Le polveri di abbattimento dei fumi dall’acciaieria Arvedi con la presenza del Cesio 137 risultati in valore superiore ai limiti di soglia e da mesi ferme a Cagliari e Livorno presto torneranno a Cremona. Durante il tavolo tecnico, presieduto dal prefetto della provincia di Cremona Antonio Giannelli è stato analizzato il piano operativo di sicurezza, redatto da ditta specializzata incaricata dall’Acciaieria Arvedi, e contenente le modalità di lavorazione delle polveri radioattive sia presenti presso lo stabilimento, sia provenienti dai siti di Cagliari e Livorno. Sul piano per il rientro, che è stato vagliato dai vigili del fuoco, Arpa Lombardia, Ats Val Padana, ispettorato del lavoro, è stato espresso parere favorevole condizionato al rispetto di una serie di prescrizioni, che però non sono state rese note della prefettura. La vicenda ha visto a maggio scoprire polveri radioattive arrivate in Sardegna e uscite dalla Arvedi. Il problema è che da Cremona non c’è stata segnalazione né in entrata né in uscita, ma la scoperta è stata fatta una volta che i container erano arrivati in Sardegna. Le polveri erano il risultato dalla lavorazione di ferro arrivato alla Arvedi da Trieste, dopo l’approdo nel porto. I controlli radiometrici prevedono delle verifiche in uscita dallo stabilimento, che in questo caso verosimilmente non hanno funzionato correttamente. Dopo un viaggio di centinaia di chilometri, i risultati effettuati nel porto sardo avevano infatti evidenziato una concentrazione di attività per il Cesio 137 pari a 0,40 Bequerel/grammo sul primo container e di 0,18 Bq/g sul secondo, si legge nella prima relazione che riportava che il limite era stato superato 40 volte.
P.G.R.
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