I terreni del bypass finiscono nel Vanoi: bufera sulla discarica del ponte di Ronco – Valsugana – Primiero

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PRIMIERO. Un via vai di camion per le vie del paese, che compromettono sia la vivibilità che la viabilità della tranquilla Canal San Bovo. Che qualcosa di particolare stia succedendo nel Vanoi se ne erano accorti da tempo i cittadini, ancora prima dell’esposto che il comitato No Tav ha inviato ad Appa (Agenzia Provinciale per la protezione dell’ambiente) e al Noe (Nucleo operativo ecologico) dei Carabinieri. 

Quei camion caricano materiale al cantiere nord della circonvallazione ferroviaria di Trento presso l’ex scalo Filzi e li portano alla discarica del ponte di Ronco, una delle frazioni di Canal San Bovo. Secondo i comitati ambientalisti, il problema è che questo materiale non sarebbe semplicemente inerte, bensì contaminato da idrocarburi policiclici aromatici. D’altronde in quell’area, interessata dal cantiere dell’imbocco nord del bypass ferroviario, da mesi si effettuano rilievi sull’inquinamento del terreno. Rilievi che – denunciano i comitati contrari alla circonvallazione ferroviaria – evidenziano da tempo un livello di contaminazione sottovalutato da chi gestisce il cantiere. 

Di quanto sta accadendo nel Vanoi si sono accorti alcuni cittadini, che ci hanno inviato le foto dei conferimenti per documentare il tutto. L’odore percepito, dicono loro, non lascia dubbi: non si tratta di materiale naturale. Il sindaco Bortolo Rattin, come dichiarato ieri su l’Adige, si è immediatamente mosso per chiedere conto di quanto stesse succedendo. «

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Ho allertato gli organi competenti, che stanno monitorando, e al momento non mi sono state segnalate criticità».Ad esprimere preoccupazione per quanto sta accadendo è Marina Fontana, titolare dell’azienda agricola L’Orto Pendolo. «Spesso mi trovo sulla strada dietro questi camion e la puzza che si sente è tremenda – dice – Mi sono sentita sola in questa battaglia, non ho notato grande interesse nel territorio, credo serva più attenzione. Bene che il Comitato No Tav abbia sollevato il problema».

Per la popolazione del vicino Primiero è una ferita che si riapre, dopo che qualche anno fa erano ritornati i conferimenti di rifiuti alla discarica Salezzoni di Imer, poi richiusa definitivamente un anno e mezzo fa. «La paura è che succeda quanto successo a Imer: avere ampie rassicurazioni, ma alla fine qualcosa di sporco, sotto sotto, c’è» afferma Daniele Gubert, voce ambientalista locale e uno dei più battaglieri nella vicenda della contestata riapertura della discarica del basso Primiero. «A Imer abbiamo fatto degli esposti perché le cose non tornavano, rispetto alle dichiarazioni fatte dalla politica. Ora c’è preoccupazione anche per quanto sta succedendo a Ronco, ho ricevuto tante segnalazioni. 

Come dovrebbe muoversi il Comune di Canal San Bovo? Fare un doppio controllo, per esperienza dico che il settore dei rifiuti è complicato, anche dal punto di vista normativo». La discarica di Ronco potrebbe scaricare le acque reflue industriale nel vicino torrente Vanoi, una scelta che è ritenuta pericolosa dal punto di vista ambientale e che è ora contestata dopo la notizia dei conferimenti dei terreni dal cantiere del bypass. «Spiace che il Primiero sia diventato la discarica del Trentino – conclude Gubert – Alla fine a pagare è la comunità più periferica e questo fa veramente pensare. Anche perché il Vanoi è riconosciuto come il “Cuore verde del Trentino”. 

Non devo però essere io il paladino della giustizia: mi aspetto che i cittadini della valle si mettano in moto per difendere la loro terra».

Il sindaco di Canal San Bovo Bortolo Rattin è in contatto con l’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (Appa) e con l’Osservatorio del bypass di Trento per capire se il materiale che viene conferito giornalmente dall’ex Scalo Filzi di Trento alla discarica di Ponte Ronco, nel comune del Primiero, sia inquinato o meno. “C’è un forte movimento, con una decina di camion in media al giorno, anche se arrivano anche a giorni alterni. Non li ho mai contati, ma sicuramente sono tanti per il nostro paesino”, sottolinea Rattin.

Circa una settimana fa il sindaco di Canal San Bovo ha chiesto chiarimenti rispetto al materiale conferito. “Il mio intento è quello di trovare dei dati, perché ai cittadini preoccupati devo parlare con i dati, non con la percezione. Purtroppo la discarica non è autorizzata dal Comune, ma dalla Provincia. Non si può bloccare un’attività economica per principio”. La preoccupazione dei cittadini, spiega ancora Rattin, “è nata verso l’autunno del 2024, quando hanno cominciato a conferire”. Il materiale non proviene solo dall’ex scalo Filzi.

“So che si stanno facendo dei contratti anche con altre province. Nel 2024 sono stati conferiti oltre 51 quintali di materiali inerti da province limitrofe”. A quanto si apprende, nell’ambito dell’indagine che riguarda il bypass, aperta dalla Procura di Trento con l’ipotesi di reato di disastro ambientale e di inquinamento, sarebbero stati svolti degli accertamenti anche a Canal San Bovo. Intanto la consigliera provinciale di Alleanza Verdi e Sinistra Lucia Coppola ha presentato un’interrogazione che, in merito al materiale dell’ex Scalo Filzi, chiede alla Giunta provinciale se “esiste la concreta probabilità che il suddetto materiale, vista la provenienza, sia inquinato e che dunque non possa essere trattato come rifiuto normale”, ritenendo che “appare lampante una sottovalutazione in merito alla bonifica di una zona certamente contaminata”.

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