Macchie, muffa, allagamenti, infiltrazioni, nessuna assistenza: è questo il lusso delle residenze private del colosso dell’housing Camplus a Bologna, secondo la denuncia degli studenti che hanno manifestato davanti alla residenza universitaria Alma Mater in zona San Donato. Nelle ultime settimane, infatti, molti affittuari delle sei strutture hanno segnalato disagi e problemi nei loro appartamenti, dove una stanza singola può arrivare a costare anche 1000 euro e una doppia tra i 650 e 700 euro al mese. Malcontento che è sfociato in una manifestazione mercoledì 18 dicembre quando attivisti dei collettivi Adl Cobas e Luna, insieme a diversi inquilini, si sono riuniti in presidio per denunciare una serie di problemi nelle abitazioni e per richiedere un incontro con la dirigenza dell’azienda. La manifestazione, che inizialmente era pacifica, si è presto caricata di tensione. I partecipanti, dopo alcune ore di presidio all’esterno dell’edificio, hanno cercato di accedere alla struttura per confrontarsi direttamente con i responsabili. A quel punto, si è verificato il contatto tra gli attivisti e la polizia arrivata sul luogo. “Siamo venuti qui oggi per chiedere un incontro a Camplus – dichiara Maria, una delle studentesse presenti. – Un incontro che c’era stato promesso durante il presidio avvenuto negli uffici di Zamboni e che non c’è stato dato”. Nell’ultimo mese gli studenti avevano già lamentato più volte il mancato dialogo. Secondo quanto dichiarato da Camplus si tratterebbero di false accuse in quanto sarebbero “intervenuti tempestivamente sulle segnalazioni che abbiamo ricevuto”. In una nota, riportata da il Resto del Carlino, Camplus ha detto di “aver sempre prestato ascolto alle richieste degli studenti”. E ha fatto sapere che “procederà per vie legali con una denuncia”.
La mobilitazione degli studenti non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto di crescente tensione legato alla crisi abitativa e al caro affitti. Gli attivisti dei collettivi Luna e Adl Cobas, che sostengono da tempo le rivendicazioni degli inquilini delle residenze Camplus, hanno sottolineato come i problemi strutturali nelle abitazioni, uniti agli aumenti continui dei canoni di locazione, rendano insostenibile la situazione per molti studenti. Tra le criticità segnalate, spiccano la carenza di acqua calda negli alloggi, infiltrazioni d’acqua e interventi di manutenzione spesso tardivi o inefficaci, la presenza di muffa. Questi disservizi, lamentano gli studenti, si verificano nonostante i costi degli affitti siano già particolarmente elevati. Una stanza in doppia può arrivare a costare fino a 700 euro al mese, mentre per una singola si superano spesso i 1000 euro. Gli attivisti hanno reso noto che la protesta di ieri non è nata dal nulla, ma è il risultato di mesi di richieste di dialogo ignorate.
Nonostante le tensioni, la mobilitazione ha ottenuto un risultato. È stata confermata la convocazione di un incontro tra studenti, rappresentanti di Camplus e l’assessorato all’Urbanistica e all’università, previsto per il 23 dicembre. “La lotta paga”, hanno dichiarato gli attivisti sui social, condividendo foto e video della protesta. “La situazione nei nostri alloggi è inaccettabile – ha commentato uno degli inquilini presenti alla manifestazione – “Paghiamo affitti altissimi e ci ritroviamo senza acqua calda, con pareti piene di muffa e rubinetti che perdono. Abbiamo provato a dialogare, ma non siamo mai stati ascoltati. Per questo abbiamo deciso di agire”. L’episodio ha scatenato anche reazioni politiche. Stefano Cavedagna, eurodeputato di Fratelli d’Italia, ha definito la manifestazione “l’ennesima occupazione violenta”, chiedendo al Comune di Bologna di revocare lo spazio di Vicolo Bolognetti, attualmente concesso al centro sociale Làbas, che supporta i collettivi studenteschi. Dal canto loro, gli studenti ribadiscono che la mobilitazione non si fermerà finché non verranno trovate soluzioni concrete. “Il caro affitti e la crisi abitativa non riguardano solo noi inquilini di Camplus – spiegano i collettivi – ma sono un problema che colpisce tutti gli studenti e le fasce più deboli della popolazione. Continueremo a lottare per i nostri diritti”.
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