Rapine e botte a giovani omosessuali a Vittoria: una condanna

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Cinque i casi segnalati, due le fasi di arresto, sei persone coinvolte. Facevano parte di un gruppo che aveva preso di mira dei giovani omosessuali che gravitavano nella zona  industriale di Vittoria. Le imputazioni riguardavano rapine, estorsioni, lesioni gravi e violenza privata, reati aggravati dall’aver agito in luogo isolato, di notte, in circostanze tali da ostacolare la privata difesa e agendo con scopi discriminatori. Oggi l’epilogo di una storia violenta che ha avuto come scenario la periferia di Vittoria, tra giugno e luglio del 2018. Fingevano di essere interessati ad un incontro occasionale, attiravano le giovani vittime in luoghi più appartati e le derubavano: non paghi, trascinavano le vittime fuori dalle autovetture e le picchiavano selvaggiamente ricoprendole di insulti omofobi. 

Le condanne 

Gli ultimi due del gruppo che era stato individuato e bloccato dalla Squadra Mobile di Ragusa e dagli agenti del Commissariato di Vittoria (quattro hanno definito la loro posizione con rito abbreviato), sono stati giudicati oggi dal Tribunale collegiale di Ragusa. Per uno, difeso dall’avvocato Santino Garufi,  l’assoluzione per non avere commesso il fatto perché incapace di intendere e volereper l’altro S.D.D. 27 anni, difeso dall’avvocato Luca Fosco, la condanna in primo grado a 4 anni e quattro mesi di reclusione oltre a una multa salata, al pagamento delle spese processuali e l’interdizione dai pubblici uffici per la durata della pena. Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione per incapacità di intendere e volere per il primo e la condanna a 3 anni e 6 mesi per il secondo. Il Tribunale ha inflitto una pena più severa.

Il racconto degli investigatori

Nel racconto della Mobile, il modus operandi del gruppo “La vittima si era recata alla zona industriale per poter incontrare un partner occasionale pertanto parcheggiava l’auto in attesa di conoscere qualcuno. Durante l’attesa si avvicinava uno degli autori fingendo di voler fare amicizia e dopo poco convinceva la vittima a spostarsi da quel luogo per cercare un posto isolato per rimanere a fare due chiacchiere. La vittima si convinceva ed insieme si allontanavano raggiungendo una zona distante poche centinaia di metri ma molto buia. Non appena la vittima parcheggiava l’auto il finto partner la colpiva ripetutamente trascinandola fuori dall’auto e minacciando di ammazzarla di botte se non avesse consegnato tutti gli oggetti di valore ed il denaro. L’autore del reato veniva prontamente raggiunto da due complici ed insieme picchiavano la vittima procurandole lesioni gravi. Non paghi di quanto rapinato, costringevano la vittima a recarsi ad un vicino bancomat per prelevare altro denaro sotto la minaccia di continuare a picchiarla. I malviventi durante la brutale rapina continuavano ad insultare la vittima con gravi frasi omofobe”.

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Era la prima rapina. “Dopo appena tre giorni da questa cruenta rapina, gli indagati ne consumavano un’altra con lo stesso modus operandi e sempre ai danni di soggetti che si erano recati alla zona industriale per incontrare dei partner occasionali. In questo caso la brutalità della condotta criminosa raggiungeva livelli ancora più gravi. Preso il guinzaglio del cane della vittima trovato in macchina, composto dal manico in cuoio e catena, colpivano la vittima ripetutamente ripetendo sempre gli stessi insulti omofobi. In questo caso la vittima riportava lesioni guaribili in 30 giorni. Così, allo stesso modo, venivano consumate altre rapine e violenze ai danni delle vittime, tutte rimaste ferite oltre che derubate di ogni oggetto di valore, dal denaro al telefono cellulare, dal tablet all’orologio”.

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