La Corte Suprema ha imposto a Trump di pagare aiuti umanitari per 2 miliardi di dollari

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Con una decisione che segna una significativa battuta d’arresto per l’amministrazione del presidente Donald Trump, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha rifiutato, in una sentenza non unanime per 5 a 4, di sospendere i pagamenti alle organizzazioni umanitarie straniere per il lavoro già svolto per conto del governo americano.

La sentenza, emessa mercoledì, rappresenta un ostacolo per i piani di Trump di interrompere i progetti umanitari finanziati dagli Stati Uniti in tutto il mondo, nell’ambito della sua controversa agenda “America First”.

La Corte ha confermato l’ordine del giudice distrettuale di Washington, Amir Ali, che aveva precedentemente intimato all’amministrazione di pagare circa 2 miliardi di dollari a favore di contraenti e beneficiari di sovvenzioni erogate dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e dal Dipartimento di Stato.

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Hanno votato a favore il giudice capo John Roberts e la giudice conservatrice Amy Coney Barrett, insieme ai tre membri liberal, mentre i giudici conservatori Samuel Alito, Clarence Thomas, Neil Gorsuch e Brett Kavanaugh hanno espresso parere negativo.

Quanto accaduto è alquanto significativo oltre che sorprendente perché la Corte Suprema ha una maggioranza di giudici conservatori, 6 a 3, dopo che tre di loro erano stati nominati da Trump durante il suo primo mandato presidenziale.

La Corte Suprema non ha fornito una motivazione per la sua decisione, ma ha ordinato al giudice Ali di “chiarire a quali obblighi il governo deve adempiere per garantire la conformità con l’ordine restrittivo temporaneo, tenendo in debita considerazione la fattibilità di qualsiasi tempistica di conformità”.

Ali ha un’udienza programmata per giovedì per decidere sulla richiesta dei querelanti di un’ingiunzione preliminare. Il giudice ha un ordine restrittivo temporaneo attualmente in vigore che dura fino al 10 marzo.

La controversia nasce dalla decisione di Trump del 20 gennaio di ordinare la sospensione per 90 giorni di tutti gli aiuti esteri. Questo ordine esecutivo, seguito da ulteriori misure per bloccare le operazioni di USAID in tutto il mondo, ha messo in pericolo la distribuzione di cibo salvavita e aiuti medici, creando caos negli sforzi di soccorso umanitario globale. L’amministrazione ha giustificato la mossa come parte della sua politica “America First”, che mira a ridurre l’impegno degli Stati Uniti in progetti internazionali per concentrarsi sulle priorità interne.

Tuttavia, le organizzazioni umanitarie coinvolte, tra cui l’AIDS Vaccine Advocacy Coalition, il Journalism Development Network, DAI Global e HIAS, hanno accusato Trump di aver ecceduto i suoi poteri, violando sia la legge federale che la Costituzione statunitense. Secondo i querelanti, le azioni dell’amministrazione avrebbero smantellato di fatto un’agenzia federale indipendente e annullato spese autorizzate dal Congresso, causando danni irreparabili alle loro operazioni e alle comunità che dipendono dal loro supporto.

Le organizzazioni umanitarie avevano sottolineato l’impatto devastante del congelamento dei finanziamenti. In un documento depositato presso la Corte Suprema il 28 febbraio, hanno affermato che la sospensione “avrebbe causato danni straordinari e irreversibili” non solo alle loro attività, ma anche ai loro dipendenti e alle milioni di persone che dipendono dai loro interventi. “Il nostro lavoro promuove gli interessi degli Stati Uniti all’estero, migliora e, in molti casi, salva la vita di milioni di persone, contribuendo a fermare problemi come malattie e instabilità prima che raggiungano le nostre coste”, hanno scritto gli avvocati dei gruppi umanitari.

L’ordine del giudice Ali del 25 febbraio, al centro della disputa davanti alla Corte Suprema, riguardava specificamente i pagamenti per il lavoro svolto prima del 13 febbraio, data in cui era stato emesso un ordine restrittivo temporaneo. L’amministrazione Trump aveva difeso la sua posizione, sostenendo che l’ordine del giudice Ali rappresentava un eccesso di potere giudiziario e non dava al governo abbastanza tempo per esaminare le fatture e garantire la legittimità dei pagamenti. 

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Questa disputa si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra l’amministrazione Trump e le istituzioni federali. In poche settimane dall’inizio del secondo mandato Trump, Elon Musk, che agisce su ordine del presidente, ha adottato misure drastiche per ridimensionare il governo federale, smantellando agenzie, licenziando migliaia di lavoratori e rimuovendo funzionari di alto livello. La sospensione degli aiuti umanitari è solo una delle tante iniziative controverse che hanno suscitato critiche e cause legali.

La decisione della Corte Suprema rappresenta una vittoria temporanea per le organizzazioni umanitarie, ma il futuro degli aiuti esteri americani rimane incerto. Con la scadenza originale per l’erogazione dei fondi ormai superata, il giudice Ali sarà chiamato a definire nuove tempistiche e obblighi per l’amministrazione, mentre le cause legali contro la politica di Trump proseguono. Quel che però è certo è che le decisioni finora adottate dalla nuova amministrazione che lo scorso 20 gennaio si è insediata a Washington ha messo a rischio la sorte di milioni di persone vulnerabili in tutto il mondo.





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