È scontro sulle cifre e sui tagli al diritto allo studio e al Fondo di finanziamento ordinario per le università. Temi al centro del convegno promosso dal Partito Democratico, che ha radunato attorno al tavolo del Consiglio regionale della Lombardia anche quattro rettori – Giovanna Iannantuoni (Bicocca e Crui), Marina Brambilla (Statale), Donatella Sciuto (Politecnico) e Francesco Svelto (Università degli Studi di Pavia) – rappresentanti degli studenti e l’assessore regionale Alessandro Fermi.
“La politica dovrà assumersi le sue responsabilità con azioni, con pensieri strategici: da quando esiste la Repubblica italiana noi siamo, indipendentemente dal colore politico di chi ha governato, fra i Paesi Ocse quello che investe di meno in università”, ha sottolineato Iannantuoni. “In media in Italia noi atenei con il costo del personale arriviamo quasi al 75% del nostro bilancio e le bollette, tra l’altro segnate dall’aumento delle materie prime, pesano per il 12%”, continua, ribadendo che “nei nostri bilanci trovate tutto per filo e per segno, mentre per gli atenei telematici i dati non riesco ad averli”.
Altro tema “caldo“. La rettrice Marina Brambilla ribadisce che “è necessaria una revisione del meccanismo del Fondo di finanziamento ordinario” e sottolinea “il mancato finanziamento di misure già previste e stanziate da un governo tecnico”, quello di Mario Draghi. “Il Politecnico ha un’esigenza in termini di diritto allo studio per l’anno prossimo di 40 milioni di euro – fa i conti la rettrice Sciuto –: tra Stato e Regione me ne arrivano 30. Ho allocato 10 milioni di euro del Fondo di finanziamento ordinario per coprire tutti gli idonei. Sarebbero stati utili a fare dell’altro”.
Il problema è sul lungo periodo: “Quest’anno ancora ce la caviamo, quando finisce il Pnrr è un vero disastro”. Sciuto ricorda un altro taglio di “5 milioni all’anno sui costi di gestione, per le mense e per le residenze: c’è la spinta ad aumentare la residenzialità, ma senza il supporto a gestire quello che già abbiamo, il tema si ripropone e ricade sulle spalle degli atenei”. Che stanno cercando di aiutare gli studenti a calmierare gli affitti alle stelle, ma si scontrano con “contratti capestri” e truffe.
Dal convegno organizzato dal consigliere Pd Paolo Romano partono le richieste: “La cancellazione dei tagli a livello nazionale; lo stanziamento di almeno 30 milioni di euro in più da parte di Regione Lombardia per le borse di studio; il recupero dei 5,2 milioni di euro tagliati da Regione Lombardia alle università che erano destinati al funzionamento di studentati, residenze e servizi mensa; un resoconto in Parlamento sulla percentuale di posti letto realizzati con i fondi Pnrr e messi sul mercato senza alcun vincolo riguardante le tariffe a cui verranno affittati agli studenti, e il ritiro dei progetti che non prevedano almeno la maggioranza di posti letto a canone convenzionato o Dsu”.
“È sconfortante che il Pd si attacchi al piagnisteo dei rettori che in questi anni sono stati ricoperti di fondi”, attacca Stefano Benigni, vicesegretario di Forza Italia e segretario nazionale del movimento giovanile: “Nonostante le false accuse, per questo Governo il diritto allo studio è una priorità come dimostrano gli 880 milioni di euro destinati alle borse di studio”. La segretaria regionale Silvia Roggiani sottolinea che si mostra “qualche denaro in più con una mano mentre l’altra ne taglia ben di più”: “Il saldo per il sistema dell’Università e del Sapere è comunque di oltre 250 milioni in meno ogni anno”.
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