Ai semafori, nelle sale d’attesa, in bagno. Dovunque e in ogni momento siamo attenti al cellulare; leggere i messaggi, rispondere, controllare le reti, controllare la banca, il meteo, il traffico e innumerevoli altre cose. Nel giro di pochi anni, la straordinaria novità della connettività è diventata un problema di iper-connettività.
Per milioni di persone si tratta di una vera e propria dipendenza, che si manifesta anche con sintomi di astinenza quando non si ha il cellulare a portata di mano. È stato dimostrato che un uso eccessivo degli schermi influenza la quantità e la qualità del riposo, la capacità di concentrarsi su un compito, e che la sensazione di dover essere sempre disponibili riduce il tempo che dedichiamo ad attività sociali, sportive o educative, e produce ansia. Tanto che alcuni esperti parlano di pandemia tecnologica.
Di fronte a questo panorama hanno cominciato a comparire applicazioni che misurano il tempo trascorso sui social network. In molti paesi sono in discussione l’età minima per l’accesso alle piattaforme digitali e le restrizioni all’uso negli ambienti educativi. Ma ci sono altri movimenti che vanno ben oltre nella ricerca della disconnessione.
Ritorno ai “mattoni” per ritrovare la pace
Prende sempre più seguito un fenomeno che sembra contraddire il progresso tecnologico: l’utilizzo dei “dumb-phones” o telefoni muti, in contrapposizione alla ben nota intelligenza degli smartphone.
Cosa è un dumb-phone? Si tratta di versioni base dei telefoni cellulari, che consentono di effettuare chiamate e inviare messaggi, ma non dispongono di accesso a Internet o applicazioni avanzate. Sono i telefoni che usavamo tutti fino a poco più di dieci anni fa.
Si tratta di versioni base dei telefoni cellulari, che consentono di effettuare chiamate e inviare messaggi, ma non dispongono di accesso a Internet o applicazioni avanzate. Sebbene mantengano alcune caratteristiche moderne, come schermi touch e a colori, il loro design minimalista e le funzionalità limitate ne implicano un utilizzo più semplice e meno avvincente.
Sono nati come un’opzione per gli anziani e i genitori preoccupati di limitare l’accesso a Internet dei propri figli. Ma recentemente hanno catturato l’attenzione anche delle generazioni più giovani, come i millennial e la generazione Z. Questa tendenza si manifesta in cifre.
Negli Stati Uniti, le vendite di questo tipo di telefoni hanno raggiunto i 2,8 milioni di unità nel 2023. In Spagna, la domanda di questi dispositivi è aumentata del 214% nel 2024, mentre, parallelamente, le vendite di smartphone sono diminuite del 22%.
Alcune aziende hanno risposto alla nuova domanda rilanciando modelli classici. Nel 2017, Nokia ha reintrodotto l’iconico modello 3310, noto per la sua durata e semplicità. Inoltre, aziende emergenti come Light hanno sviluppato dispositivi minimalisti progettati per offrire solo funzioni essenziali. Questo cambiamento è attribuito alle crescenti preoccupazioni sulla dipendenza dalla tecnologia e al desiderio di disconnettersi dal costante assalto di notifiche e app.
Alternative estreme: l’offline guadagna spazio
Negli ultimi anni ha cominciato a consolidarsi una tendenza che sembrava impensabile nell’era dell’iperconnettività: sempre più spazi, dai piccoli caffè ai grandi boutique hotel, promuovono il non avere accesso al WiFi come vantaggio che fa la differenza. Invece di offrire reti ad alta velocità, questi luoghi invitano i propri clienti a vivere esperienze autentiche e momenti di vera disconnessione.
Il movimento Offline Club, nato ad Amsterdam, propone spazi di incontro dove è vietato l’uso dei telefoni cellulari. Cerca di incoraggiare l’interazione faccia a faccia e attività come lettura, giochi da tavolo e musica dal vivo. I partecipanti al club devono lasciare i propri dispositivi in una cassetta di sicurezza all’ingresso.
L’iniziativa ha guadagnato popolarità e si è diffusa in diverse città del mondo. Offre di tutto, dagli incontri nei caffè ai ritiri del fine settimana nella natura, tutti con l’obiettivo di favorire connessioni umane autentiche senza la distrazione dei dispositivi digitali. Un altro caso più controverso è quello del bar britannico The Gin Tub, che ha costruito una sorta di gabbia di Faraday per bloccare i segnali mobili all’interno del locale.
Pertanto, cerca di consentire ai clienti di socializzare senza l’interferenza dei loro telefoni. Questo tipo di proposte non cercano solo di attrarre coloro che desiderano una tregua dalla tecnologia, ma riflettono anche un cambiamento culturale più ampio: la ricerca di equilibrio e benessere in un mondo che sembra non fermarsi mai. Dopotutto, disconnettersi per riconnettersi con noi stessi potrebbe essere il vero lusso del nostro tempo.
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