Così dovrebbe essere un grande ristorante: buono, accogliente, con tecnica sicura, senza azzardi scriteriati. E qui le idee sono chiarissime e pure
Si avvicina il Natale, è il momento dei riti: fare l’albero, addobbare la casa, andar per regali. Queste sono le consuetudini di tanti, poi ognuno ha le proprie specifiche, un lessico familiare del conforto. Noi, ad esempio, abbiamo avviato la nuova tradizione di andare a pranzare tutti e quattro — moglie, figlioli ed io — all’Enoteca di Canale da Davide e Ivana Palluda.
Non c’è ristorante fuoriporta che ci dia la stessa sensazione di calore, di felicità. Così sabato scorso eccoci parcheggiare nella piazza del placido comune del Roero, passeggiare per i portici velati di nebbiolina e arrivare nella bella palazzina che ospita, al primo piano, il ristorante (a quello terreno invece c’è l’Osteria dell’Enoteca, più casual).
Ivana, le ragazze e i ragazzi della sala hanno visto crescere i nostri eredi, e già questo ci è dolce: essere accolti come gente di casa, senza formalità, con affetto. E ugualmente ci rallegra il menu che riceviamo seduti nella grande sala, tutta tovaglie bianche, finestre e quadri: la cucina di Palluda è intimamente rivolta al cliente, senza traccia di certi narcisismi così diffusi. Tra carta, menu degustazione (del quale si possono ordinare singolarmente le preparazioni) e ricette pensate per grattarvi sopra il tartufo conto circa trenta proposte e non ce n’è una, di quelle che ordineremo, che non sia precisa e golosa. Il piatto di verdure e frutta marinata è ormai un classico, pieno di aromi, di consistenze, di colori; il cardo gobbo di Nizza con zabaione al burro affumicato e acciughe racconta l’autunno piemontese; il daino con uva, whisky torbato e cacao fermentato è eseguito alla perfezione; la cocotte di uova e fonduta, la coscia di Fassona battuta al coltello, i tajarin al burro e i ravioli di fonduta, tutti serviti con il tartufo, semplicemente squisiti; la tarte Tatin di mele rosse di Cuneo e lo sformato al gianduja con gelato di menta la carezza finale.
L’unico rammarico è che ogni scelta è una rinuncia, e vorremmo avere lo spazio per la finanziera, per l’insalata di lumache, per i ravioli di funghi e camomilla (e per quelli di faraona, per quelli di fagiano!), per il rombo arrosto con i finferli e per tutti gli altri piatti che già dalla descrizione innescano la salivazione. Ogni volta che torniamo pensiamo che così dovrebbe essere un grande ristorante: buono, accogliente, con tecnica sicura, senza azzardi scriteriati. Che, nove volte su dieci, denunciano idee confuse. Idee che invece qui sono chiarissime e pure, come i delicati ritratti di bambini firmati da Valerio Berruti appesi alle pareti.
Ristorante all’Enoteca
Via Roma 57, Canale (CN)
davidepalluda.it
Voto:**** (indimenticabile)
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