È solo una delle sette contestazioni di corruzione che sarebbe stata operata all’interno dell’Inail di Vibo Valentia dal 2016 all’agosto 2020.
Un “regalo” da 1000 euro, questa la cifra che l’imprenditore del settore petrolifero Giuseppe D’Amico – già condannato in primo grado nel processo Petrolmafie a 30 anni di reclusione con l’accusa di essere uomo di riferimento della cosca Mancuso – avrebbe elargito a Giuseppe Tomaino, addetto alla gestione delle pratiche amministrative Inail, per favorire permanentemente le pratiche Inail riferibili all’azienda o alla persona di D’Amico. Un regalo tra i meno costosi rispetto a quanto emerge da un’inchiesta avviata dalla Guardia di finanza di Vibo e coordinata dalla Procura diretta da Camillo Falvo. Addirittura Giuseppe Tomaino si sarebbe lamentato con un avvocato affermando di essere stato sfruttato dal consuocero (visto il fidanzamento tra i figli dei due uomini). D’amico e i suoi familiari, infatti, avrebbero percepito, grazie ai buoni uffici di Tomaino, la cifra di 23mila euro. In cambio Tomaino non avrebbe ricevuto quanto sperato, ovvero il pagamento delle spese sostenute per l’atto notarile dei due figli.
Il patto corruttivo
Un patto corruttivo per agevolare la liquidazione di pratiche di indennizzi per incidenti o malattie professionali, false o parzialmente infondate, sarebbe stato stretto tra un gruppo di privati e alcuni pubblici ufficiali in servizio all’Inail di Vibo Valentia. In cambio i pubblici funzionari avrebbero ricevuto denaro o oggetti di valore.
È quanto sostiene la Procura che ha coordinato l’attività di indagine della Guardia di finanza. Ieri sono state eseguite tre misure interdittive nei confronti di medico – Antonio Salvatore Pasqua – e due funzionari dell’Inail – Giuseppe Mercuri e Giuseppe Tomaino – addetti alla gestione e istruzione della pratiche. Tutti e tre sono stati sospesi per un anno dalla loro attività.
Gli indagati sono in tutto 16. Oltre a coloro che hanno avuto la misura ci sono altre 13 persone che hanno ricevuto avviso di garanzia con le accuse, a vario titolo contestate, di associazione per delinquere e corruzione: Fabio Schicchi, infermiere all’Inail di Vibo; Nazzareno Bellissimo, Giuseppe Pizzonia e Stefano Cuccione elementi di unione tra le corruttori e pubblici ufficiali; Salvatore Francesco Meddis, dirigente medico legale dell’Inail. Tra coloro che avrebbero beneficiato della corruzione sono indagati Francesco Scannadinari, Giuseppe D’Amico, Salvatore Naccari, Angelo Sorrentino, Michele Cichello, Vincenzo Mazzotta, Nicola Antonio Monteleone, Francesco Monteleone.
Do ut des
I reati ipotizzati di corruzione parlano di somme di denaro elargite non inferiori a 2000 euro pagate tramite ricariche su carte PostePay, “regali” da 1000 euro, prestazioni professionali, generi alimentari, somme di denaro oscillanti tra i 4000 e i 5000 euro. L’inchiesta contempla anche regali come Rolex in oro rosa e telefoni.
In cambio i pubblici ufficiali avrebbero dovuto certificare false allergie al cemento che avrebbero causato false dermatiti, istruire pratiche di liquidazione in materia di infortunio sul lavoro o malattie professionali, o anche istruire una pratica di liquidazione certificando come malattia professionale una patologia esistente da tempo.
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