Del disimpegno americano in Europa e in Ucraina, a pagarne le spese, letteralmente, potrebbe essere Elon Musk.
Chi l’avrebbe detto: l’Europa sembra avere un sussulto, lancia un piano europeo per il “riarmo” e oggi si riunisce a Bruxelles un Consiglio europeo incaricato di approfondirne i dettagli.
Tra i 27 non c’è unanimità come spesso accade, nello stesso governo italiano emergono opinioni divergenti (per il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è un “piano frettoloso e senza fantasia”, per il ministro degli Esteri Antonio Tajani è il “sogno di De Gasperi e di Berlusconi”).
A ben guardare, il “sussulto” europeo non è solo politico ma anche tecnologico.
Contrariamente alle aspettative, il vantaggio tecnologico di Starlink, la società di Musk specializzata nelle costellazioni satellitari a bassa orbita, non è più l’unica opzione sul tavolo.
Di fronte al ritiro degli Usa dagli impegni per la sicurezza europea, Eutelsat, gruppo francese di telecomunicazione satellitari, finisce sotto i riflettori internazionali come unica e reale alternativa all’egemonia a stelle e strisce.
Le dimensioni delle due realtà sono molto diverse: quella francese, il cui titolo in Borsa ha registrato un’impennata del 578% in cinque giorni, in seguito alla fusione con la britannica OneWeb, gestisce ora una costellazione di circa 650 satelliti in orbita terrestre bassa (Leo) che forniscono accesso a Internet a un’ampia gamma di clienti; quella di Musk può contare su poco meno di 7mila satelliti, dieci volte tanto.
La fiducia degli investitori conferma che Eutelsat potrebbe giocare un ruolo centrale nella futura difesa europea, e secondo diversi fonti, da Reuters a Bloomberg, sarebbero in fase avanzata le interlocuzioni della società transalpina sia con l’Ue che con diversi partner commerciali.
Anche l’Italia starebbe valutando l’opzione alternativa all’ipotesi di accordo da 1,5 miliardi di euro con Starlink.
Eutelsat, pur sottodimensionata rispetto al competitor Usa, potrebbe puntare sulla combinazione delle sue costellazioni satellitari: quelle della OneWeb a 1.200 km di altitudine; e i satelliti geostazionari a 35mila km.
Entrambe le reti sono in grado di supportare i droni ucraini.
L’attivismo di Donald Trump, dunque, ha provocato un sussulto europeo che, se da una parte, dà nuova linfa al fronte europeista, dall’altra potrebbe costare caro a Elon Musk e alle sue società per i possibili contraccolpi.
Il piano per il “riarmo” europeo, da oltre 800 miliardi, può dare una scossa all’industria della difesa europea, e il rally dei titoli della difesa in Borsa conferma il trend positivo, tuttavia, da parte italiana, bisognerà evitare che i fondi, ingenti, finiscano per finanziare principalmente l’industria francese e tedesca, o che gli impegni finanziari – si tratta perlopiù di prestiti a carico dei singoli Stati – peggiorino l’indebitamento italiano (che ha già sfondato la soglia dei tremila miliardi di euro), o che i fondi di coesione, così preziosi per le regioni italiane, vengano dirottati sulle spese militari.
Sull’ultimo punto c’è da registrarsi una sostanziale sintonia tra la premier Giorgia Meloni e la leader dell’opposizione Elly Schlein (che è però contraria al piano di riarmo presentato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen).
Né convince l’idea di una difesa europea fondata sulla deterrenza nucleare intesa come mera estensione dell’ombrello francese: una prospettiva poco ambiziosa e con possibili ricadute negative per il nostro Paese.
Si può considerare invece un risultato positivo della moral suasion italiana il fatto che lo scorporo delle spese militari dal rapporto deficit/Pil sia oggi un obiettivo esplicito dell’Europa: l’Italia lo chiedeva da tempo come passaggio ineludibile per onorare gli impegni assunti in ambito Nato, nel rispetto dei vincoli del nuovo Patto di stabilità .
La premessa poi di ogni riarmo o piano per la difesa è che l’Europa sappia, presto o tardi, dotarsi di una politica estera comune: un eventuale esercito europeo a chi dovrebbe rispondere? Con quali obiettivi strategici? A queste domande occorrerà dare una risposta.
Per tutte queste ragioni, il “sussulto” europeo, sia politico che tecnologico, necessita di una attenta fase di tessitura politica.
Servirà una cornice adeguata e ben ponderata affinché le scelte di oggi non diventino il rimpianto di domani.
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