Si va verso la fine del 2024. Anno iniziato con la vittoria, lo scorso mese di febbraio, della candidata del Campo Largo, Alessandra Todde, e che finirà tra 2 settimane scarse, confermando l’ennesima occasione mancata per la Sardegna.
Nessun cambio di passo facilmente rilevabile sul fronte dei trasporti, della sanità, della trasparenza e, soprattutto, dei giovani. Temi affrontati senza alcuna visione e capacità di programmazione da parte dell’attuale maggioranza di centrosinistra, impegnata, recentemente, a buttare a mare oltre 100 milioni di euro in affidamenti diretti e senza bando con l’ultima approvazione di bilancio. Nel frattempo, il “Governo dei migliori” continua a non agire, a non innovare e a non dare alcun segnale di cambiamento.
Un assioma facilmente riscontrabile sul fronte dei trasporti, dove, forse per soddisfare “una certa ansia da prestazione”, l’Esecutivo regionale non va oltre la raffica di comunicati stampa saluta nella speranza di rimarcare il successo per aver “implementato” 22 voli aggiuntivi per le festività natalizie, considerandolo addirittura un “risultato concreto per la continuità territoriale”… chi si accontenta gode!
Nella realtà di concreto c’è che i voli in continuità, a nove mesi (quasi dieci) dall’insediamento della Giunta guidata dalla presidente nuorese, non sono sufficienti a soddisfare la domanda di trasporto.
I dati, inoltre, dicono che durante la sfigatissima Legislatura Solinas i voli nel periodo natalizio nei 3 aeroporti sardi erano pari a 64, superando la quota di 120 tra la fine dell’anno e l’Epifania. Allora, però, l’attuale maggioranza (fino all’anno scorso all’opposizione) denunciava con toni catastrofici e strumentali l’azione del governo di centrodestra.
Contestualmente, del nuovo bando per la continuità territoriale aerea della Giunta Todde, previsto entro il 2025, si sà ben poco. Giusto la scadenza per la presentazione. Nulla invece si sà del progetto e delle ipotesi di intervento. Misteri anche sul fronte degli aiuti diretti ai vettori per l’apertura di nuove rotte stabili. Nonostante la norma approvata dal Consiglio regionale nel 2023 (30 milioni di euro i fondi stanziati) e il via libera dell’Europa, non si hanno notizie del bando per le aggiudicazioni delle tratte punto a punto. Nessuna possibilità, quindi, di dare una risposta efficace alla carenza di collegamenti soprattutto nella stagione invernale.
Nel merito della questione caro voli, visto che la presidente nuorese non perde occasione per sbandierare il modello “vincente” Sardegna, si rilevano ritardi sui rimborsi per i biglietti superiori a 100 euro a tratta, previsti dall’iniziativa dell’Esecutivo che ha portato alla creazione della piattaforma https://sardegnatrasporti.regione.sardegna.it/ . Nel frattempo la Sicilia, regione decisamente più concreta, applica uno sconto massimo del 50 per cento a tratta e il minimo tetto di spesa per il rimborso è pari a 62,50 euro, rispetto ai più inaccessibili 100 indicati dalla Regione Sardegna.
Dinamiche simili si evidenziano anche nella sanità. Premesso che abbiamo capito di avere il Fanis Katergiannakis della sanità nell’esecutivo Todde, contestato non solo dalla minoranza ma anche dalle diverse forze del Campo largo, (si ricordano le bordate di socialisti e progressisti) e scavalcato anche dai propri colleghi di Esecutivo, come suggerisce il lancio dei “buoni servizi sanitari” da parte dell’assessora che non si indigna più. Sullo sfondo, piuttosto che risolvere i problemi della sanità sarda, anche l’attuale maggioranza, come la precedente, prova a lanciare l’ennesima riforma strutturale della sanità sarda.
Nel frattempo lo stato di salute della sanità sarda continua ad essere scadente, le persone continuano a non poter ricevere le cure nei tempi canonici, una quota sempre maggiore di sardi rinuncia alle cure, mancano i medici, gli infermieri e, dalle parti dell’Assessorato al Lavoro si fa casino con gli Oss.
Con l’obiettivo di confondere il proprio elettorato (saranno tutti alle prese con l’analfabetismo funzionale?) l’Esecutivo regionale veste i panni dell’imbonitore televisivo, promuovendo “alzate di ingegno” per il diritto alla salute. L’ultima, come richiamato prima, è quella dei buoni (a nulla) servizi sanitari. Iniziativa a prova di universalità del diritto alla salute, dal momento che i buoni potranno essere erogati solo ai nuclei familiari con un ISEE sotto i 10mila euro. Ricordiamo alla assessora Desire Alma Manca e allo scavalcato Armando Bartolazzi, che si ammalano anche i contribuenti sardi con un ISEE superiore ai 10mila euro. Buoni, ancora, che evincono una non puntuale conoscenza dalle parti dell’Esecutivo regionale del cosiddetto percorso di tutela, del quale abbiamo scritto in diverse occasioni.
In poche parole, quando si fa una chiamata al CUP e si riceve una prenotazione che non rispetta i codici di priorità dell’impegnativa (ovvero urgente entro 72 ore, breve entro i 10, differibile tra i 30-60 giorni e programmabile entro 120), se la prenotazione che accorda il CUP non rispetta questi tempi, il/la paziente ha diritto ad essere avviato/a al percorso di tutela che prevede la garanzia della prestazione nei tempi previsti, attraverso un privato accreditato e convenzionato, un medico interno al Servizio Sanitario Regionale (l’intra moenia) o a pagamento da un privato con rimborso. Nel caso il paziente abbia l’esenzione, ancora, non paga neanche il ticket. C’era quindi bisogno di stanziare 10 milioni di euro per l’ennesima iniziativa non richiesta?
Sembra, perciò, evidente la necessità di giustificarsi al proprio elettorato, stancatosi, a quasi dieci mesi dall’insediamento, dell’incompetenza dei rappresentanti della XVII Legislatura.
Ci si lamenta, poi, della crisi della medicina territoriale e della mancanza di medici di medicina generale. Molti, come risaputo, andranno in pensione nei prossimi 4 anni – circa 350 in Sardegna – e i laureati in medicina e chirurgia non si presentano neanche più alle selezioni per la specializzazione di medicina generale. Perchè sorprendersi e rivangare sempre le colpe dei predecessori del centrodestra? Le stesse forze al governo della regione – tranne i 5 Stelle – nella precedente Legislatura Pigliaru avevano di fatto bloccato lo scorrimento dele graduatorie per l’affidamento delle sedi di medicina generale nell’isola. Graduatorie, per dovere di cronaca, bloccate al 2013 ai tempi dell’insediamento della XVI Legislatura Solinas. Ritardi – lo capirebbe anche un esponente del PD – che hanno concorso alla creazione dell’attuale carenza di medicini di medicina generale. Molti giovani medici di medicina generale, infatti, avranno deciso negli anni di attesa di intraprendere altre carriere, lavorare nelle guardie mediche o emigrare in altri Paesi e regioni d’Italia.
Sempre sul fronte dei diritti negati, come non evidenziare i ritardi delle convocazioni da parte delle Commissioni medico-legali”. Oggi in Sardegna si stimano circa 12mila pazienti in attesa di convocazione per il riconoscimento del proprio stato di invalidità. Nessuno “rimarrà indietro”. Todde docet!
Ora al Governo, il centrosinistra scopre che alcune azioni portate avanti nella XVI Legislatura (ricordiamola la Legislatura dell’emergenza Covid-19) erano giuste, come nel caso dei gettonisti nei pronto soccorso, vista la strutturale carenza di medici in Sardegna.
Anche sulle liste d’attesa il Campo largo ha dimostrato di non avere le minime capacità politico-amministrative. Chiusi nella propria ideologia da “compagni da comodino”, i leader della XVII Legislatura continuano a non capire che in assenza di medici bisogna mettere più risorse per i privati convenzionati. Operatori, ricordiamolo, che costano il 3% del bilancio sanitario ma che erogano il 65% delle prestazioni sanitarie. Qualcosa dovrà pur dire… ma, nel frattempo, i “migliori” buttano a mare oltre 100 milioni di euro (vedi ultima variazione di bilancio) per i propri amici e parrocchie di riferimento. Poi si dice che non ci sono le risorse per le convenzioni con i privati…
Problemi anche sul fronte della trasparenza. Dopo aver stigmatizzato per 5 lunghi anni l’assenza di trasparenza e i “gomblotti” del centrodestra, il centrosinistra, ora al governo, non ha cambiato granché. Si continua a non sapere nulla sui numeri della partecipazione al voto dei consiglieri e delle consigliere regionali, sui CV dei 120 dipendenti dei gruppi politici in Consiglio regionale (si sà solo che non hanno grandi competenze legislative, come ricorda la qualità delle 64 proposte di legge presentate in questi ultimi 10 mesi) e, inoltre, si continua con la distrazione di risorse pubbliche a favori di interessi particolari.
A confermarlo l’ultima approvazione della variazione di bilancio delle forze del Campo largo (e della minoranza che ha preso la sua parte). Atto, recentemente, che ha visto la presentazione di un esposto in Procura da parte di un cittadino sardo, Felice Corda, che ha denunciato i consiglieri/e Agus Francesco, Ciusa Michele, Deriu Roberto, Cocco Sebastiano, Orrù Maria Laura, Pizzutto Luca, Porcu Sandro, rei, si legge nell’esposto, di aver assegnato 101 milioni di euro a comuni, enti, privati, associazioni di vario genere “senza alcun bando pubblico e gara”.
In effetti, in un’Isola che cade a pezzi, leggere di 50mila euro concessi a una onlus per un orto terapeutico, dovrebbe far riflettere. Come dovrebbe far riflettere l’affidamento di 60mila euro a un noto spin off giovanile del PD per fare due murales (tema ripreso anche da un’altra associazione di diverso segno politico che ha ricevuto 30mila euro). Spin-off democratico che prende a questo giro anche altri 23mila euro per il progetto “100 murales in 100 muri”, 45mila per un’altra iniziativa progettuale e 22mila per “la scuola di giovani amministratori”.
Altri 30mila euro per un evento di “donne giornaliste”. Stesso importo per l’acquisto di un bus (viene da chiedersi quale bando affidi oggi un contributo al 100% per l’acquisto di un mezzo), 50mila euro per un festival di musica, 30 per acquistare attrezzature per il rugby, 7 per comprare strumenti musicali, 40 per la manutenzione di una piscina, 30mila euro per celebrare il 50° anniversario della fondazione di una associazione culturale, 80mila euro per pagare bollette, affitto e spese correlate al funzionamento dell’organizzazione (non esiste ad oggi bando pubblico in Regione che accetti una così vasta ammissibilità delle spese) e 100mila euro a Elmas per i padri comaschi che così possono rinnovare gli infissi e il proprio parco auto.
Si potrebbe andare avanti così per ore (sono oltre 60 le pagine contenenti le informazioni degli affidamenti diretti) chiedendosi nel contempo se esista un organo di valutazione in regione che faccia un ragionamento sulla coerenza di tali spese con gli statuti delle associazioni beneficiarie e se tali organizzazioni no profit siano state costituite a ridosso dell’approvazione della variazione giusto per incassare l’affidamento diretto. Non si saprà mai probabilmente.
Buio anche sul fronte dell’inclusione dei giovani (è stato uno dei cavalli di battaglia della presidente nuorese in campagna elettorale). Doveva essere la legislatura del cambio di passo per la gioventù sarda. Invece stiamo scoprendo, settimana dopo settimana, che cambierà ben poco.
Lo si può affermare senza paura di essere smentiti innanzitutto per la scelta dell’Esecutivo Todde di non voler parlare con le migliori buone pratiche del settore della gioventù nell’Isola. La qualità, forse, mette paura alla presidente nuorese?
Alessandra Todde, come abbiamo visto, che sul tema, preferisce mandare in avanscoperta consiglieri di gabinetto (salvo poi far morire sul nascere ogni slancio sinergico e di coprogrammazione) e andare in giro nelle scuole affermando, in un ambiente protetto, che si sta cambiando in meglio il paradigma delle politiche giovanili in Sardegna. Ma come? Sorvolando sulla narrazione priva di fondamento della Todde, basta guardare gli atti adottati dall’attuale maggioranza per togliersi ogni dubbio.
Si continuano a spendere le risorse del fondo nazionale delle politiche giovanili per finanziare interventi calati dall’alto. Esattamente come ha fatto Christian Solinas e la sua Giunta. Non solo si è rifinanziato Giovani VISPI (1,3 milioni di euro nell’ultima variazione di bilancio) ma si è adottato lo stesso modus operandi con l’ultimo progetto “Start Giovani e impresa”. Che si candida a non avere successo, dato che si continua a non voler parlare con i giovani. Ricordiamolo, i beneficiari finali di tali iniziative. Impatto bye bye!
In Consiglio regionale (ricordiamolo i giovani erano una priorita per il Campo largo), in 10 mesi il Legislatore non ha poi prodotto alcun intervento. Nessuna proposta di legge dalla maggiorazna. Solo una proposta della minoranza , peraltro presentata dallo stesso individuo che nella scorsa Legislatura non è riuscito a farla arrivare (pur essendo in maggioranza) in Consiglio per la discussione finale.
La stessa Giunta Todde, tolto il rifinazimanto di un fondo pre esistente per la mobilità internazionale, non ha fatto altro che staccare un paio di assegni con apposite delibere e senza alcuna programmazione degli interventi: la programmazione, ricordiamolo, era un altro capisaldo della campagna elettorale di Alessandra todde.
Mancano pure le azioni più ovvie, come i portali di informazione per i giovani. In Sardegna per 12 lunghi anni il sito sardegnagiovani non è mai stato aggiornato e soltanto l’anno scorso, dopo una campagna di sensibilizzazione di Sardegnagol verso le istituzioni regionali, la regione ha oscurato l’inutile portale. Non c’è stato poi alcun aggiornamento. Giustamente c’è poco da raccontare sulle iniziative regionali per la gioventù. Vanno capiti…
Il paradigma legislativo delle politiche giovanili in Sardegna, ancora, è rimasto fermo alla legge 11 del 15 aprile 1999, con i suoi miseri 10 milioni di lire per gli interventi della gioventù. Legge, peraltro, mai adottata.
Siamo, quindi, molto indietro rispetto ad altre regioni d’Italia. Eppure le capacità tra i giovani sardi non mancano. Manca invece la volontà politica di metterle a sistema e al servizio del sistema.
foto Sardegnagol, riproduzione riservata
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