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Alla fine il tram di Opicina oggi, martedì 11 marzo, è ripartito. L’ultimo fermo della linea è durato una settimana a causa di un guasto al cuscinetto del carro scudo.
E nonostante gli imprevisti non siano mancati, nei primi quaranta giorni dalla sua ripartenza – dopo 8 anni e mezzo di stop dal celebre incidente del 2016 – gli effetti delle prime corse si sono iniziate già a farsi sentire, in positivo, sulla quotidianità di Opicina.
La ripartenza del Tram e i buoni effetti su Opicina
«Il borgo è più vivo, arrivano comitive che non si vedevano da tempo», osserva Marina Visentini, residente a Opicina. Nei fine settimana, soprattutto, quando in piazzale Monte Re si sono visti scendere dalle carrozze centinaia di persone. Residenti, che per nostalgia o piacere di un viaggio più tranquillo preferiscono la tramvia all’autobus, per quanto più pratico. Ma anche molti triestini che hanno colto l’occasione di ritornare sull’affezionato Tram per fare una passeggiata a Opicina, che in assenza di altri pretesti forse non avrebbero frequentato.
Le ricadute positive dalla ripartenza del tram sono tangibili al bar “Alla Tramvia”, che il primo febbraio aveva già terminato tutti i biglietti. Michele Mattera, dipendente del locale, racconta che, prevedendo un gran numero di clienti, nei giorni prima si era dotato di 700 tagliandi, ma nell’arco di poche ore questi erano andati tutti venduti. «Il lunedì dopo sono venuti a consegnarci il nuovo computer, e la macchinetta per stampare i biglietti: non eravamo più abituati a tutto questo movimento», racconta, dividendosi tra il bancone e la cassa. «Non facevamo affari così da otto anni e mezzo».
Stessa percezione per il titolare del bar Vatta, Paolo Graba: «In questi otto anni e mezzo abbiamo risentito tutti del fermo, alcuni lavorando più, o meno di altri», testimonia.
Basta fare due calcoli: 19 corse al giorno per le prime due settimane, poi diventate 39 corse al giorno, una ogni 43 minuti. «Per ogni carrozza che arriva, almeno metà dei passeggeri – stima Graba – viaggia sul Tram non per raggiungere Opicina, ma per riassaporare il piacere della tramvia. Salgono e scendono subito dopo, ma nell’attesa si fermano per un caffè, un acquisto: per un piccolo borgo come Opicina, sono numeri che fanno la differenza».
«Molti si fermano solo tra una corsa e l’altra, quindi non vanno molto oltre i primi negozi», precisa Nereo Russo, dal suo storico negozio di fotografia a metà di via Nazionale. «A livello d’affari – riferisce – non ho notato grandi differenze, ma di certo il borgo è più movimentato».
«Fin troppo bene! » , esclama invece Liana Gustin dalla sua trattoria “Max”. Il ristorante, non lo nasconde, è tra quelle attività sopravvissute alle crisi degli anni più recenti – fu aperto nel 1934, novant’anni fa – compreso il calo di presenze durante lo stop della linea 2. «Fortunatamente – precisa – abbiamo già i nostri clienti: anzi adesso, all’ora di pranzo, ci capita di dover mandare via fino a trenta persone al giorno. I coperti sono tutti al completo, soprattutto il sabato e la domenica».
A bordo di quelle carrozze ci sono anche molti turisti, che forse senza la curiosità e il fascino destati dal Tram di Opicina non si sarebbero mai spinti fino a piazzale Monte Re. «In questi otto anni e mezzo Trieste ha conosciuto un forte sviluppo turistico, mentre Opicina, per alcuni versi, è rimasta poco valorizzata», riflette Saša Malalan, dell’omonima gioielleria di famiglia. «In questi anni – osserva – molte attività hanno chiuso i battenti per motivi diversi, e dal 2016 in poi ne sono state aperte ben poche, forse perché Opicina ha smesso di essere frequentata come prima, e ambita a livello commerciale: il Tram era una leva importante, venuta a mancare da un momento all’altro».
Tra gli imprenditori che invece in quel borgo hanno deciso di crederci, e investirci, c’è Urška Vidoni, ventinovenne appassionata di libri ed editoria. Un anno fa ha aperto “Librarna”, una libreria bilingue in Strada per Vienna.
«A Opicina mancava una libreria da ormai dieci anni: è stata una scommessa. È stato un inizio in salita e – racconta – molto ha aiutato il passa parola, ma ci sono ancora tanti lettori appassionati, diventati presto clienti abituali».
La libreria è relativamente distante dalla rimessa di piazzale Monte Re, considerate le dimensioni del piccolo borgo. «Ma da quando è ripartita la linea 2 – osserva – la differenza c’è, si respira, soprattutto il sabato mattina: arrivano anche tanti bambini, che salgono sul Tram per la prima volta e poi, per fortuna, hanno ancora piacere di sfogliare un libro».
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