e fatturano 2,1 miliardi, mentre nel comparto dell’efficienza energetica si contano complessivamente 327 aziende, di cui 154 che producono componenti. Il comparto infrastrutture e accumuli è costituito da un totale di 468 aziende. Di queste, 340 hanno un alto livello di specializzazione.

Il comparto reti comprende invece 190 aziende altamente specializzate nella fabbricazione di componenti. Si tratta di aziende di dimensioni significative, con un valore medio della produzione di circa 85 milioni di euro e una forza lavoro media di 219 dipendenti. Quello degli accumuli comprende un numero più limitato di aziende (34), specializzate nella realizzazione di componenti. Hanno un valore medio della produzione di circa 100 milioni di euro, leggermente più alto degli altri segmenti, e una forza lavoro media di 181 dipendenti.

Quanto, infine, ai componenti per la mobilità elettrica, questo comparto conta circa 55 aziende specializzate e attive nella manifattura e non solo nei servizi, con un valore della produzione medio di circa 115 milioni e 395 dipendenti in media per azienda. Tali dati derivano soprattutto da grandi aziende di componentistica per le colonnine, wallbox o comunque utili ai sistemi di ricarica (inverter, connettori, soluzioni smart, ecc.) che però sono attivi in molti segmenti della filiera, oltre che assemblatori di sistemi di ricarica.

Transizione energetica: “Opportunità se accompagnata da chiara strategia”

Lo studio evidenzia la “necessità di disegnare una strategia nazionale che superi burocrazia e vincoli e che unisca investimenti, incentivi e strategie di tutela del sistema produttivo” si legge nella nota stampa. Le richieste prevedono politiche di sostegno alla manifattura nazionale, con incentivi fiscali per le imprese che investono nella transizione digitale e verde, il rafforzamento dell’industria 5.0 semplificata nelle procedure di accesso. E ancora, maggiore controllo delle materie prime critiche, con un rafforzamento della sicurezza negli approvvigionamenti, sostegno all’innovazione, attraverso maggiori investimenti in ricerca e sviluppo per rendere le tecnologie italiane competitive.

La transizione energetica rappresenta dunque “un’opportunità senza precedenti per il rilancio dell’industria italiana, ma solo se accompagnata da una strategia industriale chiara e coordinata con il contesto europeo e globale”. L’Italia ha le capacità per essere protagonista di questa trasformazione, ma secondo Althesys il successo dipenderà dalla capacità di coniugare innovazione, investimenti e tutela del proprio tessuto industriale.

In conclusione, l’Italia, sebbene non sia leader nella manifattura delle tecnologie di base per la transizione, nelle quali sconta un saldo commerciale negativo, ha una presenza significativa nelle catene del valore. Questo grazie alla competitività nella componentistica e in specifici segmenti di mercato: “Abbiamo, infatti, un know-how riconosciuto e un tessuto industriale competitivo e con casi di eccellenza in diversi comparti industriali e dei servizi per il sistema energetico” conclude la nota stampa.

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