come procede la transizione ecologica nelle Regioni- Corriere.it

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Il traino del Nord sulle rinnovabili e l’exploit del Lazio sulle auto elettriche: come procede la transizione ecologica nelle Regioni
Turbine eoliche al tramonto. Crediti foto: Getty Images

Immaginiamo di guardare una fotografia intitolata “transizione ecologica in Italia”. Poi, immaginiamo di guardare la stessa fotografia, ma divisa in tanti scatti più piccoli e dettagliati, tanti quanti sono le Regioni italiane, in modo da analizzare le performance di ciascuna. È questa l’essenza dell’edizione aggiornata al 2025 — la seconda — di CIRO (Climate Indicators for Italian RegiOns — Indicatori climatici per le Regioni italiane), il primo database in Italia dedicato al monitoraggio e al confronto delle performance ambientali regionali. A svilupparlo con il supporto di Ispra è stato Italy for Climate, il centro studi della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, che lo ha presentato in occasione di KEY – The Energy Transition Expo, l’evento di Italian Exhibition Group sulla transizione energetica che si conclude venerdì 7 marzo.

Presentato oggi all’evento KEY – The Energy Transition Expo l’aggiornamento del database CIRO realizzato da Italy for Climate e Ispra che analizza e monitora dati e buone pratiche ambientali. Il responsabile Andrea Barbabella: «La transizione procede a rilento. Lanciato un database di pratiche virtuose da imitare»

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«Nel nostro Paese le Regioni hanno assunto competenze su temi chiave per la transizione ecologica, come la pianificazione energetica e dei trasporti. La nostra piattaforma è nata per allineare le politiche regionali a quelle nazionali, come richiesto dalla Commissione Ue, ma anche per armonizzare i dati, visto che non tutte le Regioni usano la stessa metodologia», spiega il coordinatore di Italy for Climate, Andrea Barbabella. Ma l’obiettivo finale è ancora più ambizioso: «Mettendole a confronto, puntiamo a coinvolgere attivamente le Regioni nella transizione, anche organizzando incontri con le amministrazioni e gli stakeholder». Oltre a quello con gli indicatori, è disponibile anche un database che raccoglie una serie di best practice: «Attualmente sono 20, una per Regione, ma nei prossimi mesi arriveranno a 60».

Gli indicatori analizzati

Il database nasce da un’attività di ricerca e rielaborazione di dati che ha portato all’individuazione di 26 indicatori suddivisi in otto aree tematiche: emissioni, energia, rinnovabili, edifici, industria, trasporti, agricoltura e vulnerabilità. «Abbiamo individuato i tre o quattro indicatori chiave più significativi per ciascun settore: alcuni sono frutto di rielaborazione di dati provenienti da statiche ufficiali, altri sono originali che abbiamo sviluppato ad hoc e diffuso per la prima volta, come quello relativo agli eventi estremi», spiega Barbabella. L’obiettivo, anche in questo caso, è fornire alle amministrazioni locali una visione aggiornata sulle criticità e sulle migliori strategie da adottare.

Come stanno le energie rinnovabili

Le energie rinnovabili sono uno dei settori in cui le Regioni possono dare il contributo più incisivo alla decarbonizzazione visto che, si legge nel report, «hanno responsabilità amministrative cruciali rispetto alla realizzazione degli impianti». In questo ambito, la Valle d’Aosta si distingue per aver coperto più del 96 per cento dei consumi complessivi con le energie verdi nel 2022, seguita da Trentino-Alto Adige (53 per cento) e Basilicata (43,7 per cento). Tuttavia, nota Barbabella, la Valle d’Aosta «non è altrettanto virtuosa nell’installazione di nuovi impianti rinnovabili, dove risulta ultima».

La classifica delle Regioni per quota di consumi energetici da rinnovabiliLa classifica delle Regioni per quota di consumi energetici da rinnovabili
La classifica delle Regioni per quota di consumi energetici da rinnovabili

Sulle nuove costruzioni, la classifica è dominata dalla Lombardia (39 kilowatt a chilometro quadrato, più del doppio della media nazionale), davanti a Veneto (36,8) e Friuli-Venezia Giulia (28,5). Mentre guardando alle Comunità Energetiche Rinnovabili (Cer), i dati aggiornati al 2024 mostrano in vetta Trentino-Alto Adige (33 Cer attive), Veneto (31) e Friuli-Venezia Giulia (28). «Gli indicatori parlano chiaro», aggiunge l’esperto: «Sono state le Regioni del Nord a trainare l’aumento delle rinnovabili, passate da 1 gigawatt a 7,5 negli ultimi tre anni. Tuttavia anche la Campania, grazie ad alcune politiche di semplificazione normativa, ha registrato una crescita importante».

La classifica delle Regioni per numero di Comunità energetiche rinnovabili (Cer)La classifica delle Regioni per numero di Comunità energetiche rinnovabili (Cer)
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Il caso Campania

Proprio la Campania merita un discorso a parte, visto che si distingue positivamente in diversi ambiti: dalle 3,2 tonnellate di emissioni di gas serra pro capite, che la confermano come la Regione italiana con i valori più bassi (dati 2022), ai consumi energetici più ridotti del Paese (1,2 tonnellate equivalenti di petrolio pro capite). Sulle emissioni del patrimonio edilizio, la Regione è inoltre la terza più virtuosa (0,5 tonnellate di CO2 equivalente ad abitante, a pari merito con la Sardegna), distinguendosi anche nel settore delle emissioni industriali per valore aggiunto (secondo posto, con 145 tonnellate di CO2 equivalente per ogni milione di euro generato) e in quello dei trasporti, dove si piazza tra le Regioni con le minori emissioni pro capite. Di qui, l’invito di Barbabella a «studiare questa Regione per capire cosa c’è dietro queste performance che potrebbero essere replicate».

Il nodo dei trasporti

Tra i settori in cui non si registrano miglioramenti significativi c’è quello dei trasporti, «l’unico», si legge nel report, «che non ha ridotto le emissioni negli ultimi trent’anni». Su questo aspetto, però, serve una puntualizzazione: «Gli indicatori sui trasporti sono di lungo respiro e strutturali», spiega Barbabella, «e questo rende difficile osservare le variazioni sul breve periodo». A incidere negativamente sul settore sono soprattutto due fattori: sistemi di trasporto pubblico locale insufficienti e la scarsa diffusione delle auto elettriche.

Il trend delle emissioni pro capite di gas climalteranti dei trasporti degli ultimi 30 anni nelle Regioni italianeIl trend delle emissioni pro capite di gas climalteranti dei trasporti degli ultimi 30 anni nelle Regioni italiane
Il trend delle emissioni pro capite di gas climalteranti dei trasporti degli ultimi 30 anni nelle Regioni italiane

«Guardando alla disponibilità del servizio di trasporto pubblico si nota una forte disparità tra le Regioni, che viene influenzata molto ovviamente anche dalla configurazione degli insediamenti». Discorso diverso per le auto elettriche: «A sorpresa, si stanno diffondendo abbastanza rapidamente nel Lazio, l’unica Regione italiana a presentare valori di vendita nel 2023 paragonabili alla media europea. A trainare, in questo caso, sono soprattutto le flotte aziendali e la scelta dell’amministrazione di riservare l’accesso libero alle Ztl ai veicoli elettrici».

In cerca di buoni esempi

Quello del Lazio è sicuramente un valido esempio di “best practice”, vale a dire di procedure particolarmente virtuose da replicare anche in altre Regioni. Gli esempi non mancano: «In agricoltura, Toscana e Calabria hanno registrato nel 2023 la maggior quota di superficie agricola gestita con pratiche biologiche, mentre l’Emilia-Romagna è la Regione più esposta d’Italia a rischio alluvione ma è anche una di quelle che, per esempio, ha investito di più per ridurre le perdite idriche, scese al 30 per cento. Anche se ci sono ancora margini di miglioramento».

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Classifica delle Regioni per quota di auto elettriche nelle nuove immatricolazioniClassifica delle Regioni per quota di auto elettriche nelle nuove immatricolazioni
Classifica delle Regioni per quota di auto elettriche nelle nuove immatricolazioni

Ed è sui margini di miglioramento per il futuro che Barbabella lancia un appello: «Dal nostro database emerge che nessuna Regione è allineata al 100 per cento agli obiettivi: la transizione è in corso e i numeri lo dimostrano, ma procede a un ritmo ancora troppo lento. Il messaggio di CIRO è che tutte le Regioni hanno qualcosa da condividere o da imparare: per questo lanceremo un database di buone pratiche, che si arricchirà nei prossimi mesi, e lavoreremo per andare sul territorio e incontrare le amministrazioni: solo insieme si può capire come e dove migliorare».

I dati completi si possono consultare su: https://italyforclimate.org/ciro-database-regioni-clima/



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