In Ciociara c’è il Gender Pay Gap più alto del Lazio. Nel 2023 le lavoratrici del settore privato non agricolo hanno mediamente guadagnato 15.442 euro annui, cifra decisamente inferiore rispetto ai 23.289 euro percepita dai colleghi uomini. Numeri che fotografano un differenziale retributivo di genere pari a 7.846 euro. Un divario quello registrato nella provincia di Frosinone molto più alto del dato medio regionale, che risulta pari a 6.614 euro. La triste realtà emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’Eures hanno diffuso per monitorare la qualità dell’occupazione nei territori della regione nel quinquennio 2019 2023. Rispetto al 2019 lo scarto tra la retribuzione maschile e quella delle donne è aumenta di 29 euro, risultato in controtendenza rispetto a quello regionale dove si è registrata una sostanziale stabilità.
“Le basse retribuzioni non sono frutto del caso – commenta Anita Tarquini, Segretaria generale della Uil di Frosinone – a incidere su queste è la precarietà. Non a caso nel 2023, il 31,7 per cento delle donne aveva un contratto di lavoro atipico, mentre tra gli uomini la percentuale era del 22%. Una tendenza ben visibile se si pensa che nei cinque anni analizzati dal nostro studio i lavoratori precari tra le donne sono aumentati di 3,7 punti percentuali a fronte di un più modesto incremento per gli uomini (+0,7 punti)”. Tutto si tiene: precarizzazione significa continuità lavorativa sconosciuta e quindi basse retribuzioni. Lo studio infatti rileva che nel settore privato le lavoratrici atipiche di Frosinone nel 2023 hanno percepito in media 10.689 euro annui a fronte dei 18.345 euro di quelle inquadrate con contratti stabili. Altro ostacolo alla parità retributiva di genere è il part time: nel 2023, oltre una dipendente del settore privato su due (il 56,8% del totale, vale a dire 23,8 mila delle quasi 42 mila complessivamente censite in provincia) è inquadrata con contratti a tempo parziale, che generalmente assumono carattere involontario, perché rappresentano unilateralmente la volontà del datore di lavoro. Stiamo parlando di un valore pari a tre volte quello dei colleghi uomini.
“Per dare l’idea di quanto questa patica che dispensa povertà sia diffusa nella nostra provincia – spiega la Segretaria – basti pensare che l’incidenza del part time femminile risulta in Ciociaria quasi dieci punti percentuali superiore al valore medio regionale (47,9%), superando addirittura Roma che si attesta al 45,6%”. Una donna con questo inquadramento contrattuale mediamente porta a casa in un anno 9.950 euro, contro i 22.654 euro delle loro colleghe con contratto full time.
Lo scenario peggiora analizzando le qualifiche professionali: i dati mostrano come i ruoli apicali sono ricoperti principalmente da uomini: delle 288 posizioni dirigenziali complessivamente censite nelle imprese della provincia, soltanto 61, pari al 21,2% sono occupate da donne (a fronte del 78,8% di uomini). In termini dinamici il dossier registra una crescita di ben il 64,9% delle donne dirigenti nel settore privato (erano 37 nel 2019), tuttavia accompagnata da un incremento di 25 mila euro del divario retributivo nei confronti degli uomini, passato da 16,2 mila euro nel 2019 e ben 41,2 mila nell’ultimo anno. E se il privato piange, il pubblico non può certo sorridere. A fronte di condizioni lavorative e retributive decisamente più incoraggianti rispetto a quelle osservate nelle imprese private, anche tra i dipendenti della Pubblica Amministrazioni si osserva un evidente svantaggio femminile.
Nel 2023 in provincia risultano impiegati presso la Pa 25.521 lavoratori, di cui ben il 63% è donna. Nonostante una maggiore inclusività, a livello retributivo si segnala una gender gap pari a 10.452 euro (30.630 euro la retribuzione femminile, 41.082 euro quella maschile), valore in aumento di 1.441 euro rispetto al 2019, quando era pari a 9.011 euro. Anche qui la precarietà coinvolge strutturalmente le donne, tra le quali la componente a tempo determinato rappresenta il 18,7% del totale, contro l’8,9% tra gli uomini.
“Questo dossier – conclude Tarquni – che temporalmente coincide con la giornata internazionale della donna vuole essere un monito, vuole fornire un momento di generale riflessione e indicare quanto purtroppo sia lungo il cammino verso la parità di genere nel mercato del lavoro e più in generale in tutti gli ambiti della nostra società”.
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