VALENZA – Dopo l’appello a convocare un consiglio comunale aperto, il gruppo consiliare del Partito Democratico di Valenza è di nuovo intervenuto sulla crisi del settore orafo. I consiglieri Davide Varona, Marilena Griva e Salvatore Di Carmelo hanno espresso la loro preoccupazione per il fatto che “come è già successo in questi quattro anni di amministrazione, a fronte di situazioni di rischio che investono il territorio valenzano, prevalga il silenzio da parte della maggioranza”.
“In ambito comunale l’attuale giunta Oddone non ha promosso, nelle Commissioni consiliari preposte, riflessioni sull’argomento per avviare eventuali iniziative in merito” hanno sottolineato gli esponenti della minoranza “ora accogliamo molto positivamente la risposta alla nostra sollecitazione da parte del Segretario della Lega Massimo Ravizzola, che dichiara piena disponibilità a collaborare. Si tratta di unire le forze, nella consapevolezza di rappresentare, pur nella diversità delle visioni, il comune senso di responsabilità nei confronti della comunità valenzana che rappresentiamo. Ora, al di fuori di ogni volontà di polemica, chiediamo all’amministrazione se si sia già attivata per acquisire tutti gli elementi conoscitivi necessari per poter inquadrare in modo più chiaro la situazione che si sta delineando, se intenda aprire un confronto con le rappresentanze sindacali dei lavoratori e delle imprese e ribadiamo la richiesta di indire la convocazione di un Consiglio comunale aperto come prima sede di confronto politico sulla grave situazione venutasi a creare, con l’auspicio che possa aprirsi un tavolo di confronto permanente per sviluppare un percorso propositivo e di monitoraggio costante su tale situazione, sottolineando inoltre che il Partito Democratico è aperto a una collaborazione attiva con tutti i soggetti interessati a operare in favore della città”.
Secondo il Pd Valenza l’aumento “allarmante” del numero dei dipendenti orafi in Cassa integrazione “risiede nella riduzione delle commesse da parte dei grandi brand alle piccole e medie imprese orafe che, nel tempo, hanno sempre più limitato il proprio ambito operativo a quello di “contoterzisti”, per cui, diminuendo le commesse, l’esito è quello di una crisi aziendale che, per evitare il licenziamento, determina il ricorso al Fondo di solidarietà. Si può facilmente comprendere come dietro i numeri ci siano persone e intere famiglie in difficoltà che vedono a rischio il proprio futuro e questo non può lasciare nessuno indifferente”.
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