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Lo spettro dello scostamento di bilancio agita la maggioranza


Politica

di Lino Sasso

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Il tema dello scostamento di bilancio non è ancora ufficialmente sul tavolo della maggioranza, ma si profila come uno dei prossimi nodi politici da affrontare. A sollevarlo è stato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha spiegato come l’Unione europea abbia chiesto ai Paesi membri di attivare la clausola nazionale di eccezione entro fine aprile. Questo comporterebbe, inevitabilmente, una procedura di scostamento di bilancio, da approvare con una maggioranza assoluta in Parlamento. Secondo fonti parlamentari del centrodestra, la cifra necessaria potrebbe variare tra i tre e gli otto miliardi, a seconda dell’esito del negoziato con Bruxelles. La spesa sarebbe legata al comparto della Difesa, ma il governo vorrebbe includere anche voci relative alla sicurezza interna, estendendo così il perimetro dell’intervento. La decisione è strettamente legata all’obiettivo di raggiungere il 2% del PIL in spesa militare, impegno assunto in sede Nato e ribadito dal governo. “Siamo in linea”, ha dichiarato Giorgetti, pur specificando che la contabilizzazione seguirà criteri italiani, che dovranno comunque essere condivisi in ambito atlantico. Tuttavia, da ambienti governativi si fa notare che l’Alleanza chiederà un piano dettagliato sugli investimenti e sulle spese, inclusi i fondi per il personale, rendendo necessario un quadro finanziario certo e mirato. La questione, comunque, non è priva di tensioni. Nella maggioranza permane una certa cautela, anche in attesa di sviluppi geopolitici e delle decisioni che verranno prese a livello europeo, come il libro bianco sulla difesa comune. Il governo italiano punta a modificare il piano promosso dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, chiedendo che si incentri sul concetto di sicurezza e non su un riarmo massiccio. L’obiettivo è ottenere garanzie pubbliche simili a quelle previste durante la crisi pandemica, piuttosto che avallare un aumento della spesa militare a debito. La Lega, in particolare, resta critica: da via Bellerio arriva un messaggio chiaro contro la creazione di una difesa comune europea e l’eventuale uso di “800 miliardi per armi e proiettili”. I fondi, secondo il Carroccio, andrebbero invece destinati a sanità, occupazione e infrastrutture. Il partito chiede al governo di non prendere impegni vincolanti e continua a esprimere contrarietà verso un’integrazione difensiva gestita da “burocrati europei”. Per ora, la maggioranza ha evitato fratture, trovando una mediazione sulla possibilità di un impegno italiano in Ucraina, subordinandolo al coinvolgimento dell’Onu. Ma sulla linea da tenere in Europa e sullo scostamento vero e proprio, servirà presto un’intesa chiara. Come ha ammonito il Partito Democratico, “non basterà più cancellare la parola ‘riarmo’ da una mozione per evitare un confronto vero”.


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