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Cibo, vino, olio e aree rurali: ecco i trend del turismo in Italia #finsubito prestito immediato


Gli spostamenti dell’essere umano hanno il potere di cambiare il mondo. Nei secoli e anche in tempi più brevi, basta guardare all’importanza sempre crescente del turismo enogastronomico settore che è fondamentale per l’economia italiana, con un valore di 40 miliardi – di cui 9,2 diretti, 17,2 indiretti e 13,7 di indotto – come sottolineato dal nuovo Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano, curato da Roberta Garibaldi, docente all’Università di Bergamo e presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico. In un panorama internazionale incerto, “il legame tra gli italiani e il viaggio alla ricerca di cibo, vino, olio e tutte le altre tipicità agroalimentari del territorio” continua a crescere di un +12% sul 2023, con le esperienze enogastronomiche (+15,3%) seconde solo all’importanza dei panorami naturali (16,6%) in un’analisi a 360° dei sotto settori del turismo nazionale. Dati che sottolineano come l’enogastronomia continui a essere un volano di sviluppo fondamentale, che permette a un territorio di esprimersi e allo stesso tempo delicatamente lo modifica, permettendo un ricambio di attitudini imprenditoriali lungo lo Stivale.

Aree rurali. Che siano borghi o aree vitivinicole, dai dati messi a disposizione dal Rapporto, emerge in maniera più che chiara come nel post Covid si stia determinando, uno spostamento di interesse verso le mete meno battute dal turismo di massa, dove si può ammirare sia la bellezza naturale che vivere esperienze enogastronomiche – e non – più autentiche, sia dal punto di vista del contenuto che del rapporto qualità-prezzo che nelle grandi città o nei circuiti più famosi inevitabilmente ha uno scollamento più importante. Fattore che ha portato, nel caso dell’Italia, tutte le sue realtà dell’entroterra a una crescita maggiore rispetto a coste e isole, con Trentino-Alto Adige (+271%), Liguria (+230%) e Piemonte (+162%) in testa al trend per i turisti stranieri, forti anche di un rapporto tra ambiente ed enogastronomia molto felice.

Per i connazionali, invece, per i quali Qualità (60,5%) e Disponibilità (53,7%) dei ristoranti restano i principali drive di scelta quando si valuta una destinazione, Toscana (+19,1%) e Umbria (+10,2%) restano amatissime. Ed è proprio in Toscana uno dei case history scelti dai redattori del Rapporto per raccontare in maniera pratica le potenzialità di questa tipologia di turismo slow e goloso insieme, San Casciano dei Bagni, il borgo in provincia di Siena che ha ottenuto il prestigioso riconoscimento di Best Tourism Village 2024 dall’UNWTO, l’Organizzazione Mondiale del Turismo delle Nazioni Unite. Un premio che valorizza “modelli di turismo ( come la Strada del vino Nobile di Montepulciano e dei sapori della Valdichiana senese, ndr), in grado di tutelare il patrimonio culturale e le attività economiche locali, in modo da avviare un percorso più sostenibile di sviluppo”.

Il vino resta un pilastro del settore, seguito nelle preferenze dei turisti da olio (24%), pizza (22%), pasta (15%) e formaggi (11%). Ma che faccia ha l’enoturismo con il 2025 alle porte? Una delle domande più frequenti negli ultimi mesi è quanto il disinteresse delle ultime generazioni verso il vino possa influire negativamente su questi trend positivi. Stando ai dati, l’interesse di settore supera ancora i 64 punti percentuali, con degustazioni (48,8%) e visite in cantina (32%) ben salde tra le esperienze più amate, ma si inseriscono in un orizzonte in cambiamenti, affiancandosi ad “attività che associano la scoperta del vino con l’opportunità di ritrovare il proprio benessere psico-fisico (26,9%) e vivere i luoghi in modo più coinvolgente (22,1%)”.

Ed è verso queste tipologie di attività (tour, itinerari, vendemmia attiva) che Generazione Z&Co si dimostrano più interessati, cominciando a modificare lentamente le proposte stesse degli attori del settore, che cominciano a proporre esperienze sempre più creative, dai musei alle Spa a tema. Tendenze controcorrente che rimangono valide più in generale per tutta l’enogastronomia, con i musei del gusto in crescita del 16%, la partecipazione attiva alle attività delle aziende e l’olio che supera i 37 punti percentuali delle preferenze per le esperienze a tema, dato importante per un settore fino a ora decisamente poco considerato dai turisti. Crollano invece le esperienze culinarie nei ristoranti come principale interesse di un viaggio (-18,1%).

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Chi sono i nuovi turisti? Se è vero che i viaggiatori oggi cercano aspetti molto diversi rispetto al passato, studiandoli a fondo si scoprono comunioni di interessi che disegnano 5 nuove tribù enogastronomiche e – quindi – 5 nuove macrotendene. In testa i Ricercatori (42,1%), che viaggiano per provare nuove esperienze enogastronomiche, entrare in contatto con la comunità locale, approccio totalmente diverso da quello dei Festaioli (23%), che si avvicinano con una certa “leggerezza” all’enogastronomia, vista come una “scusa” per stare in compagnia e divertirsi. Seguono a stretto giro gli Intellettuali (19%), il cui motto è “viaggiare per arricchire il proprio bagaglio culturale”, i Figli dei Fiori (11,5%), focalizzati sul benessere psico-fisico e gli Edonisti (4,3%), che decidono di compiere un viaggio enogastronomico per concedersi un lusso.

Per aprirsi al nuovo turismo in maniera consapevole è sicuramente necessario la formazione di personale adatto, la creazione di nuovi musei e attività ricettive focalizzate sulle nuove tendenze e il potenziamento, come si legge nel Rapporto, “della presenza dell’Italia nei circuiti di eventi internazionali, come i 50 Best Restaurants, e promuovere l’organizzazione di fiere e saloni B2B dedicati al turismo enogastronomico”, in un settore dove i grandi eventi restano vetrine fondamentali. Da non dimenticare, però. È la necessità di una più profonda digitalizzazione del settore, dalle aziende ricettive a quelle produttive, perché se il 50% degli italiani ancora segue il passaparola, il web ha un ruolo sempre più importante come macro influencer delle scelte dei viaggiatori. Le fonti più utilizzate sono i social media (Instagram e Facebook in primis, indicati rispettivamente dal 35% e dal 32,3%), You Tube (38,2%) molto amato dalla GenZ, i siti web che parlano di turismo ed enogastronomia (29,2%) e il portale Tripadvisor (28,4%), seguito dai programmi TV tema e dai film. Dati ancora da studiare, ma che per Roberta Garibaldi “sono la risposta all’overtourism” che affligge l’Italia. E che quindi, oltre a spingere gli attori del settore a cambiare, forse dovrebbero in primis far riflettere.



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