il sonno notturno è la chiave per la sicurezza

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Gli infermieri che lavorano a turni dovrebbero avere turni sani e sicuri per assicurare il recupero dallo stress lavorativo. Considerando che il lavoro notturno necessita di un tempo di recupero maggiore rispetto a quello giornaliero e che il sonno notturno è di qualità migliore rispetto a quello diurno, nella creazione di un programma di turni si dovrebbe prestare maggiore attenzione a garantire sufficienti opportunità di dormire la notte. Per gestire in modo efficace il turno di lavoro non basta evitare i rientri rapidi, ma occorre offrire un numero maggiore di opportunità di sonno notturno. È stato dimostrato infatti che gli infermieri che hanno avuto meno opportunità al mese, 12 o meno, mostrano risultati peggiori correlati alla fatica rispetto a quelli che hanno avuto sufficienti riposi notturni.

Infermieri e lavoro a turni: il sonno notturno è la chiave per la sicurezza

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Una pianificazione dei turni che tenga conto del numero mensile di notti di sonno potrebbe pertanto rivelarsi efficace per la salute e la sicurezza degli infermieri turnisti.



È quanto emerge da uno studio osservazionale condotto da ricercatori giapponesi, approvato dall’Istitutional Review Board del National Institute of Occupational Safety and Health, per cercare di capire quante opportunità di sonno notturno al mese dovrebbero avere gli infermieri turnisti per riprendersi dal lavoro, tenendo conto altresì degli effetti cronici della carenza di sonno che influiscono sui ritmi biologici, disturbandoli.

Allo studio hanno partecipato 526 infermieri tenuti a compilare il registro del sonno per un mese, subito dopo essersi svegliati, ossia a registrare la durata giornaliera del loro sonno.

I dati raccolti sono stati analizzati utilizzando l’inventario dei sintomi di stanchezza eccessiva (EFSI) – che è stato sviluppato per valutare i potenziali rischi di morte correlati al superlavoro e che permette di utilizzare i prodromi dei casi di indennizzo per infortuni sul lavoro -, l’indice di qualità del sonno di Pittisburg (PSQI) che misura i disturbi del sonno e il numero di incidenti di quasi incidenti (near miss) ossia un evento o circostanza che avrebbe potuto causare o ha causato danni non necessari ad un paziente.

Le evidenze hanno già dimostrato l’importanza di evitare rientri rapidi, ossia intervalli di turno inferiori alle 11 ore. Intervalli ridotti tra un turno e l’altro sono considerati critici, come evidenziato da studi prospettici secondo i quali un aumento dei rientri rapidi è collegato ad un aumento degli incidenti sul lavoro dopo 2 anni tra gli infermieri.

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Garantire intervalli adeguati tra i turni sta diventando la norma dominante nella strategia del lavoro ma, tuttavia, essa si concentra principalmente sulla durata del tempo di recupero senza tenere in considerazione l’aspetto circadiano del periodo di recupero.

Alle evidenze sinora disponibili lo studio giapponese aggiunge che gli esiti correlati alla stanchezza sono significativamente correlati al numero mensile di notti di sonno, anche quando gli orari dei turni e il numero totale di opportunità di sonno al mese, compresi il sonno diurno e i riposini, venivano corretti come covarianti.

Una pianificazione dei turni che tenga conto del numero mensile di notti di sonno potrebbe pertanto rivelarsi efficace per la salute e la sicurezza degli infermieri turnisti. Sebbene il problema riguardi qualsiasi tipo di lavoro a turni, occorre tenere conto che gli infermieri che non riescono a dormire a sufficienza di notte a causa del loro programma di lavoro hanno maggiori rischi potenziali per la salute rispetto ai lavoratori giornalieri.

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La strategia di lavoro a turno è molto varia e complicata

Ci sono molti tipi di turni e il lavoro e il sonno variano anche quando gli infermieri turnisti lavorano con lo stesso programma di turni. Gli studi condotti sinora, che hanno indagato sul modo di proteggersi da affaticamento e sonnolenza, si sono concentrati sulla durata del turno, sul sistema dei turni e sulla direzione di rotazione.

È stata quindi prestata attenzione alla gestione del lavoro, ma mancano conoscenze disponibili sulla gestione del tempo libero dal lavoro. Esistono nove raccomandazioni per migliorare le condizioni di lavoro a turni, elaborate da Knauth e Rutenfranz e considerate il gold standard, ma non era stato ancora indagato direttamente sull’importanza del sonno notturno.

Alcuni studiosi hanno proposto l’ipotesi del “sonno di ancoraggio” per mantenere il ritmo circadiano anche in routine quotidiane anomale o irregolari, come quelle degli infermieri. Ancorare il sonno, inteso come sincronizzatore o indicatore per l’orologio biologico, significa prendere il sonno di cui gli individui hanno bisogno da un tempo fisso centrale e il rimanente durante altri periodi.

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Secondo i ricercatori giapponesi, occorrono invece nuove intuizioni di strategie nella pianificazione dei turni così da prevenire il grave affaticamento, la sonnolenza e gli incidenti sul lavoro tra gli infermieri che lavorano a turni, pur riconoscendo che tali condizioni potrebbero comunque essere favorite anche da altri fattori, come lo stress lavorativo, la depressione e il burnout.

Gli autori suggeriscono che non dovrebbero altresì essere trascurati i collegamenti causali, evidenziati dalle prove epidemiologiche, tra le opportunità di sonno mensile e gli effetti a lungo termine, come congedi per malattia e malattie croniche tra gli infermieri che lavorano a turni.





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