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L’ora del vertiporto è vicina. Sono diversi i segnali che fanno pensare al prossimo avvento di infrastrutture pronte per ricezione e decollo di velivoli senza pilota, pronti per il trasporto di persone o di merci. A livello mondiale, il mercato dei vertiporti è atteso a un autentico decollo: valutato 400 milioni di dollari nel 2023, si prevede che raggiungerà i 10 miliardi di dollari entro il 2032, secondo GM Insights.
L’Osservatorio Droni del Politecnico di Milano ha fatto sapere che il 2024 è stato un anno chiave per il settore dei droni. Quello in corso promette di esserlo ancor di più.
Già nel 2023, il mercato professionale dei droni ha raggiunto i 145 milioni di euro, con una crescita del 23% rispetto all’anno precedente con 1471 casi applicativi di droni censiti, tra il 2019 e il 2023. A livello mondiale si contavano 97 progetti di vertiporti per l’atterraggio e il decollo di aeromobili VTOL (velivolo a decollo e atterraggio verticali) in rampa di lancio. In Italia, si è in attesa dell’ok al vertiporto di Roma, alla realizzazione di ben due strutture a Venezia e all’annunciata creazione di ben quattro vertiporti a Milano.
Tutto questo dinamismo, come si deve intendere concretamente? «i vertiporti per i droni possono essere infrastrutture davvero utili per espletare servizi di pubblica utilità, dal soccorso stradale al monitoraggio stradale al possibile video-controllo delle aree urbane, debitamente regolamentato», risponde Giancarlo Zema, architetto, fondatore e titolare dell’omonimo studio specializzato in progetti di infrastrutture intelligenti ed ecosostenibili. Tra i lavori che ha firmato ci sono vertiporti in Cina, Emirati Arabi e per ANAS, le Green Island, HUB energetici per Smart Roads con stazioni di ricarica per auto elettriche, distribuite sul territorio nazionale, e lo Smart Road Center di Roma.
Lo stesso architetto e imprenditore ha firmato anche il progetto della sede della Levi-Montalcini Foundation, dove è previsto anche su di esso uno spazio per il decollo e l’atterraggio di droni.
È, quindi, facile prevedere per queste infrastrutture un futuro di grande interesse, anche in progetti di riqualificazione urbana. Il VVHUB / Varese Vertiport HUB, vertiporto per droni passeggeri elettrici a Varese, firmato sempre da Zema, va proprio in quest’ultima direzione.
Vertiporto: i progetti avanzati in Italia
Sul tema vertiporto l’Italia è in prima linea. L’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) ha pubblicato il Regolamento VCA (Vertical takeoff and landing Capable Aircraft), con cui introduce la prima regolamentazione nazionale per la mobilità innovativa. Si pone come primo passo anche a livello europeo, e una delle prime a livello mondiale, per la disciplina delle operazioni di volo con i VCA, definendo i requisiti per la costruzione e l’esercizio dei vertiporti. Ha anche annunciato la nascita di Hyper Twin, piattaforma per gestione sicura dei voli droni in Italia, che conta su modelli di intelligenza artificiale e machine learning per analisi e valutazioni specifiche.
Inoltre, lo scorso novembre è stata annunciata la prima zona U-space, in provincia di Chieti, dove i droni potranno operare in modalità di volo complesse con il supporto di servizi erogati da fornitori certificati. L’idea è poter sperimentare il trasporto merci con velivoli a pilotaggio remoto.
Ci sono poi altre iniziative, anche per avviare un “Servizio pilota Isole minori”, con una prima sperimentazione (in italia e in Europa) del servizio, tramite droni cargo, per trasportare merci tra Napoli e Procida.
Architetto Zema, è giunta l’ora dei vertiporti?
«Ci sono vari elementi da considerare sul tema: innanzitutto serve adottare politiche attente sul settore droni ed è da considerare il tema dell’accettazione sociale, non così scontata. In ogni caso sono convinto che il vertiporto per droni vada considerato con grande interesse per la sua valenza di servizio pubblico, più che per il trasporto merci in grande stile. Potrebbe anche essere un elemento di interesse per sviluppare un tipo di turismo finalizzato a valorizzare aree esterne alla città, meno popolate, anche aree minori, in modo valorizzarle maggiormente, con un tipo di offerta mirata».
Come nasce la vostra attenzione sui vertiporti?
«Nasce dal nostro background sviluppato in diversi anni di attività progettuale che ha portato alla nascita di edifici e infrastrutture ecosostenibili, altamente innovative. Nel caso del vertiporto cittadino di Varese, realizzato per FS Sistemi Urbani del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, siamo approdati a questa commessa dopo aver lavorato sulle Green Island per Anas (parte del Gruppo FS Italiane – nda), con la progettazione di HUB energetici per le Smart Road e di parcheggi green e smart. L’elemento comune nel nostro lavoro per questo tipo di infrastrutture è uno stile organico ed emozionale che si ispira alla natura, cui inseriamo le migliori tecnologie presenti sul mercato, fondendo il tutto in un design molto accattivante e funzionale per l’adozione dell’utente finale. Quest’ultimo deve avere il piacere di utilizzare infrastrutture che, a volte, risultano respingenti. Penso, per esempio, alle infrastrutture di ricarica elettrica piuttosto che alle stazioni di rifornimento per auto a idrogeno.
Per questo abbiamo concepito delle infrastrutture per la ricarica a forma di foglie provviste di pannelli fotovoltaici, per parchi urbani, caratterizzate dalla possibilità di produrre più energia elettrica energia di quella che serve per illuminare i parchi pubblici. Tali infrastrutture si trovano negli hub energetici Green Island di Anas, in corso di realizzazione sulla Salerno-Reggio Calabria.
L’intenzione è di creare un hub di ricarica elettrica Green Island ogni 50 km, proprio per sostenere lo sviluppo della mobilità elettrica. Si tratta di data center auto-sostenibili in grado di gestire le Smart Road e assicurare la ricarica a più auto elettriche e finalizzati al controllo delle strade tramite droni e di fare raccolta dati grazie ai sensori. Tali infrastrutture bio-inspired sono state previste anche dal Gruppo Ferrovie dello Stato per realizzare i parchi urbani davanti ai vertiporti e creare i parcheggi intelligenti. Si tratta di infrastrutture off-grid, capaci di garantire indipendenza energetica».
ANAS investirà un miliardo nel progetto Smart Road, 250 milioni dei quali sono destinati alla prima tranche dei lavori per alcuni tratti stradali, tra cui l’A91 Autostrada Roma – Fiumicino e la A90 “Grande Raccordo Anulare”. Il progetto lo sta seguendo il suo studio. In entrambi i casi sono previsti spazi per il decollo e l’arrivo di droni?
«Proprio così. Sulla copertura abbiamo predisposto sia il passaggio di personale, che l’area per il decollo droni su un landing fotovoltaico carrabile. Nel momento in cui ci saranno le condizioni per poter far volare droni passeggeri, per servizi di pubblica utilità, potranno decollare da questi vertistop, posti sulla copertura dei data center. Su di essi sarà prevista la ricarica del drone. Tra l’altro, su queste infrastrutture vi sono i “pali smart”, infrastrutture intelligenti in grado di creare una rete di controllo e connessione. Le automobili, debitamente predisposte, potranno entrare in autostrada e viaggiare, un giorno, in modalità autonoma, riducendo drasticamente gli incidenti stradali».
A proposito del vertiporto di Varese. Sorgerà in un contesto urbano. A livello progettuale e costruttivo quali sono le sfide da contemplare?
«VVHUB / Varese Vertiport HUB, prevede un intervento di riqualificazione di aree urbane, nel caso specifico, oltre alla stazione sono presenti aree di parcheggio, trasformandole in spazi con parcheggio interrato, e nella parte sovrastante saranno presenti infrastrutture miste con la possibilità di creare un polo di interscambio, di intermodalità, con l’utilizzo dei droni.
L’idea è realizzare un vertiporto, innovativo ed eco sostenibile, pensato per lanciare una nuova frontiera di turismo aereo avanzato. In particolare, si vuole creare un collegamento con l’area dei laghi lombardi tramite droni elettrici che permetteranno di ammirare dall’alto città d’arte e aree naturali, combinando il servizio con quello di pubblica utilità medico-sanitaria, compreso il soccorso pubblico e trasporto organi. Contando sul fatto che Anas è parte del Gruppo FS Italiane, è stato possibile trasmettere la stessa visione progettuale green e smart previste sulle autostrade anche all’interno dei parchi urbani. Anche in questo caso si tratterà di parchi che producono energia, totalmente offgrid, generando nuove possibilità di sviluppo. Anche il vertiporto contempla l’utilizzo di pannelli fotovoltaici sulla copertura, oltre a una serie di sistemi per ridurre i consumi interni in termini di climatizzazione e illuminazione».
Quali altri aspetti innovativi prevede questa infrastruttura?
«Nel progetto di Varese abbiamo immaginato anche l’utilizzo per la prima volta di impianti a idrogeno verde: l’intento è utilizzare fuel cell a idrogeno per un uso civile in grado di produrre l’energia elettrica, per alimentare edifici con fonti rinnovabili. Oltre ai pannelli fotovoltaici, il tetto giardino è pensato per comprendere l’area di decollo per droni elettrici passeggeri. La grande sfida sarà proprio quella di sfruttare il corridoio della linea ferroviaria per far passare i droni, così da non sorvolare le abitazioni e gli altri edifici. Il parco urbano fungerà da area per la ricarica elettrica, ma l’intenzione è creare addirittura dei Smart Kiosk, piccoli hub di info point per uso turistico, ma anche per la telemedicina per le persone del quartiere. Anche qui gli hub sono muniti di vertistop sulla copertura per il decollo di piccoli droni, adibiti al video controllo e video sorveglianza di quartiere».
Le città del prossimo futuro vedranno un uso massivo dei droni?
«Faccio molta fatica a prevederlo. In Italia, in Europa, è difficile pensare a un’adozione massiccia, soprattutto con l’idea di usarli per recapitare piccoli pacchi o persino come food delivery. Più facile, e razionale, è prevedere l’impiego di piccoli droni per finalità di pubblica utilità. Inoltre, è possibile pensare a un uso di droni passeggeri per visitare aree archeologiche o spazi aperti come Ostia antica, Pompei, in aree meno popolate, dove proporre un turismo culturale innovativo, fornendo un servizio che contempli anche la possibilità di ammirare la ricostruzione in 3D con la realtà aumentata di antiche vestigia. Questo potrebbe aprire a un futuro in grado di creare nuove opportunità economiche e occupazionali, valorizzando alcune aree minori e portando un certo tipo turismo attento all’hi-tech e alla cultura, anche in Italia».
Quali sono i nodi da sciogliere per trasformare in realtà il vertiporto?
«Siamo in attesa delle relazioni da parte di ENAC, ENAV e, a livello internazionale, EASA. Il punto critico resta la sicurezza dei mezzi. Oggi, i mezzi a disposizione ancora sono pochi, quindi in tutto il mondo si assiste a un grande dinamismo per progettarli e metterli in campo. Ci sarà bisogno di adeguate certificazioni. A questo si aggiungono i limiti di autonomia: i droni possono contare su 30-40 km a seconda del prodotto. C’è, poi, tutto il tema delle rotte aeree, per evitare collisioni con mezzi aerei e strutture urbane. Ma è solo una questione di tempo. Ci sono Paesi molto avanzati, come gli Stati Uniti e la Cina, come pure gli Emirati Arabi, dove già si vola, altri meno, ma la tendenza verso cui si va è quella di contare sulla presenza di droni anche in Europa e in alti contesti internazionali».
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