Pacchetto Omnibus spiegato facile: che cos’è e cosa prevede per le aziende

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La Commissione europea ha adottato il Pacchetto Omnibus, un insieme di modifiche per semplificare le normative sulla sostenibilità. Meno obblighi di rendicontazione, risparmi per le aziende e un equilibrio tra burocrazia e obiettivi ambientali: ecco cosa prevede

Un vento di cambiamento soffia sulle normative europee in materia di sostenibilità. La Commissione europea ha adottato, lo scorso 26 febbraio, il Pacchetto Omnibus, un ambizioso progetto di semplificazione che promette di ridurre gli oneri amministrativi per le imprese, senza compromettere gli obiettivi del Green Deal, ovvero la risposta dell’Ue alla crisi climatica in corso. Ma cosa significa concretamente per le aziende?

Cosa è il Pacchetto Omnibus?

Il Pacchetto Omnibus è un insieme di modifiche alle normative Ue sulla sostenibilità, con l’obiettivo di semplificare gli adempimenti per le imprese. Le principali normative interessate sono:

Punti salienti del Pacchetto Omnibus

  • Riduzione degli obblighi di rendicontazione: la CSRD si applicherà solo alle grandi imprese con più di 1.000 dipendenti, riducendo dell’80% il numero di aziende obbligate. Circa 40.000 aziende saranno escluse dall’obbligo di pubblicare il Report di sostenibilità.
  • Semplificazione degli ESRS (European Sustainability Reporting Standards): l’elenco dei KPI da riportare sarà snellito, con una riduzione del 25% degli oneri amministrativi.
  • Revisione della Tassonomia Ue: le nuove regole rendono facoltativa la rendicontazione delle attività allineate, ponendo maggiore enfasi sul finanziamento della transizione.
  • Semplificazione del CBAM: esenzione per i piccoli importatori, con una nuova soglia annuale di 50 tonnellate di emissioni.
  • Posticipo dei tempi di adozione: per alcune aziende, l’obbligo di rendicontazione viene posticipato al 2028.
  • Risparmi per le aziende: la Commissione stima un risparmio di 6,9 miliardi di euro in costi amministrativi per le imprese europee.

L’impatto sulle aziende italiane

Molte aziende italiane, che sarebbero state obbligate alla rendicontazione nel 2026, potrebbero essere escluse dagli obblighi. Secondo i dati ISTAT, le imprese italiane con più di 250 dipendenti sono circa 4.000, mentre quelle con più di 1.000 dipendenti sono meno di 800.

La riduzione dell’ambito di applicazione della CSRD significa che il numero di imprese obbligate a rendicontare la sostenibilità sarà inferiore persino a quelle che dovevano redigere la DNF (Dichiarazione Non Finanziaria), che includeva aziende con più di 500 dipendenti.

Le voci critiche

Investitori e stakeholder del settore finanziario temono che una semplificazione eccessiva possa indebolire gli standard di sostenibilità e compromettere la trasparenza. Altri Paesi, come la Spagna, si oppongono a qualsiasi indebolimento delle normative ambientali.

Un difficile equilibrio

Il Pacchetto Omnibus cerca di bilanciare la riduzione della burocrazia con la necessità di mantenere gli impegni per il clima. La Commissione europea punta a un approccio globale, con semplificazione degli standard, guida chiara, interoperabilità e soluzioni digitali.

La Commissione Europea ha cercato di quantificare i risparmi che deriveranno dall’entrata in vigore del Pacchetto Omnibus:

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  • 4,4 miliardi di euro all’anno grazie alle modifiche all’ambito di applicazione della CSRD e agli ESRS.
  • 0,8 miliardi di euro all’anno derivanti dalla riduzione della rendicontazione sulla Tassonomia.
  • 1,6 miliardi di euro di risparmi una tantum nel primo anno di adeguamento alla CSRD e agli ESRS.
  • 0,9 miliardi di euro di risparmi una tantum per la Tassonomia.

Ogni azienda esentata dalla CSRD risparmierà in media 110.000 euro all’anno. Tuttavia, per un grande gruppo quotato l’implementazione della CSRD può arrivare a costare tra 100.000 e 300.000 euro.

Un altro fattore chiave di risparmio è l’eliminazione degli obblighi di rendicontazione per le PMI nella catena di fornitura delle grandi imprese. Inoltre, l’allineamento delle richieste tra CSRD e CSDD evita che le imprese siano chiamate a fornire due volte le stesse informazioni.

La Commissione ha stimato che, con la riduzione del numero di aziende soggette alla CSRD, le imprese risparmieranno circa 1,2 miliardi di euro all’anno sui costi incrementali di rendicontazione, 2 miliardi di euro all’anno sui costi di revisione contabile e 1,6 miliardi di euro per l’implementazione iniziale.

La riduzione dell’ambito della CSRD impatterà anche sulla Tassonomia: 35.000 aziende saranno esentate dalla rendicontazione sulla Tassonomia, con un risparmio medio stimato tra 20.000 e 50.000 euro all’anno per azienda e costi una tantum tra 40.000 e 125.000 euro.

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