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DA REDAZIONE
Fulvio Scaglione da REMOCONTRO –
Donald Trump alla Casa Bianca inesorabilmente si avvicina. E a quel punto, il racconto stesso della guerra in Ucraina si rovescerà, col problema di smentire fandonie costruite da molte democrazie occidentali. Con la Russia che è certo il Paese aggressore -precisa Fulvio Scaglione- (se e in che misura provocato a farlo è discussione altra, anticipa InsideOver), ma ha molto a che vedere con l’Ucraina (Paese aggredito), con l’Europa e con gli Usa.
“Dì che hai vinto e vieni via”
Nel concreto, quel che ora succede è che molti, non potendo ammettere di averne azzeccate poche o di aver raccontato balle, si buttano a seguire il consiglio del vecchio Kissinger: ‘dì che hai vinto e vieni via’. A prescindere. Così Federico Fubini sul Corriere della Sera esulta perché in Russia c’è il carovita, l’inflazione corre, il rublo cala e ci sono tensioni tra Vladimir Putin ed Elvira Nabiullina, la governatrice della Banca Centrale di Russia, cane da guardia della stabilità finanziaria della Russia. Di queste tensioni, nulla di nuovo. Quel che colpisce è che Fubini ammicca al lettore facendogli capire: visto che le sanzioni funzionano?
Le sanzioni funzionano?
Funzionano? Da tre anni la Russia combatte contro gli ucraini, gli arsenali europei e americani e contro l’intero sistema economico occidentale (che ha imposto oltre 40 mila sanzioni) e adesso gongoliamo perché il rublo è debole e mancano muratori e specialisti IT? Mentre le esportazioni energetiche verso Cina e India crescono (e anche quelle verso la Ue, ma compriamo dalla Turchia a prezzo rincarato quindi tutto bene), e la quota dei pagamenti europei in rubli per esportazioni russe è arrivata al 65% del totale. Qui siamo molto oltre il “chi si contenta gode” di antica memoria…
Le due Ucraina
Putin non ha vinto la guerra contro l’Ucraina, spiega Angelo Mercuri. Perché? Ecco le ragioni. “Putin diceva che l’Ucraina non esiste e invece continuerà a esistere”. Giusto. Salvo intendersi sul termine Ucraina. E le eventuali amputazioni del territorio c’entrano solo in parte. Ci sarà l’Ucraina con capitale Kiev, un Paese che nel 1992 aveva 52 milioni di abitanti e adesso forse la metà, che non ha più un’economia (e qui le amputazioni contano: il Donbass ora occupato era la base industriale e mineraria del Paese) e che sarà costretto a vivere di assistenza internazionale.
Ucraina della diaspora e Ucraina nazi
Poi ci sarà l’Ucraina della diaspora, un’altra nazione: almeno 6 milioni di ucraini nei Paesi Ue (più quelli altrove) con almeno 800-900 mila uomini validi che tutto hanno fatto tranne che tornare a combattere contro i russi. In Polonia hanno provato a formare una Divisione Ucraina e hanno raccolto in tutto 300 uomini. E poi ci sarà l’Ucraina senza il sangue russo, quella che esalta Bandera e detesta Bulgakov (nato a Kiev, ma scriveva in russo), l’Ucraina dell’ultra destra che raccoglie pochi voti ma molto potere: i giornali Usa testimoniano del fatto che i prigionieri di guerra dei battaglioni come l’Azov sono i primi a essere scambiati.
Ma dicendo Ucraina, di cosa parliamo?
Il tema vero è che dire “Ucraina” come se sapessimo esattamente di cosa parliamo oggi è impossibile. “Putin negava l’identità stessa dell’Ucraina e invece quell’identità è stata rafforzata“. L’identità è stata creata per via chirurgica, ovvero portandole via (territorialmente e non solo) uno dei due elementi costitutivi, quello russo. Un’Ucraina solo Occidentale o occidentalista non è mai esistita, vedremo che cosa nascerà in futuro. “Putin riteneva impossibile che l’Ucraina diventasse europea, e invece noi europei l’abbiamo sostenuta tutti (l’unica eccezione è l’Ungheria)”.
Ucraina europea quando e come?
Davvero Putin la pensava così? Sarebbe strano, dato che ha visto entrare nella Ue praticamente tutti, dalla Polonia ai Baltici, dalla Romania a (domani) la Moldavia. Resta il fatto che tra “sostenere l’Ucraina e vederla diventare europea” corre molta differenza. Dal 2014 al 2022 la Ue non ha accolto l’Ucraina e, al di là delle belle parole, non ci sono prospettive concrete che lo faccia nel prossimo futuro.
Crisi russa o crisi Nato?
“Putin affermava che questa guerra avrebbe messo in crisi la Nato e invece… “. Svezia e Finlandia sono entrate nell’Alleanza, le spese militari crescono, ecc. ecc. Anche qua bisogna intendersi. La Nato, prima dell’invasione russa, era responsabile del 52% delle spese mondiali per la difesa. Ora programma di investire molto di più. È un bel risultato? Abbiamo vinto? La Finlandia è entrata nella Nato. Ok. Ma se si sente più sicura nell’Alleanza, perché ora chiede agli Usa di installare truppe sul suo territorio?
Nato guinzaglio Usa
Un europeo che esalta l’allargamento della Nato è un masochista, perché esalta uno dei cappi che gli Usa ci hanno messo al collo. E infatti ora Trump già ci chiede il 5% di spese per la Difesa, più del doppio di prima. E tutto questo per fronteggiare un Paese, la Russia, che si dice abbia perso…
“Putin puntava a impedire l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e…”. E l’Ucraina nella Nato non è entrata e, a quel che si capisce, non ci entrerà. Fine.
Si parla d’altro, ci si consola come si può.
L’importante è non affrontare il tema vero: come usciamo noi europei da questa guerra, da quella che abbiamo definito un’impresa “esistenziale”. Per farla molto breve, ne usciamo con le parole che Donald Trump ci ha riservato nei giorni scorsi, ovvero: comprate molto più gas e petrolio americani o vi bastono di dazi. Gas e petrolio che ci costano tre o quattro volte più che agli americani, quindi con zero possibilità per le nostre imprese di competere con quelle Usa. Ops!
L’Europa di Ursula von der Nato
Strategia per altro appoggiata da quel genio politico di Ursula von Der Leyen, che ci ha già invitato a “comprare americano” per rabbonire Washington. Del resto, la signora è quella che quasi tre anni fa annunciò, nel tripudio generale, che l’industria militare russa era a pezzi e che i russi usavano i microchip delle lavatrici per far volare i missili. Pensate che razza di lavatrici devono avere adesso per sparare gli Oreshnik… E comunque c’è della poesia in tutto questo. Per anni Biden & C. ci hanno ripetuto che, a causa del gas, eravamo schiavi della Russia. Adesso Trump ci spiega bene di chi bisogna semmai essere schiavi.
Kirilov ucciso a Mosca “obiettivo legittimo”
Per chiudere, l’interessante tesi di Nathalie Tocci che, commentando sulla Stampa l’attentato con cui gli ucraini hanno ucciso a Mosca il generale Kirillov, sostiene quanto segue: Kirillov era un obiettivo legittimo perché criminale di guerra avendo impiegato la cloropicrina contro gli ucraini; questo genere di azioni, però, in Israele hanno rafforzato la difesa ma indebolito la democrazia; se non vogliamo che questo accada anche alla democrazia ucraina dobbiamo continuare ad aiutare Kiev. Mi scuso se la sintesi non è adeguata. Però…
Armi chimiche e democrazia ucraina
Di Kirillov, al di là della comune umanità, ci importa poco. Andrebbe detto che le accuse sull’uso di armi chimiche sono arrivate inizialmente dagli Usa, poi dalla Gran Bretagna e infine dall’Ucraina. Cioè dal “nemico”, il che non è esattamente garanzia di verità. Ma andiamo oltre. Parlare così di “democrazia ucraina”, come se ne parlerebbe per la Svizzera o il Lussemburgo, non ha molto senso e la Tocci lo sa. Già durante gli anni di Petro Poroshenko si era avuta una forte torsione in senso presidenziale, che è aumentata con Zelensky. E questo già prima dell’invasione russa, come molti studiosi dell’Est Europa, che conoscono bene i loro polli, avevano segnalato. A fine 2021, il Parlamento ucraino (dove Servo del Popolo ha la maggioranza assoluta), approvò le cosiddette leggi anti-oligarchi.
Le strane forme della democrazia a Kiev
Queste stabilirono che a decidere chi fosse o non fosse un oligarca (e quindi, chi dovesse essere “punito” oppure no con tutta una serie di limitazioni di legge) sarebbe stato non il Parlamento né il Governo ma il Consiglio di sicurezza. E chi nomina i membri del Consiglio? Il Presidente. Zelensky si era così assicurato il potere assoluto sui personaggi-chiave dell’economia ucraina. Poi l’invasione, con quella la legge marziale e le grandi purghe che ne sono seguite di cui Zelensky si è servito per riequilibrare a proprio favore i poteri nel Paese: lui Presidente, il suo partito maggioranza in Parlamento ma zero o quasi controllo delle amministrazioni locali, che nel 2020 le elezioni amministrative avevano massicciamente assegnato alle opposizioni. Per non parlare di tutti gli altri provvedimenti, dalla cancellazione dei partiti e dei media indipendenti alla messa al bando della Chiesa ortodossa russa-Patriarcato di Mosca, la più seguita dagli ucraini.
Democrazia cercasi
Questo per dire che nessuno sa, oggi, che cosa sia la “democrazia ucraina”, nemmeno se ne esista ancora una. Parlarne come di un assoluto è, oggi, almeno azzardato. Poi, certo, Putin ha perso, l’Ucraina è un paradiso della democrazia e l’Europa si avvia verso il sol dell’avvenire. Potevamo scegliere: fare la pace e aiutare l’Ucraina a vincere la pace o fare la guerra e aiutare l’Ucraina a vincere la guerra. abbiamo scelto e questi sono i risultati: Zelensky che dice “non abbiamo la forza per recuperare il Donbass e la Crimea”.
La personale previsione di Fulvio Scaglione
“L’Ucraina non è stata davvero aiutata a vincere la guerra ma solo a resistere il più possibile per logorare la Russia. L’Ucraina che resterà, di conseguenza, diventerà uno Stato-fortezza, piantato nel cuore dell’Europa come Israele è piantato nel cuore del Medio Oriente, con il compito di fare da gendarme per conto terzi (leggi Usa) in una zona cruciale del mondo. La riempiremo di soldi e di armi perché ci faccia da cane da guardia e, nel caso, si faccia sparare per noi.”
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Articolo di Fulvio Scaglione dalla redazione di
24 Dicembre 2024
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