“La Basilicata e nello specifico la provincia di Potenza sta vivendo uno dei periodi più bui dalla pandemia. Alla crisi dello stabilimento Stellantis di Melfi e del suo indotto si aggiungerà quella del settore delle estrazioni petrolifere se non si intraprenderanno azioni concrete per accompagnare la transizione”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil di Potenza Vincenzo Esposito all’assemblea generale di fine anno oggi nel capoluogo.
“Siamo passati da 80 mila barili di petrolio al giorno estratti in Basilicata a 36 mila, che potrebbero diventare 60 mila nel 2025. Nell’arco di una decina di anni – precisa Esposito – il petrolio sarà una risorsa che non potrà più essere estratta. È necessario un impegno concreto e attuale delle istituzioni e delle multinazionali del petrolio affinché non venga garantita solo la riconversione delle industrie petrolifere ma anche la bonifica dei territori, in parte compromessi.
Da un lato c’è la questione occupazionale – aggiunge Esposito – sono infatti circa duemila gli addetti del settore, tra diretti e indotto, che vanno formati in vista di una riconversione green. E dall’altro c’è la questione della tutela ambientale e di una restituzione alla comunità di terreni che non sono più adatti a una vocazione agricola. A ciò si aggiunge un altro tema, purtroppo emerso in tutta la sua tragicità in questi giorni ed è la sicurezza negli impianti, specie nella catena di appalti e subappalti. È necessario che la Regione Basilicata tenga aperto e attivo il tavolo istituito con le multinazionali per avere garanzie su tutti i livelli, dalla riconversione alla formazione per mantenere i livelli occupazionali insieme alle compensazioni ambientali e alla sicurezza. Il rischio è di trovarci con un altro pezzo della Basilicata depredato e senza futuro, come sta accadendo nell’area industriale di Melfi con l’automotive.
Il tutto – aggiunge – in un contesto nazionale e internazionale molto delicato e particolare. Il 75 per cento della produzione di auto mondiale è cinese, con una crisi di settore che sta investendo tutta l’Europa. In Italia sono tre gli stabilimenti chiusi, con Stellantis che in tre anni ha impiegato un miliardo per gli ammortizzatori sociali. È ovvio che per salvare il settore serve una nuova strategia europa, basata sull’innovazione e sugli incentivi e non sul taglio di 4,6 miliardi al fondo automotive stabiliti dal governo. Una crisi industriale senza precedenti che investe anche il manifatturiero: in Italia siamo al 21esimo mese consecutivo di calo della produzione”.
Per Esposito “alla crisi economica si accompagnerà anche una crisi sociale difficile da governare. I pensionati e le pensionate lucane, i lavoratori e le lavoratrici, i giovani, le famiglie sono già stati messi alla prova dalla crisi idrica frutto di sciatteria politica e amministrativa. Non vorremmo il copione si ripetesse anche per le altre vertenze – conclude – sebbene strettamente connesse al contesto nazionale e internazionale”.
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