“Chirurgia oncologica, Due pesi e due misure nel piano regionale”

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Il Professor Alessandro Balani, già Direttore del Dipartimento Chirurgico dell’Area Isontina di ASUGI, ha espresso forti perplessità sul nuovo piano oncologico regionale, evidenziando gravi incongruenze e criteri poco trasparenti che, secondo lui, penalizzano ingiustamente l’area isontina e altre realtà del Friuli Venezia Giulia.


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Una rete oncologica ben organizzata: un’esigenza imprescindibile

Secondo Balani, una rete oncologica regionale efficace è fondamentale per garantire ai cittadini cure di qualità e tempi di intervento rapidi. Le linee guida scientifiche, supportate dal Piano Nazionale Esiti, indicano chiaramente che gli interventi oncologici devono essere concentrati in centri che rispettino standard precisi:


  • Volumi di attività adeguati;
  • Tecnologie avanzate;
  • Elevati livelli di sicurezza operativa;
  • Accesso rapido alle cure.


Tuttavia, il professore sottolinea che il piano regionale non rispetta queste indicazioni, applicando i criteri in modo incoerente e talvolta contraddittorio.

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Le incongruenze del piano oncologico regionale

Il Professor Balani evidenzia alcune criticità significative. Tra queste:


  1. Numeri sommati o separati senza logica apparente

    A Udine, i volumi di due Unità Operative vengono sommati, mentre nell’Isontino, dove un’unica equipe opera su due poli (Gorizia e Monfalcone), i numeri vengono suddivisi. Questo criterio differente penalizza l’area isontina.

  2. Tempi di attesa ignorati

    Nell’Isontino e nella Bassa Friulana, i tempi di attesa per le cure oncologiche sono rispettati. Tuttavia, il piano spinge i pazienti verso i centri Hub di Udine e Trieste, dove i tempi di attesa sono più lunghi, causando ritardi di settimane per interventi fondamentali.

  3. Volumi minimi non rispettati

    Trieste mantiene la gestione di alcune patologie oncologiche, come i tumori dello stomaco e del fegato, pur non raggiungendo i valori soglia. Nel frattempo, altre realtà, come Latisana e l’Isontino, che si avvicinano a questi numeri, vengono penalizzate.

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  5. Tumori della vescica: regole ribaltate

    A Gorizia, con 22 casi trattati, i volumi sono superiori a Trieste, che si ferma a 18 (sotto la soglia). Tuttavia, la gestione della patologia rimane a Trieste, sottraendola a Gorizia, che mostra risultati migliori.

  6. Tecnologie non sfruttate

    Tolmezzo, privo di robot chirurgico, continua a gestire gli interventi alla prostata, nonostante sia dimostrato che il robot migliori i risultati clinici. Allo stesso modo, a Gorizia il robot non viene utilizzato per i tumori colici, concentrati invece a Monfalcone.

  7. Professionalità ignorata

    Il piano non tiene conto delle competenze maturate dai professionisti sul territorio. Ad esempio, a Pordenone, centro con una lunga tradizione nella chirurgia per tumori polmonari, il mancato raggiungimento della soglia per un paio d’anni rischia di compromettere un’eccellenza riconosciuta.


Il metodo di elaborazione del piano

Balani critica anche il metodo adottato nella stesura del piano oncologico, sottolineando il mancato coinvolgimento dei tecnici. I Direttori dei Dipartimenti Chirurgici, secondo il professore, sono stati consultati una sola volta e senza la possibilità di influire sulle decisioni finali. “Il documento è stato redatto a giochi fatti, senza un reale confronto con chi lavora quotidianamente nelle sale operatorie,” afferma Balani.


La richiesta: una revisione del piano oncologico regionale

Il professor Balani chiede che il piano venga rivisto, basandosi su criteri chiari, logici e trasparenti. Privare l’Isontino e la Bassa Friulana di alcune patologie, nonostante i risultati e la competenza degli operatori, è una scelta che il professore definisce inaccettabile. “Non si possono sacrificare realtà locali e professionisti qualificati basandosi su numeri manipolati o criteri arbitrari,” conclude.

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