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L’autorecupero di ATC a Torino e la recente delibera sulla gestione del patrimonio comunale ERP (Edilizia Residenziale Pubblica), proposta dal centrosinistra torinese, rappresentano due nodi cruciali nella questione della casa e dei diritti sociali della città. Sebbene questi provvedimenti siano presentati come soluzioni per risolvere i problemi del recupero e della gestione del patrimonio abitativo, una lettura critica rivela le contraddizioni e i rischi insiti in queste politiche.
Lo scorso lunedì, ATC (Agenzia per la Casa di Torino) ha pubblicato un avviso offrendo la possibilità a famiglie e cittadini presenti nelle graduatorie per l’assegnazione di una casa popolare di prendersi carico dei lavori di ristrutturazione, i cui costi verranno successivamente scomputati dal canone di locazione.
L’autorecupero, dietro una retorica di autonomia ed empowerment, nasconde una realtà di precarizzazione e sfruttamento, scaricando sui cittadini e sulle famiglie più vulnerabili il peso delle politiche abitative, rendendoli responsabili di interventi, anche strutturali, che dovrebbero invece essere compito degli enti pubblici.
Ma l’autorecupero, purtroppo, non si limita a questo. Esso alimenta anche una pericolosa dinamica di competizione tra chi ha poco e chi non ha nulla, creando una vera e propria “guerra tra poveri”.
Il bando implica infatti che i cittadini, spesso già in difficoltà economica, si trovino a competere per accedere a spazi abbandonati da recuperare, con una selezione che finisce per penalizzare ancora una volta le persone più vulnerabili, alimentando una lotta tra chi ha qualche risorsa per avviare la ristrutturazione e chi non ha nemmeno quella, condannandolo a restare escluso e senza soluzione abitativa.
Contemporaneamente, la proposta del centrosinistra cittadino di affidare la gestione del patrimonio ERP comunale al terzo settore e ai privati, come prevede la recente delibera, rappresenta una svolta ancora più pericolosa.
L’idea di coinvolgere organizzazioni private e no-profit nella gestione di un bene pubblico così fondamentale come la casa, purtroppo, non è una novità. È il frutto di una visione che considera la casa non come un diritto sociale inalienabile, ma come una merce da gestire secondo logiche di mercato.
La delibera del centrosinistra torinese, in linea con tendenze neoliberiste, rischia ancora una volta di favorire l’ingresso di grandi gruppi privati, i quali, motivati da logiche di profitto, potrebbero trasformare il patrimonio ERP in un’ulteriore opportunità di speculazione.
L’affidamento ai privati della gestione degli alloggi pubblici, sebbene camuffato da politiche sociali, finisce in realtà per minare la natura pubblica del patrimonio abitativo, contribuendo a un progressivo processo di privatizzazione dello stesso, creando ulteriori disuguaglianze nell’accesso alla casa e marginalizzando ulteriormente le fasce più povere della popolazione.
In questo contesto, il ruolo del terzo settore, che spesso si trova ad agire in una logica di concorrenza e di “imprenditorializzazione” dei servizi, non fa che accelerare questo processo di deregolamentazione del welfare, dove le risorse pubbliche sono destinate a scomparire dietro una facciata di solidarietà e partecipazione.
Appare evidente che queste politiche non affrontano la vera causa della crisi abitativa: le disuguaglianze economiche e sociali. Invece di investire massicciamente nel rafforzamento dell’edilizia residenziale pubblica, creando alloggi popolari a prezzi accessibili, si preferisce “gestire” il problema, delegando la responsabilità da un lato alle fasce sociali più fragili, chiamate a assolvere a oneri che spetterebbero alle amministrazioni, e dall’altro a soggetti esterni che operano in un mercato orientato al profitto e alla speculazione.
Ancora una volta si assiste al trionfo di una visione di governance che pone un’ideale efficienza e una presunta riduzione dei costi davanti ai diritti fondamentali dei cittadini, trasformando la casa in un bene sempre più lontano dalle possibilità di chi non ha i mezzi per accedervi.
Fermiamo la privatizzazione e la mala-gestione del patrimonio abitativo pubblico!
La casa deve essere un diritto di tuttə!
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