Il tentativo di far tornare le pubblicità dei siti di scommesse nel calcio

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La maggioranza di destra che sostiene il governo di Gorgia Meloni mercoledì ha fatto un primo passo formale per rendere possibile il ritorno delle pubblicità di siti di scommesse nel calcio. In Italia le pubblicità di siti di scommesse sulle maglie delle squadre di calcio, su banner e cartelloni negli stadi, sui giornali e in televisione sono vietate dal 2018. La maggioranza in commissione Cultura del Senato ha approvato una risoluzione proposta da Fratelli d’Italia, il principale partito di governo, che impegna il parlamento a valutare la modifica della norma sul divieto di scommesse.

Il divieto di pubblicità di siti di gioco d’azzardo fu introdotto dal cosiddetto “decreto dignità”, voluto fortemente dal primo governo di Giuseppe Conte: aveva tra le altre cose l’obiettivo di contrastare la ludopatia e tutelare le categorie di giocatori più a rischio, come anziani e minorenni. Sin dalla sua approvazione fu fortemente criticato da vari operatori del settore e soprattutto dai club calcistici, ma anche dai media specializzati. Le società di scommesse sportive in precedenza sponsorizzavano con frequenza e ricchi contratti varie squadre professionistiche, ed erano per vari editori di giornali fra gli inserzionisti pubblicitari più presenti.

In questi cinque anni il divieto è stato spesso aggirato. Il “decreto dignità” all’articolo 9 vieta «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro» effettuata su qualunque mezzo, comprese le manifestazioni sportive e le trasmissioni televisive o radiofoniche. Le sponsorizzazioni da allora riguardano siti che formalmente danno notizie e aggiornano sui risultati sportivi, pur contenendo nel nome un riferimento nemmeno troppo implicito ad altri siti di scommesse online, come eurobet.live o pokerstarsnews.it. (dove le società di scommesse da cui derivano i due siti sono Eurobet e PokerStars: ma sono solo due esempi fra molti). L’Inter ha come principale sponsor sulla maglia uno di questi siti, betsson.sport, che è sponsor anche di Torino, Napoli e Palermo.

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Allo stesso modo prima della trasmissione delle partite, o durante l’intervallo fra il primo e il secondo tempo, vengono mandati in onda contenuti in cui si confrontano le quote dei risultati tra i vari siti di scommesse. Questi contenuti sono ammissibili perché secondo le linee guida dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) non sono considerate pubblicità, bensì segmenti in cui vengono date semplici informazioni.

La risoluzione approvata mercoledì in commissione inserisce proprio fra le giustificazioni per l’abolizione del decreto la scarsa efficacia del divieto, senza però proporre soluzioni alternative. Le commissioni parlamentari sono organi collegiali in cui si svolge una parte importante della funzione legislativa del parlamento: quella della Cultura si occupa anche di sport e media. La risoluzione invita il governo a rivedere la legge, perché avrebbe «disatteso le aspettative del legislatore non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia» e al tempo stesso avrebbe ridotto le entrate del «sistema calcio penalizzandolo nel contesto europeo». Chi in questi anni ha fatto pressione per abolire il divieto ha denunciato che all’estero, a partire dal Regno Unito, le pubblicità di scommesse sono possibili: secondo stime di media specializzati varrebbero circa 1,5 miliardi di euro l’anno.

La risoluzione si inserisce in più ampie indicazioni per una riforma delle leggi sul calcio, compresa la definizione di percorsi che facilitino opere di rinnovamento degli stadi: il governo dovrebbe discutere della questione nei prossimi mesi.

Per il ritorno delle pubblicità delle scommesse mancano diversi passaggi in parlamento e non è ancora stata approvata nessuna norma, ma il voto della commissione indica che la maggioranza potrebbe essere compatta nell’idea di cancellare il divieto. Mercoledì in Senato il Movimento 5 Stelle ha protestato anche con alcuni cartelli contro il progetto e tutta l’opposizione ha espresso la sua contrarietà a una cancellazione del divieto, la cui approvazione nel 2018 fu accolta con soddisfazione dalle associazioni che si occupano di ludopatia e della lotta alla diffusione del gioco d’azzardo.



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