Può sembrare un paradosso: il settore dell’auto, palesemente in crisi, spinge ancora il credito al consumo e, anzi, si rivela più in salute di tutti gli altri comparti. “Dopo il rallentamento nell’anno del Covid e in quello successivo, quando le auto in vendita non si trovavano e quelle usate costavano moltissimo, il comparto è ripartito e, specie, nell’usato, cresce del 9,6 per cento in valore”, dice Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio di Findomestic, presentando l’analisi dei consumi dei cosiddetti beni durevoli.
“Nella generale stagnazione dei consumi – precisa – i prestiti per i beni durevoli in Italia chiuderanno il 2024 in aumento del 4,2%, raggiungendo il valore record di 78,3 miliardi”. Il comparto auto e moto è in espansione ancora maggiore, del 7,6%, con un fatturato 2024 che nel credito al consumo toccherà i 45,2 miliardi, soprattutto grazie all’incremento delle auto usate e a una buona spinta a inizio anno dagli incentivi statali.
In particolare, la spesa in auto nuove a fine anno salirà a 18,1 miliardi, in accelerazione di un ulteriore 5,7% dopo l’incremento vicino al 20% del 2023. Sostanzialmente invariato, invece, il comparto dei beni per la casa, fermo a 33,1 miliardi, con il rialzo del 6,5% dei piccoli elettrodomestici e il consolidamento dell’1,6% dei grandi prodotti, che fanno da contrappeso ai lievi cali nei mobili e nella telefonia.
Perdite più consistenti nell’elettronica di consumo (-4,1%) e nell’information technology (-4,4%). “Senza considerare le spese con carte di credito e addebito al mese successivo, Findomestic dopo i primi 10 mesi dell’anno risulta in crescita dell’8% in termini di erogazioni, più della media del mercato Assofin (+6,8%), confermandosi leader con una quota del 17,4%”, aggiunge Marco Tarantola, amministratore delegato di Findomestic Banca.
“Dal 2019 a oggi, il mercato dei durevoli vale quasi 10 miliardi in più: i volumi non sono ancora tornati ai livelli pre-Covid ma si spende di più. Questo a causa dell’inflazione e del crescente orientamento delle famiglie ad acquistare beni di maggiore qualità”, aggiunge Bardazzi. Secondo il rapporto, realizzato in collaborazione con Prometeia, per il 60% della famiglie l’inflazione resta la prima preoccupazione, il 55% riesce a risparmiare e oltre 4 nuclei familiari su 10 lamentano una situazione economica “molto o abbastanza problematica”.
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