«Crisi vini rossi? Non in Valle d’Aosta»

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Crisi dei vini rossi?
Fermi tutti e Rewind, per dirla con Vasco. Ad uscire dal seminato è la Valle d’Aosta, per bocca di uno dei suoi principali produttori. «Qui da noi si può parlare di un trend di bilanciamento tra vini rossi e vini bianchi, non certo di crisi dei vini rossi», riavvolge il nastro Stefano Celi di La Source, passeggiando nella sua vigna di Syrah. Tra i 700 e i 950 metri di altitudine c’è anche il Petit Rouge che dà vita al Vallée d’Aoste Doc Torrette: un altro rosso valdostano che non vede crisi, al pari di Cornalin, Fumin e dei meno noti Vien de Nus e Mayolet.
«La nostra regione viene erroneamente considerata “bianchista” da molti – continua Celi – ma in realtà è il Petit Rouge, vitigno principe del Torrette Doc, a dominare con oltre 50 ettari, su un totale regionale di circa 450 ettari».

Microclima e suoli consentono di produrre vini molto freschi, sapidi e senza eccessi di alcol. Proprio quelli che cercano oggi i consumatori. «Contrariamente a quanto sta avvenendo in molte altre regioni – evidenzia Celi, past president del Cervim, l’istituto aostano che promuove la viticoltura eroica – i vini rossi valdostani continuano ad essere apprezzati senza che i produttori siano dovuti intervenire sullo stile dei vini, alleggerendone il profilo come in altre denominazioni». Insomma, in Valle d’Aosta non solo i rossi tengono strette le briglie del mercato, ma sono rimasti fedeli al loro profilo originario. E i bianchi? Crescono nell’apprezzamento al pari della loro qualità, migliorata a livelli esponenziali negli ultimi decenni, soprattutto grazie a varietà simbolo come il Petite Arvine.

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TORRETTE, LA SOTTOZONA DEI VINI ROSSI VALDOSTANI CHE SFIDANO IL MERCATO

Basta addentrarsi tra i calici di La Source per comprendere le ragioni di questo “contro-trend”, nella terra della fonduta, del caffè nella grolla, del Lardo d’Arnad o delle mele a caccia di una promozione a Igp. La cantina fondata da Stefano Celi a Saint-Pierre nel 2003, dopo l’iniziale avventura di Domaine Champagnole con altri due soci, produce circa 40 mila bottiglie annue ed è parte della Federazione italiana vignaioli indipendenti – Fivi.

Non solo cantina, ma anche ristorante-agriturismo con stanze disponibili per gli appassionati di sci che scelgono gli impianti di risalita di Courmayeur, Pila e La Thuile, o per i tanti turisti a caccia di relax alle QC Terme di Pré-Saint-Didier, convenzionate con La Source Wine Farm. Il cuore dell’attività vinicola è la sottozona Torrette, che dà vita ai vini rossi più interessanti prodotti da Stefano Celi. Non solo un Syrah di gran freschezza e sapidità, ma anche un Vallée d’Aoste Doc Torrette che, nella versione “base”, si rivela essere il classico “vino da merenda”. Perfetto per accompagnare salumi e antipasti.

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NON SOLO SYRAH E TORRETTE: IL CORNALIN DA FAVOLA DI LA SOURCE

Si sale in complessità con il Torrette Superieur, come dimostra la verticale 2006-2018 sfoderata da Stefano Celi. A colpire, oltre alla perfetta evoluzione del 2006 – esempio di quanto la denominazione possa sfidare il tempo – è la grande freschezza e precisione del frutto della 2013. Benissimo anche l’annata in commercio, la 2020: la densità delle note di frutta rossa matura bilancia l’estrema sapidità e freschezza (di nuovo loro, sì), che sfocia in ricordi di arancia sanguinella.

Più sulla confettura la 2016, tanto da portare alla memoria, in maniera netta, la confettura di fragole. Al di là del Torrette, tra le annate più recenti dei vini rossi di La Source spicca uno straordinario Cornalin 2018 (polpa succosa, balsamicità da vendere e nota fumé sul finale). L’ennesima «espressione di godimento» dei vini rossi valdostani, che non vedono crisi. Roba alla Vasco. Da Rewind.https://www.vinivalledaosta.com/


LA SOURCE WINE FARM
Loc, Bussan Dessous, 1
11010 Saint-Pierre (Aosta)
Email info@lasource.itagriturismo@lasource.it
Tel. 0165904038

® Riproduzione riservata

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