«Organizzare ora gli eventi con calendario unico»

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Archiviato il Natale 2024 che a Caserta, turisticamente parlando, è stato con più ombre che luci, si guarda all’anno appena cominciato. «Siamo alle solite. Caserta continua ad essere una tappa di un tour che prevede più destinazioni. Probabilmente – dice Giovanni Bo, presidente della sezione turismo Confindustria Caserta – perché si pensa che sia interessante solo la visita alla Reggia e non si conoscono le altre possibilità che offre il territorio».

«Inoltre, la mancanza di eventi e anche la scarsa diffusione e conoscenza di eventi che pure avrebbero tutte le caratteristiche per attrarre flussi di visitatori, come, ad esempio, il Presepe vivente di Vaccheria, e la mancanza di un calendario annuale unico degli appuntamenti, mortifica le potenzialità turistiche della zona. Poi, inutile negarlo, l’offerta massiccia della Regione Campania, che ha talmente tanti beni e monumenti da proporre, non favorisce la nostra città».

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Perché non pensare, dunque, si domanda Bo, a un piano strategico di medio e lungo termine? «Ci potrebbe essere tanto da fare, ma le cose dovrebbero essere affidate ad esperti e professionisti del settore. Io mi farei guidare dall’Università, dove esistono competenze per dare le risposte più adatte. Presso il Dipartimento di Scienze politiche è attivo un corso di laurea sul turismo che potrebbe, ne sono certo, aiutare a trovare le strategie, le modalità, le strade per creare un sistema che a Caserta ancora fatica a decollare».

L’analisi

Il presidente provinciale di Confesercenti, Salvatore Petrella, pur riconoscendo che, soprattutto negli ultimi giorni delle festività natalizie, c’è stato un certo movimento nelle strade cittadine, «forse favorito – afferma – anche dalla stagione dei saldi», sottolinea le difficoltà per Caserta di affermarsi come meta privilegiata. «Inutile insistere a voler presentare la nostra come una città turistica in quanto non ne ha i requisiti minimi fondamentali: la carenza di parcheggi per le auto e anche per i bus, di quelli per la sosta prolungata, una stazione con collegamenti non sempre adeguati, il decoro urbano che lascia a desiderare, rendono, appunto, difficile accreditarci come città turistica».

«Allora bisognerebbe puntare sul miglioramento dell’accoglienza, sulla creazione di appuntamenti attrattivi, su una programmazione che abbia una giusta tempistica nonché intercettare e trattenere quel turismo business che a Caserta potrebbe fare la differenza. Intanto, ora che finalmente è entrato in vigore il contributo di soggiorno, è necessario utilizzarne gli introiti per la manutenzione e il rifacimento delle aree urbane situate nel centro storico e a ridosso della Reggia». Punta sull’efficacia del tavolo del turismo, Lucio Sindaco, presidente Confcommercio Caserta.

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«Credo – dice – che un confronto costante e continuo fra i vari attori che operano nel settore possa dare un contributo notevole. Purché ci si incontri almeno una volta al mese. Non basta convocarlo in procinto del Natale, della Pasqua o di chissà quale altro accadimento. Quel momento di incontro è, in genere, molto importante e in quel contesto vengono fuori idee e possibilità di collaborazione. Il Natale a Caserta è stato, quest’anno, decisamente sottotono, e non aver avuto momenti di intrattenimento ha aggravato la situazione. Ora bisogna già pensare agli eventi estivi e natalizi. Serve un calendario unico degli eventi».

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Sindaco sottolinea che il turismo che arriva in città è sempre quello del “mordi e fuggi” che non lascia niente sul territorio. «Ecco perché – continua – si dovrebbe puntare su un turismo di qualità per il quale però, mancano le premesse. Mancano servizi e infrastrutture e, per giunta, mal si comunica quel poco che si fa. Da qui la difficoltà di attrarre investimenti che pure potrebbero essere vantaggiosi. E, stando così le cose, le prospettive per l’anno appena cominciato non sono certo rosee: temo che ci si assesterà sui numeri del 2024, meno buoni di quelli registrati nel 2023. Allora, non ci resta che sperare, a livello più generale, sull’attivazione delle Dmo (destination management organization) e a livello locale, su un migliore funzionamento del Tavolo del turismo e su un attento e oculato utilizzo dei fondi raccolti con il contributo di soggiorno da destinare proprio all’organizzazione di eventi, alla comunicazione e al miglioramento del decoro urbano. Ma temo che questi processi non siano così veloci anche perché ci sono ancora troppi nodi da sciogliere».





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