Irpinia: rischio elevato per l’usura, ma basso per la camorra

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La Calabria e la Campania sono le regioni con il piĆ¹ alto indice di rischio usura. Lo rivela il rapporto 2011 Eurispes. E la provincia di Avellino ĆØ nella lista nera. Lā€™IRU (indice rischio usura) si fonda sullā€™analisi di quelle variabili di contesto socio-economico che si ritiene possano influenzare il grado di vulnerabilitĆ  e/o permeabilitĆ  di un territorio rispetto allā€™usura: quadro economico (Pil, disoccupazione); sistema bancario (protesti, sofferenze, interessi sui prestiti, valore del credito al consumo, sportelli bancari, banche cooperative e popolari, clienti home e corporate banking, comuni serviti da banche); tessuto imprenditoriale (imprese individuali, imprese cessate e iscritte); criminalitĆ : (reati di estorsione, reati per associazioni a delinquere). I dati ufficiali relativi a ciascuna variabile di contesto sono stati successivamente rapportati a grandezze che ne consentissero il confronto a livello provinciale. Lā€™IRU ĆØ stato, infine, calcolato come combinazione lineare degli indicatori di contesto socio-economico, opportunamente indicizzati e con ā€œpesiā€ diversi in funzione della loro correlazione con la variabile ottenuta rapportando il numero di reati di usura al totale dei reati denunciati. Lā€™Indice cosƬ ottenuto assume valori compresi tra 0 e 100 (in funzione crescente del grado di vulnerabilitĆ  del territorio), successivamente aggregati in cinque classi di rischio usura.
Principali risultati. Il 36,8% delle province con un Indice di rischio usura classificato come ā€œmedioā€ (valore IRU 40-60) ĆØ localizzato nelle regioni del Mezzogiorno; stessa percentuale di province nel Centro Italia, mentre le province del Nord-Ovest rappresentano il 26,3% del totale. Alla classe di rischio ā€œbassoā€ (valore IRU 20-40) appartengono prevalentemente le province del Nord-Ovest e Centro Italia (in entrambi i casi il 38,9% del totale), seguite da quelle del Nord-Est (22,2% del totale). Alla classe di rischio ā€œmolto bassoā€ (valore IRU 0-20) appartengono esclusivamente province del Nord Italia, con una preponderanza assoluta del Nord-Est sul Nord-Ovest (rispettivamente 73,7% e 26,3% del totale). La maggiore vulnerabilitĆ  del Mezzogiorno rispetto al resto dā€™Italia ā€“ tutte le province del Sud e delle Isole appartengono alle classi di rischio usura ā€œaltoā€ (valore IRU 80-100) e ā€œmedioā€ (valore IRU 60-80) ā€“ trae origine dalla persistenza, a livello regionale e provinciale, di talune condizioni che si ritiene favoriscano il diffondersi del fenomeno dellā€™usura, tra cui: elevato tasso di disoccupazione; Pil pro capite inferiore rispetto alla media nazionale; diffusione della criminalitĆ ; crescenti difficoltĆ  economiche di famiglie e imprese (protesti, sofferenze, cessazioni di impresa); minore presenza di banche sul territorio; difficoltĆ  di accesso al credito. In particolare, suddividendo gli indicatori di contesto provinciale in quattro settori di riferimento e calcolando per ciascuno di essi valori Indice intermedi, ĆØ possibile rilevare come i differenziali, a livello di area geografica di appartenenza, sono particolarmente accentuati in riferimento al quadro economico/occupazionale e, piĆ¹ in generale, nel confronto tra le province del Sud e quelle del Nord-Est.
La Calabria e la Campania sono le regioni con il piĆ¹ alto Indice IRU medio provinciale (rispettivamente 89,5 e 81,3) e appartengono entrambe alla classe di rischio ā€œmolto altoā€ (IRU 80-100). Nella classe di rischio ā€œaltoā€ (IRU 60-80) tutte le regioni appartengono al Sud (con valori IRU medi provinciali compresi tra il 68,1 della Puglia e il 79,9 della Basilicata) e alle Isole (valore IRU medio provinciale pari al 61,2 in Sardegna e al 69,2 in Sicilia). Al ridursi della classe di rischio usura aumenta la presenza di regioni del Nord Italia, in cui i valori medi provinciali rilevano: un rischio ā€œbassoā€ (IRU 20-40) in Piemonte (37,8), Valle dā€™Aosta (27,9), Friuli Venezia Giulia (24,7) e Veneto (20,5); un rischio ā€œmolto bassoā€ (IRU 0-20) in Lombardia (19,9), Emilia Romagna (15,6) e Trentino Alto Adige (0,1).
Il rischio nelle Province. La classifica rileva la presenza della totalitĆ  delle province della Calabria (ad eccezione di Catanzaro, IRU 76,8) nella classe di rischio ā€œmolto-altoā€, con valori Indice compresi tra 87,3 e 100 (rispettivamente Cosenza e Crotone). Sempre in questa classe troviamo le province di Caserta (IRU 90,8), Benevento (IRU 87,2), Avellino e Matera (IRU 82,9). Nella classe di rischio usura ā€œaltoā€ (IRU 60-80) si riscontra una percentuale significativa di province della Sicilia (9 su 25, 36% del totale, con valori Indice compresi tra 61,0 di Palermo e 79,9 di Enna); della Puglia (5 su 25, 20% del totale, con valori Indice compresi tra 60,1 di Bari e 73,3 di Foggia). Allā€™estremo opposto della classifica, ovvero nella classe di rischio ā€œmolto bassoā€ (IRU 0-20) si riscontra: la minore vulnerabilitĆ  in assoluto delle province di Trento(0) e Bolzano (0,2); la presenza di province appartenenti ad altre tre regioni, del Nord-Est (Veneto, Emilia Romagna) e del Nord-Ovest (Lombardia). In particolare, le province dellā€™Emilia Romagna rappresentano il 42% del totale, seguite dalle province della Lombardia e del Veneto (rispettivamente 26,3% e 21% del totale).
Per quanto riguarda, invece, le infiltrazioni camorristiche, sempre secondo lā€™Eurispes il rischio per lā€™Irpinia ĆØ basso. Su questo versante anche questā€™anno, la maglia nera del territorio provinciale piĆ¹ permeabile ai tentacoli della criminalitĆ  organizzata spetta alla provincia di Napoli, con un punteggio pari a 66,9. A seguire, la provincia di Caserta (57,4 punti), Foggia (53,4 punti), Catania (52,7 punti) e Vibo Valentia (48,5). Sempre ai primi dieci posti si collocano Crotone (38,3), Catanzaro (36,1), Bari (35,9), Trapani (35,6). In posizione intermedia per grado di permeabilitĆ  si trovano Siracusa (34,8), Palermo (34), Brindisi (33,5) e Messina (33,2). Agli ultimi dieci posti, sulle 24 province considerate, Benevento (30,3), Salerno (30,1), Agrigento (27,9), Taranto (27,8), Ragusa (27,8), Avellino (27,3), Cosenza (26), Caltanissetta (25,8), Enna (24,5) e, infine, Lecce (22,4).

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