«Altri concorrenti significativi sono attivi in tutti i settori, motivo per cui la transazione doveva essere autorizzata». Ma il governo uscente ribadisce il suo no alla scalata: «La nostra posizione non è cambiata»
Cade l’ultima barriera all’assalto di Unicredit a Commerzbank. Dopo la Bce, oggi, lunedì 14 aprile, anche l’Antitrust tedesca ha dato il suo via libera ad Hvb – controllata di Unicredit – all’acquisizione del 29,9% dell’istituto di Francoforte sul Meno. Ora mancano alcuni ultimi passaggi amministrativi nell’ambito della cornice tedesca prima che l’istituto di credito italiano possa convertire la sua partecipazione potenziale poco sotto il 30%.
L’operazione, ha spiegato il presidente Andreas Mundt, «rafforzerà la posizione di mercato di Unicredit nel private e corporate banking in Germania». Per questo motivo il Bundeskartellamt ha esaminato l’impatto del deal sui mercati interessati e anche le conseguenze per le pmi tedesche,
giungendo alla conclusione che «altri importanti concorrenti sono attivi in tutti i settori» e che per questo l’operazione deve essere autorizzata. Un assist non da poco alle mire della banca guidata da Andrea Orcel, che ha effettuato un primo acquisto di Commerz nel settembre scorso. In quell’occasione Piazza Gae Aulenti aveva comprato un 4,5% dal governo tedesco, che stava alienando la sua partecipazione in un collocamento accelerato mentre un altro 4,5% è stato rastrellato sul mercato; in seguito sono state costruite posizioni tramite altre banche di investimento. Oggi la quota potenziale arriva al 28% circa, di cui il 18,5% tramite derivati.
Il verdetto nel dettaglio
«Altri concorrenti significativi sono attivi in tutti i settori, motivo per cui la transazione doveva essere autorizzata», ha specificato l’Antitrust tedesca nel suo verdetto, secondo cui Commerzbank detiene una «posizione in parte forte o leader di mercato» sui mercati nazionali dei servizi bancari per il commercio estero (trade finance), come lettere di credito documentarie, incassi e garanzie bancarie, in cui opera anche Unicredit. «Tuttavia, anche vari altri concorrenti hanno una posizione di mercato significativa e il potenziale per espandere la loro posizione di mercato, il che significa che rimarranno alternative rilevanti per i clienti dopo la fusione», ha dichiarato l’Authority. Lo stesso vale per il segmento dei prestiti sindacati alle medie imprese. Bundeskartellamt ha citato quali concorrenti Deutsche Bank e DZ Bank, le Landesbanken Helaba, LBBW e Bayern LB e la banca statale KfW. Esiste inoltre una concorrenza sufficiente nel settore delle filiali con le casse di risparmio, le banche VR e le banche estere, anche se Commerzbank e Hvb dovessero fondersi.
«Il Bundeskartellamt è molto indipendente. Non lo prenderei come rappresentante del sistema politico tedesco. Ma rimane un segnale positivo» ha commentato l’economista tedesco dell’Università Bocconi Daniel Gros. «Abbiamo preso atto di quanto dichiarato dall’Antitrust. La posizione del governo però non è cambiata», ha dichiarato un portavoce del ministero delle Finanze tedesco. L’esecutivo uscente di Berlino, ha ribadito, «sostiene l’indipendenza di Commerzbank» e considera «inadeguate acquisizioni non concordate e ostili».
Crediti deteriorati
Unicredit intanto sta lavorando a un’importante operazione di trasferimento del rischio legata a un portafoglio di circa 1,2 miliardi di euro di contratti di factoring. I colloqui con gli investitori, secondo quanto riporta Bloomberg, sono in una fase iniziale e i termini di e le dimensioni dell’operazione sono soggetti a modifiche. Gli srt (significant risk transfer) sono un modo per le banche di assicurare i prestiti contro l’insolvenza vendendo titoli legati al credito a fondi pensione, fondi sovrani e hedge fund. Gli istituti di credito possono aumentare i loro indici di solvibilità per perseguire opportunità di crescita o rafforzare gli accantonamenti di capitale contro potenziali perdite.
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