Chi voleva la normalizzazione con Assad per rimpatriare i rifugiati siriani

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 


I governi europei puntavano alla normalizzazione con Assad per avviare i rimpatri dei rrifugiati siriani. Caduto Assad, si apprestano a fare la stessa cosa col nuovo regime. 

Domenica 8 dicembre, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha dato notizia della situazione a Damasco, con particulare attenzione alla residenza dell’ambasciatore italiano, nel cui giardino si sono introdotti alcuni ribelli armati, che hanno sottratto tre automobili dell’ambasciata, pur senza alcuno scontro con i Carabinieri di guardia.

Sì, perché l’Italia ha una ambasciata a Damasco. Riaperta da poco, nell’estate 2024, dopo 12 anni di rottura delle relazioni diplomatiche col regime di Assad.

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

La normalizzazione con Assad avviata dal governo Meloni

A fine luglio Tajani aveva annunciato che Stefano Ravagnan, attualmente inviato speciale del ministero degli Esteri per la Siria, era stato nominato ambasciatore a Damasco, “per accendere i riflettori” sul paese.

Fino ad allora, solo sei paesi UE su 27 (Romania, Bulgaria, Grecia, Cipro, Repubblica Ceca e Ungheria) avevano mantenuto aperta una rappresentanza diplomatica presso il regime siriano. L’Italia è stato il primo dei paesi del G7 a fare lo stesso passo.

La Farnesina aveva richiamato tutto il personale da Damasco e sospeso le relazioni diplomatiche con la Siria nel marzo 2012, così come Francia, Germania e altri paesi, in protesta contro “l’inaccettabile violenza” del regime di Bashar al-Assad contro i suoi stessi cittadini. Ma dopo dodici anni e vari cambi di governo a Roma, la nuova maggioranza di destra aveva deciso di fare passi verso la normalizzazione col regime siriano.

Cooperazione con Assad per rimpatriare i rifugiati?

Come sottolineava solo due mesi fa Hasan Jaber per Carnegie, la decisione italiana di riallacciare le relazioni diplomatiche era stata presa senza riguardo per la politica estera UE, e nonostante le significative sanzioni imposte dai paesi occidentali al regime di Assad.

L’obiettivo, neanche troppo nascosto, era di avviare i rimpatri dei rifugiati siriani dai paesi UE. Un obiettivo che l’Italia di Meloni e Tajani condivide con vari paesi europei, che a inizio luglio avevano inviato una lettera a Borrell in tal senso.

“È necessario rivedere la strategia dell’Unione Europea per la Siria e lavorare con tutti gli attori, per creare le condizioni affinché i rifugiati siriani possano tornare in patria in modo volontario, sicuro e sostenibile”, affermava Giorgia Meloni al Senato solo lo scorso ottobre.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

“Gli italiani sperano sicuramente che altri paesi europei seguano il loro esempio, dal momento che stanno cercando di spingere per modificare la posizione UE”, affermava Aron Lund, del think tank The Century Foundation di New York, alla Deutsche Welle. “Penso che col tempo, la pressione per riprendere il dialogo con le autorità di Damasco aumenterà”.

La lettera di luglio di otto paesi UE a Borrell

Solo nel luglio 2024, l’Italia e altri sette paesi UE (Austria, Cipro, Cechia, Grecia, Croazia, Slovenia e Slovacchia) avevano inviato una lettera all’Alto rappresentante per la politica estera UE Josep Borrell, chiedendo all’Unione Europea di essere più attiva sulla Siria.

“I siriani continuano ad andarsene in gran numero, mettendo a dura prova i paesi vicini, in un periodo in cui la tensione nell’area è alta, rischiando nuove ondate di rifugiati“, si legge nella lettera visionata da Reuters. I firmatari si lamentavano “della situazione umanitaria” nel paese che si era “ulteriormente deteriorata” poiché la sua economia era “in rovina”.

“Borrell ha incaricato il Servizio europeo per l’azione esterna di studiare cosa si può fare”, aveva affermato Tajani, aggiungendo che la nomina di un nuovo ambasciatore era “in linea con la lettera che abbiamo inviato a Borrell per accendere i riflettori sulla Siria”.

I leader europei speravano che, in cambio della normalizzazione delle relazioni, Assad potesse impedire ad altri siriani di fuggire verso l’Europa e facilitare il rimpatrio dei siriani le cui richieste di asilo erano state respinte dai paesi UE.

“Dopo 13 anni di guerra, dobbiamo ammettere che la nostra politica sulla Siria non è invecchiata bene”, aveva affermato il ministro degli esteri austriaco Alexander Schallenberg. “Per quanto amara sia, con l’aiuto dell’Iran e della Russia, il regime di Assad rimane saldamente in sella. L’opposizione siriana è frammentata o del tutto in esilio. L’Unione Europea non può più chiudere un occhio su questa realtà”.

Prestito personale

Delibera veloce

 

Il destino in forse dei siriani in Europa

I siriani continuano a essere il gruppo più numeroso di richiedenti asilo in Europa, con poco più di 181.000 persone richiedenti asilo in Europa. I numeri sono stati in aumento nel 2023, anche se si tratta di ancora meno della metà delle richieste presentate nel 2015, all’apice della crisi siriana, secondo i dati dell’Agenzia Europea per l’Asilo. E l’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) conta ben 5 milioni di rifugiati siriani nei paesi vicini – al confronto, i numeri dei siriani in Europa sono una bazzecola.

Eppure, il loro destino rimane in forse. Nel 2021, la premier socialdemocratica danese Mette Frederiksen aveva deciso di revocare i permessi di soggiorno permanenti dei rifugiati siriani provenienti dalla regione di Damasco, ritenendola sicura per i rimpatri.

Anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz a giugno aveva indicato il proprio sostegno al rimpatrio forzato delle persone condannate penalmente in Germania, “anche se provengono dalla Siria o dall’Afghanistan”. Una posizione, riaffermata dopo il caso Solingen, che non è comunque servita alla SPD a risalire nei consensi.

Un’obiettivo, quelli dei rimpatri, che i governi europei speravano di raggiungere tramite la normalizzazione delle relazioni col regime di Assad. Ma non avevano tenuto conto della fragilità del regime siriano, crollato come un castello di carte a inizio dicembre.

Dietro front: dalla normalizzazione di Assad alla cooperazione con HTS – purché si arrivi ai rimpatri

Richiedi prestito online

Procedura celere

 

La caduta del regime di Assad è stata un momento imbarazzante per i leader UE, che si sono affrettati ad applaudire la fine di un “regime criminale” a cui solo pochi mesi prima avevano discusso di dare un certo riconoscimento, come nota Eloise Hardy per The Parliament. Un inaspettato cambiamento, che non ha però modificato la mentalità dei governi europei.

Una delle prime reazioni di diversi stati membri UE, tra cui Germania, Austria, Belgio, Grecia, Italia, Svezia e Danimarca, dopo la caduta di Assad è stato quello di sospendere le domande di asilo dalla Siria. Il governo austriaco ha annunciato che avrebbe anche offerto ai rifugiati siriani un “bonus di ritorno” di 1.000 €.

Per ora, questi sforzi sono volontari, poiché la Commissione europea ha riconosciuto che “non sono soddisfatte le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e dignitoso in Siria”. Anche l’UNHCR ha chiesto ai paesi UE di non prendere misure per il rimpatrio dei siriani. “È dovere degli stati membri UE garantire che i rimpatri avvengano solo quando è sostenibile e quando può essere garantita la sicurezza“, ha affermato Catherine Woollard, direttrice dello European Council on Refugees and Exiles (ECRE).

Foto: Nova



Source link

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link