Declassamento dogana, Sbaraglia incontra il viceministro Leo: “Uno scenario da scongiurare”

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Il sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia ha incontrato venerdì il viceministro dell’Economia e delle Finanze Maurizio Leo per discutere in merito alla decisione dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di procedere ad una nuova classificazione degli uffici doganali, che comporterà il passaggio dell’ufficio doganale di Ravenna dalla prima alla terza fascia. 

“Come annunciato nei giorni scorsi – spiega Sbaraglia – ci eravamo impegnati a chiedere con urgenza un incontro al Governo e ieri ho rappresentato al vice ministro Leo la forte preoccupazione, nostra e di tutta la comunità portuale e delle sigle sindacali, di fronte ad un risultato che non registra l’estrema complessità dell’attività del porto di Ravenna e delle dinamiche economiche e logistiche in atto nello stesso. Lo scorso 19 febbraio abbiamo convocato un primo tavolo di confronto a cui ha preso parte la Regione Emilia-Romagna e una nutrita rappresentanza della realtà portuale di Ravenna e le sigle sindacali. In quell’occasione è stata confermata una condivisa apprensione circa la futura operatività dell’ufficio doganale di Ravenna. Qualora gli esiti della riclassificazione comportassero effettivamente un disinvestimento sulle strutture e i servizi doganali, ad essere gravemente penalizzata sarebbe l’operatività intera dello scalo e dunque tutta l’economia del territorio. Si tratta di uno scenario che dobbiamo in ogni modo scongiurare”.

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Tutte queste preoccupazioni sono confluite in un documento che è stato presentato al viceministro Leo, “che ringrazio per la disponibilità, in cui abbiamo espresso le criticità che un declassamento dell’ufficio doganale di Ravenna rischierebbe di comportare – continua Sbaraglia -. In particolare nel documento sono state evidenziate le criticità del metodo utilizzato per la classificazione, basato su parametri che evidentemente male interpretano o non colgono la complessità dell’infrastruttura del porto di Ravenna e che restituiscono un quadro in contraddizione sia con gli investimenti di natura pubblica e privata di cui è oggetto, sia con le progettualità importanti che sono in via di attuazione. Al termine dell’incontro, sentito il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli Roberto Alesse, abbiamo registrato il suo impegno a venire a Ravenna per incontrare il tavolo nelle prossime settimane e parimenti abbiamo chiesto al viceministro Leo un impegno sul rinvio dei tempi di attuazione della sperimentazione della riorganizzazione degli uffici facenti capo alla direzione Emilia-Romagna prevista a maggio, così da avere un tempo congruo per un confronto di merito sul territorio”.

L’incontro con gli operatori

Anche gli operatori del porto di Ravenna hanno chiesto di posticipare l’entrata in vigore della riforma doganale, prevista per il 1 maggio in via sperimentale, e di ridurre da tre a un anno il periodo di revisione dei parametri che determinano la classificazione delle Dogane. Questa la principale richiesta emersa dall’incontro organizzato dal Circolo Porto del Partito Democratico con gli operatori dello scalo ravennate. All’evento hanno partecipato il candidato sindaco del centrosinistra, Alessandro Barattoni, l’assessora al Porto Annagiulia Randi, i consiglieri regionali Eleonora Proni e Niccolò Bosi, oltre a rappresentanti del settore doganale e portuale.

Ad aprire la discussione è stato Denis Di Martino, segretario del Circolo Pd Porto, che ha sottolineato la necessità di comprendere appieno le conseguenze del provvedimento e ha annunciato l’istituzione di un tavolo di confronto permanente sulla questione. Secondo i rappresentanti dell’Associazione Doganalisti dell’Emilia-Romagna e dell’ex direzione dell’Ufficio delle Dogane di Ravenna, il nuovo sistema di classificazione ha penalizzato i porti rispetto agli aeroporti, non considerando adeguatamente i traffici di rinfuse. Questo ha portato la Dogana di Ravenna a essere inserita nella terza fascia, nonostante il ruolo strategico che ricopre nel commercio di prodotti metallurgici e il volume di traffico gestito, pari a circa 22 milioni di tonnellate annue.

Attualmente, la dogana di Ravenna gestisce 50 magazzini, rilascia circa 100mila autorizzazioni all’anno e genera un gettito fiscale di 2 miliardi di euro, pari al 10% del totale nazionale. Il declassamento potrebbe avere impatti negativi sulla rapidità delle operazioni doganali, sull’attrattività del porto per gli investitori e sulle condizioni lavorative del personale. L’assessora Randi ha ribadito la ferma contrarietà del Comune al declassamento. Inoltre, il 21 febbraio il direttore interregionale delle Dogane ha illustrato le misure di mitigazione previste, tra cui l’istituzione di un ‘reparto porto’ all’interno dell’ufficio di Ravenna, con un dirigente dedicato alle operazioni portuali.

Sul tema sono intervenuti anche rappresentanti degli spedizionieri, del settore terminalistico e delle organizzazioni sindacali, sottolineando il rischio di perdita di traffici commerciali a favore di porti concorrenti e la necessità di un adeguamento delle risorse per gestire l’incremento del traffico crocieristico, che nel 2025 prevede circa 500mila passeggeri. A concludere l’incontro, la parlamentare del Partito Democratico, Ouidad Bakkali, ha evidenziato la necessità di aumentare la pressione sul governo affinché conceda un rinvio della riforma o, quantomeno, riduca il periodo di revisione dei parametri da tre anni a uno. Sono già in corso interlocuzioni parlamentari e azioni di sensibilizzazione per trovare una soluzione concreta e sostenibile per il futuro del porto di Ravenna.



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