Ombrello nucleare, cos’è lo scudo atomico per difendere l’Europa di cui parla il presidente francese Macron

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Si torna a parlare di ombrello nucleare. Nel momento più teso dei rapporti transatlantici dalla fine della Guerra fredda, il presidente francese Emmanuel Macron ha lanciato una proposta che potrebbe ridisegnare l’architettura di sicurezza europea: estendere l’ombrello nucleare francese agli alleati continentali, offrendo una garanzia strategica alternativa a quella americana. La proposta risponde ai timori sempre più concreti di un possibile allontanamento americano dalla difesa europea, confermati dal congelamento degli aiuti militari americani all’Ucraina per decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avvenuto dopo il colloquio con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. L’iniziativa arriva alla vigilia del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo a Bruxelles, interamente dedicato alla difesa comune, dove i leader discuteranno anche il piano ReArm Europe da 800 miliardi di euro presentato dalla Commissione europea per rafforzare l’industria militare del continente.

Cos’è l’ombrello nucleare e come funziona

Per decenni, la deterrenza atomica europea si è fondata su un accordo strategico essenziale: la protezione nucleare garantita dagli Stati Uniti, nota come ombrello nucleare. Nato durante la Guerra fredda come pilastro fondamentale delle alleanze di sicurezza occidentali, questo meccanismo rappresenta un impegno ufficiale attraverso cui uno stato dotato di arsenale atomico garantisce protezione a paesi alleati che non possiedono tali armi. In termini pratici, questo patto di difesa collettiva funziona come una promessa di intervento: qualora un paese protetto subisca un’aggressione, la potenza nucleare alleata si impegna a considerare l’attacco come rivolto a sé stessa, minacciando di utilizzare la propria forza, fino all’estrema opzione atomica, come deterrente contro l’aggressore. Una garanzia che ha contribuito a mantenere la stabilità in Europa per oltre settant’anni.

Storicamente, l’ombrello nucleare più noto è stato, appunto, quello fornito dagli Stati Uniti ai propri alleati attraverso la Nato (Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico, che copre gran parte dell’Europa, la Turchia e il Canada), ma anche attraverso accordi bilaterali con paesi come il Giappone, la Corea del Sud e l’Australia. Questi accordi, nati come risposta alla minaccia sovietica durante la Guerra Fredda, hanno permesso a molti stati di evitare lo sviluppo di propri programmi nucleari militari, contribuendo così agli sforzi di non proliferazione nucleare, ovvero la limitazione della diffusione di armi atomiche nel mondo. Del resto, paesi come la Svezia e la Svizzera avevano considerato di sviluppare le proprie armi nucleari durante la Guerra Fredda, ma hanno poi abbandonato l’idea per affidarsi invece a politiche di neutralità. Una scelta resa possibile proprio dall’esistenza dell’ombrello nucleare americano.

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Il funzionamento di tale sistema di protezione si basa sul principio della deterrenza estesa, termine tecnico che indica l’estensione della propria capacità di dissuasione militare a beneficio di altri stati. Questo concetto, cardine della strategia nucleare occidentale, opera secondo una logica precisa: la potenza nucleare dichiara pubblicamente che un attacco contro i suoi alleati sarà considerato come un attacco contro sé stessa, tanto più che questa dichiarazione è sostenuta dalla minaccia implicita di una risposta nucleare, rendendo così il costo di un’aggressione inaccettabilmente alto per qualsiasi avversario. Questo sistema ha svolto un ruolo cruciale nella stabilità globale, garantendo quello che gli strateghi militari definiscono “equilibrio del terrore”: una condizione in cui le potenze nucleari, consapevoli del rischio di una devastante rappresaglia, sono disincentivate dal lanciare un attacco.

La proposta francese e le sue implicazioni strategiche

La Francia, insieme al Regno Unito, è l’unico paese dell’Unione europea a possedere armi nucleari, con una forza d’urto composta da missili balistici lanciati da sottomarini e da aerei. A differenza del Regno Unito, che ha sempre integrato il proprio arsenale nucleare nella strategia della Nato, la Francia ha storicamente mantenuto una posizione di maggiore autonomia, al punto che la dottrina nucleare francese è stata tradizionalmente focalizzata sulla protezione degli interessi nazionali piuttosto che collettivi. Il ministro della Difesa Sébastien Lecornu è intervenuto per chiarire i contorni della proposta, sottolineando che “la deterrenza nucleare francese rimarrà sotto esclusivo controllo nazionale“. Tuttavia, ha aggiunto un elemento cruciale: questa deterrenza “protegge gli interessi vitali della Francia“, la cui definizione spetta unicamente al presidente della Repubblica. Quest’ultima precisazione apre uno spiraglio significativo: pur mantenendo il controllo operativo dell’arsenale, Parigi potrebbe ridefinire i propri “interessi vitali” fino a includere la sicurezza di altri paesi europei, creando così un ombrello nucleare francese senza cedere sovranità sulle proprie armi.



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