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«Sì, il 30 luglio finiamo. Ci diamo sù. Oggi portiamo a compimento il nostro ultimo Piano Quinquennale». Massimo Zamboni non ha la faccia dell’imbonitore e come lui stesso sottolinea, i Cccp non hanno mai fatto nulla perché costretti. Del resto, anche per colpa dell’enfasi con cui Riccardo Vitanza, presentando la conferenza stampa dei Cccp al Circolo Arci Bellezza a Milano, come «l’ultima conferenza stampa dei Ccp (nella foga dimentica una delle C, ma tant’è, ndr)», la domanda vola di bocca in bocca: non è che ci state a prendere in giro? Non è che avete mutuato una trovata pubblicitaria (“termina domenica”) da Poltrone & Sofà e quest’autunno ci ritroviamo qui a dirci che “visto l’inatteso successo del tour si riparte”?. No, niente di tutto questo: semplicemente, i Cccp, uno dei più importanti gruppi Punk-rock, dopo essersi risvegliati da un letargo voluto di oltre trent’anni, si sono rimessi in cammino sull’onda di due eventi, entrambi reggiani, e ora si apprestano a chiudere il cerchio con un mini tour estivo, preceduto da altri due momenti che il leader e front-man del gruppo, Giovanni Lindo Ferretti non esita a definire «la nostra cerimonia di commiato».
I Cccp se ne vanno cantando, calcando gli ultimi palcoscenici, senza i quali non esisterebbero. «Per noi è finita» dice dissacrante Ferretti. Che poi, sorridendo, aggiunge: «Il problema è quanto ancora durerete voi…». Invero, a chi si accosta con diffidenza a una serie di annunci funebri di gente viva, qualche dubbio viene. Ad esempio, che nemmeno loro si aspettassero di riscuotere così tanto successo dopo un letargo di 30 anni. Il riferimento è anche alla mostra “Felicitazioni” che è stata allestita ai Chiostri di San Pietro, in città a Reggio Emilia. Una mostra sulla storia di questo gruppo punk fatto di musicisti reggiani che s’incontrano a Berlino. «Il primo risultato che ci ha sorpreso – sottolinea Giovanni Lindo – è stato il numero di visitatori che ha fatto registrare la mostra: oltre 50mila presenze, con gente che arrivava da tutta Italia e che, nella maggior parte dei casi, non aveva mai visto Reggio Emilia prima di allora». Ma prima della mostra è stato al Teatro Valli, nelle due serate del Gran Galà Punkettone, che i Cccp hanno scoperto di avere ancora il loro pubblico. Allargato: «È stata questa la cosa più inattesa: il nostro pubblico era lì, al suo posto. Ma accanto c’erano anche tanti giovani. Eppoi – rivela Ferretti – lì mi sono risvegliato: la chitarra di Zamboni è stata per me una scossa elettrica; Annarella, altera, austera, si confermava in tutta la sua bellezza anche a distanza di tanto tempo. Eppoi Fatur, il nostro performer: trent’anni l’avevo lasciato che era un bronzo, ora me lo ritrovo una specie di Buddha, ma con una fisicità e una espressività che non si poteva non mettere sul palco». Da qui il successo delle due serate reggiane, a cui sono seguiti alcuni concerti, come quello di Berlino («dove la gente diceva: ma sono ancora vivi?» ) e Bologna «dove – rivela Ferretti – mi ritrovai sul palco dopo aver avuto un infarto. Ricordo che ho detto a Zamboni: pensa che figata se muoio durante il concerto, mi raccomando eh… se succede, reggetemi il gioco. Ricordo anche la risposta di quell’ateo di Zamboni: morire son capaci tutti. La cosa difficile è risorgere». Invero, in attesa di una improbabile risurrezione, ecco il tour , « tra i ruderi dell’Antica Roma al Circo Massimo fino a quelli dell’Antica Grecia , al Teatro antico di Taormina».
E non è un caso che Giovanni Lindo Ferretti fotografi la situazione con questi versi: Sembra che il mondo vada a puttane/ locuzione volutamente scorretta e volgare/ è una boccata d’aria pura, altro tempo, altra baldanza / il mondo va a puttane/ è un giudizio inesorabile sul presente. Poi aggiunge: «Abbiamo visto cadere il Muro di Berlino/ sembrò la fine della storia/doveva seguire il regno del libero/democratico/progressoma fu vendetta della geografia, e del meteo/Ricordate le primavere arabe? Il mondo si sgretola, rotola via/succede è successo: si sgretola». In questo cantico c’è tutto il Ferretti-Pensiero, che altro non è che una presa d’atto. Ecco perché quei concerti senza nemmeno una canzone nuova, semmai con qualche canzone cambiata, a cui sono stati tolti «riferimenti politici non più attuali». L’obiezione è dietro l’angolo: ma nel vostro pubblico qualcuno potrebbe non apprezzare l’assenza di riferimenti al socialismo così come erano in passato: «Tra noi e il nostro pubblico – chiosa Ferretti – c’è il filo spinato. Noi non siamo servi del nostro pubblico». Al bando la melensa retorica dell’artista che non può stare senza il proprio pubblico. Semmai, alle radici di questa reunion con tanto di data di scadenza, resta il sospetto che abbiano un peso gli aspetti economici. È lo stesso Ferretti a sottolinearlo, quando si dichiara, senza nessuna sollecitazione esterna, «contrario ai concerti gratuiti. Ogni lavoro va pagato, come io sono felice di pagare le due badanti che al Cerreto accudiscono una persona di 99 anni». © RIPRODUZIONE RISERVATA
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