Dopo un periodo di crescita superiore a quella di altri Paesi occidentali, le esportazioni italiane hanno subito una contrazione. Nei primi sei mesi del 2024 sono diminuite del 3,5% nel Nord Ovest, dell’1,4% nel Nord Est, del 2,3% nel Centro. Hanno fatto eccezione il Mezzogiorno, con un aumento dell’1,9% e le Isole, che hanno segnato un incremento di ben 7,3 punti percentuali. Ancora meglio ha fatto la Campania, in cui le vendite all’estero sono cresciute di oltre l’8%. L’andamento complessivo nazionale è in flessione, ma il Sud va in controtendenza, anche se le performance del 2023 non sono state ripetute. A incidere, per tutte le regioni della Penisola, sono state in primiscause extraterritoriali, come i conflitti in Europa e nel Mediterraneo e la crisi strutturale che ha colpito l’economia di un Paese come la Germania, al cui tessuto produttivo sono legate tantissime nostre aziende, soprattutto settentrionali.
Resta il fatto che il Sud continua a sorprendere positivamente e che la Campania dà significativi segnali di espansione della base produttiva. Basti pensare che, rispetto all’epoca precedente la pandemia (2019), l’incremento in valore delle esportazionidella regione è stato nel 2023 di circa l’80%, con risultati eclatanti per settori come il chimico farmaceutico e l’agroalimentare. Se poi si guarda all’aumento del Pil, c’è chi ha fatto ancora meglio. La Puglia è la regione più cresciuta in Italia nel periodo 2019-2024. E i dati di Campania e Puglia contribuiscono a far registrare un risultato del tutto imprevisto: anche nel 2024 il Sud cresce in percentuale più del resto del Paese. L’anno scorso si imputava il fenomeno alla consueta accelerata che avviene nell’ultimo anno di spesa di un ciclo dei fondi europei. Dati e stime del 2024 dicono che non è così, il Mezzogiorno resta trainante per l’economia nazionale. Con benefici anche per l’occupazione, aumentata più della media italiana.
Per consolidare il rilancio meridionale occorrono nuovi investimenti e insediamenti produttivi. La oltre 400 autorizzazioni rilasciate dalla Zes unica negli ultimi mesi aiutano a ben sperare. C’è bisogno di sviluppare politiche industriali di respiro europeo, non solo nazionale, che contrastino rischi di depauperamento in settori strategici come l’automotive (nel Sud si produce più dell’80% dei veicoli realizzati nella Penisola). Occorre accelerare la spesa del Pnrr, soprattutto per le infrastrutture e i servizi, creando le premesse per attrarre capitali e sviluppare nuove iniziative nell’area.
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