Bologna, il torrente Sillaro esonda e allaga le case 3 volte. Esposto dei cittadini: disastro colposo. «Rischi noti dal 2002»

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di
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La denuncia dei residenti di Castel Guelfo: secondo loro si poteva fare di più per prevenire le alluvioni nel comune e nelle frazioni a maggio 2023 e a settembre e ottobre 2024

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Il torrente Sillaro le ha mandate sott’acqua tre volte in pochi mesi. Per tre volte, come purtroppo quelle di tanti territori del Bolognese, le comunità di Castel Guelfo e delle frazioni lungo il fiume hanno visto case sventrate, fango ovunque; e pochi interventi di messa in sicurezza, sia dopo l’alluvione di maggio 2023, sia dopo quelle di settembre e ottobre di quest’anno. Proprio per questo, ora, riuniti in un comitato alluvionati presieduto da Guido Marchigiani e rappresentati dall’avvocato Gino Moroni, quasi 50 cittadini hanno presentato un esposto querela per accertare «eventuali responsabilità di singoli, istituzioni ed enti preposti alla manutenzione del corso d’acqua», si può leggere.

L’ipotesi di disastro colposo

Anche perché, come riferito dagli stessi residenti, la necessità di interventi lungo il corso del Sillaro sarebbe stata nota da tempo, da ben prima dell’alluvione di maggio 2023. L’ipotesi avanzata è di disastro colposo, ha spiegato l’avvocato, che ha anche aggiunto come, alle vie legali, ci si sia arrivati dopo diverse e costanti sollecitazioni alle istituzioni, tuttora in corso: «Tanti sono stati gli incontri, per esempio, con il sindaco, per evitare future esondazioni, incontri ai quali sono seguite risposte evasive rispetto alla risoluzione dei problemi», ha proseguito l’avvocato Moroni.
La situazione di fragilità del territorio e le tre alluvioni sono ripercorse nella loro interezza nell’esposto: «È ragionevole chiedersi se tale rischio potesse essere governato in modo da impedire il verificarsi di eventi dello stesso tipo nel giro di così poco tempo – si può leggere –. In altre parole, se il reiterarsi delle alluvioni nelle medesime zone in così poco tempo non sia dipeso da negligenza di chi avrebbe dovuto, istituzionalmente, provvedere a prevenire ed evitare il verificarsi di tali eventi».




















































Rischio già noto nel 2002

Secondo i cittadini, sì, qualcosa di più si sarebbe potuto fare: «Il rischio di esondazione del Sillaro», viene fatto notare nell’esposto querela, era «già conosciuto dal 2002: lo studio realizzato dall’autorità di bacino del Reno, della fine degli anni ’90, approvato dalla Regione Emilia-Romagna nel 2003, dava priorità di intervento per il risezionamento fluviale tra Correcchio e Reno e la realizzazione di casse di espansione». Situazione dell’alveo del Sillaro peggiorata dopo l’alluvione del 2023, con «detriti, sedimenti, rami» accumulati e non smaltiti correttamente, hanno aggiunto i membri del comitato, che in alcuni casi ancora non sono potuti tornare nelle proprie abitazioni.

«Verificare se il Comune è stato usato come cassa di espansione»

Ma c’è di più: «In sede di Consiglio comunale del 9 ottobre 2024 è emerso che la rimozione degli alberi che ostruiscono il regolare deflusso delle acque avrebbe provocato una accelerazione della velocità delle acque che, a sua volta, avrebbe potuto provocare allagamenti nei territori di Giardino e Sesto Imolese – è riportato nell’esposto –. Si ritiene pertanto necessario verificare se l’alberatura, in condizioni di incuria già a partire dalla alluvione del maggio 2023 non sia stata dolosamente mantenuta per sacrificare proprio la zona di Castel Guelfo in favore di salvezza di altri territori, considerando il Comune di Castel Guelfo come una sorta di cassa di espansione». «In molti casi, per i cittadini, è stato difficile o impossibile accedere a bandi e ottenere indennizzi – ha concluso il loro legale –. Ora il Comune ha una disponibilità di 250 mila euro provenienti da Castel Guelfo Outlet: è stato chiesto che vengano utilizzati per interventi di messa in sicurezza del territorio, ma pare che il Comune voglia utilizzarli per un nuovo parco. C’è molta amarezza e senso di abbandono».

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